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Cultura

Riflessioni a margine della festa patronale

Sant'Oronzo 22

Quattro proposte del prof. Buonaccino d’Addiego
per tutelare i luoghi oronziani e la nostra festa

Terminata la festa patronale in onore di Sant’Oronzo, bellissima come sempre, con questa mia lettera sento il dovere di ringraziare doverosamente quanti si sono spesi per la sua buona riuscita, in primis il Presidente Andrea Saffi e i suoi collaboratori del Comitato: la nomina tardiva rischiava di compromettere l’intera organizzazione, con evidente danno d’immagine, e non solo. Invece, ciò non è avvenuto, grazie all’abnegazione e sincera devozione di quanti ci hanno creduto e lavorato sodo, offrendo ai turesi e ai tantissimi forestieri un’immagine della nostra comunità, la più bella e positiva. Di ciò va dato atto pubblicamente.

Tuttavia, allo scopo di portare un modesto contributo in un ipotetico confronto di idee, mi preme fare alcune riflessioni che spero vengano lette in senso propositivo e giammai polemico. Me lo impone innanzitutto il mio sentirmi appartenente alla comunità paesana e in secondo luogo perché mi considero un modesto appassionato di storia, anche di quella locale e nello specifico della storia di Sant’Oronzo e del suo culto, per cui ho scritto due saggi (ahimè forse passati inosservati ai più; ma si sa: nessuno è profeta in patria): il primo edito nel lontano 2007 e l’altro in occasione del Giubileo Oronziano del 2018. In entrambe le edizioni, lo scrivente si è sforzato di ragionare sul culto del nostro santo patrono e delle sue reliquie, alla luce di nuove fonti documentarie e dopo una ricerca non sempre facile ed agevole, sistemando e aggiornando quanto ci aveva raccontato, con indubbia maestria, l’indimenticato don Vito Ingellis. Inoltre, i due saggi contengono uno studio fatto dal nostro concittadino ed archeologo Donato Labate il quale, per la prima volta, ha proceduto ad un primo studio serio, rigoroso e scientifico delle mattonelle della grotta di Sant’Oronzo, ripreso da altri studiosi in successivi studi.

1) Ebbene, quel pavimento di 238 mattonelle quadrate in maiolica, datate 1727/28, costituisce un unicuum nel suo genere, non ne esistono altri così compositi e integri, variopinti e originali (salvo frammenti o singole piastrelle): quindi è un bene prezioso ma anche fragilissimo, da tutelare oltre ogni situazione, se vogliamo tramandarlo ai posteri. Allora, va bene il dovere della ospitalità e dell’accoglienza degli ospiti e turisti, così come quello di dimostrare tutto il nostro orgoglio per un tale patrimonio, posando ahimè sopra quel pavimento. Tuttavia, io penso che quel pavimento non vada mai calpestato, onde evitare danni irreparabili con il nostro calpestio, così come avviene per i restanti giorni dell’anno. Se si vuole fare una foto per l’eccezionalità dell’occasione e dell’ospite, si potrebbe stendere momentaneamente una copertura rigida e trasparente di plastica dura o vetro, da poggiare su supporti posti all’esterno del tappeto stesso. Naturalmente, gli esperti (locali e non) potranno dare un utile suggerimento e consiglio appropriato, indicando materiali e tecniche idonee.

2) A ben guardare, anche il carro trionfale, nostro vanto ed orgoglio, ha bisogno urgente di essere messo in sicurezza; ad uno sguardo attento e ravvicinato, si nota l’usura del tempo e delle avversità atmosferiche e pertanto necessita di restauro oltre che di interventi di ammodernamento e riqualificazione tecnica e tecnologica. Infatti, la moderna tecnologia ci può venire in aiuto per trovare nuovi materiali per l’impianto elettrico, per l’ascensore, come anche delle vernici idonee a ricoprire la parte lignea e ferrosa. Anche in questo caso, esperti e tecnici potranno svolgere una ricognizione di quanto sia necessario ed urgente.

Per questi due punti, (la protezione del pavimento della grotta e il restauro del carro) un gruppo di cittadini animati da buoni propositi concreti (e non a parole) ha in animo di formare un comitato per raccolta fondi da parte di aziende e privati, naturalmente dopo aver trovato le giuste sinergie e collaborazioni con tutti i soggetti interessati, a livello locale e non solo, nonché le preventive e necessarie autorizzazioni.

3) Un’altra riflessione la voglio fare a proposito della festa: i nostri antenati ci hanno tramandato un qualcosa che non hanno gli altri paesi del circondario (a parte Capurso e Terlizzi) dove la festa patronale si riduce nella classica processione del Santo patrono e/o della sua reliquia. Noi invece abbiamo un carro trionfale e una festa emozionante, varia, coinvolgente, segno della fede e sincera devozione del popolo turese, maturatasi nel corso dei secoli. Ad essa siamo fortemente legati anche perché ci rimanda intimamente al ricordo dei nostri avi, che l’amavano sopra ogni altra cosa (il 26 agosto non si andava in campagna, unico giorno di riposo in un anno intero). Ebbene, anche questa festa e questa nostra tradizione va tutelata per essere tramandata, così come l’abbiamo ricevuta. Allora, ritengo che sia urgente procedere alla redazione di un regolamento (basato sulla storia e la tradizione e redatto da un gruppo di “addetti ai lavori”, ascoltando anche i più anziani del paese) che fissi, ora per sempre, le modalità di svolgimento e i vari momenti della nostra festa, in modo da evitare estemporanee decisioni che alla fine finirebbero per modificarla. Fin qui non è mai avvenuto ma sarebbe il caso di pensarci. Lo fanno dappertutto, quando una festa è secolare e si rischia di perdere i suoi connotati nel tempo. Già in questi ultimi anni abbiamo dovuto registrare ed accettare che al seguito del carro si svolga una manifestazione di puro entusiasmo giovanile, che a mio parere doveva essere da subito evitata perché più consona ad uno stadio o ad un concerto pop più che ad una festa religiosa.

4) Infine, ma non per ultimo, vorrei segnalare che finita la festa, ancora una volta, rimane un paese sporco e maleodorante, non nella lontana periferia, ma soprattutto in due punti centrali dell’abitato, ossia la villa comunale e Largo Pozzi. Capisco che siamo in emergenza idrica (dalle nostre parti, ahimè da sempre); ma per una altrettanto emergenza sanitaria (la villa è il ritrovo prediletto di bambini e famiglie) occorre procedere al lavaggio e disinfezione almeno della parte laterale (dove sostano i “paninari”) e giù al Largo Pozzi, specie al parcheggio dei camper dei giostrai. Non possiamo aspettare che provveda il padreterno a lavare con la pioggia ciò che gli uomini sporcano. Una passeggiata da quelle parti potrebbe convincervi della gravità della situazione, con il lordo e il puzzo che permangono per lunghi giorni.

In conclusione, spero che quanto fin qui detto serva a riflettere e a far di tutto per tutelare al meglio i luoghi oronziani e la nostra festa, nel segno della continuità con la tradizione e il culto religioso.

Certamente, ci ringrazieranno quanti ci seguiranno dopo di noi, come noi dobbiamo ringraziare chi ce l’ha tramandata e fatta amare.

prof. Osvaldo Buonaccino d’Addiego


Foto di apertura: Festa Patronale Sant’Oronzo Turi

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