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Sosteniamo il nostro 118

Tonio e Giuseppe con il 118

Giuseppe Romita e Tonio Palmisano avviano una raccolta fondi per il 118: circa mille euro donati dai turesi

Dopo la prima terribile percezione del terremoto socioeconomico scatenato dall’impatto del COVID-19 sulla nostra nazione, fortunatamente si sono subito registrate delle scosse d’assestamento.

A fronte di uno scenario dalla drammaticità epocale, non è mancata infatti la solidarietà di tanti cittadini italiani, sensibili alla precarietà più assoluta delle fasce più deboli della popolazione e alle difficoltà di chi, invece, deve continua a lavorar per servire la collettività, pur mettendo in pericolo il proprio stato di salute e quello della propria famiglia. Pensiamo ad esempio alle forze dell’ordine, come anche, soprattutto, a chi opera nel nostro sistema sanitario nazionale, da un mese costretto a fronteggiare niente poco di meno che un virus incredibilmente contagioso.

In realtà, questa consapevolezza si è radicata nella mente degli italiani sin dai primi giorni di quarantena, quando dai balconi dello Bel Paese ha iniziato a sollevarsi, ogni pomeriggio, un applauso di riconoscenza agli eroi che stanno mantenendo in piedi la sanità pubblica. L’impresa è titanica, anche alla luce della scarsità di materiale anticontagio di cui dispone la nazione, quasi immediatamente constatata anche dall’opinione pubblica.

Al terremoto iniziale, tuttavia, si sono prontamente susseguite, come detto in introduzione, una serie di scosse d’assestamento e, anche a Turi, qualcosa si è smosso. Tra le tante encomiabili iniziative avviate dai turesi e riportate qui ormai a cadenza settimanale, troviamo la fortunata raccolta fondi di Giuseppe Romita e Tonio Palmisano, raggiunti dai nostri microfoni.

Chi ha avuto quest’idea?

«L’idea è partita da Giuseppe» – confessa Palmisano. «Ogni sera – spiega Romita – mi siedo sul divano e, quando mi è possibile, guardo un po’ il TG. Parecchi giorni fa, tra le varie notizie, si diceva che chi provvede a farci stare bene, non possiede i mezzi per tutelare la propria salute. Questo fatto, a mio modesto parere, non è normale: anche queste persone hanno una famiglia e devono essere messi nelle condizioni di poter lavorare serenamente e in sicurezza. Per questo motivo, pensai di dover fare subito qualcosa a sostegno di questi eroi».

Come hai pensato di procedere?

«Tra me e Tonio c’è un rapporto di amicizia che va avanti da un po’ di tempo, quindi ho condiviso sin da subito con lui quest’idea, anche perché sono consapevole di quanto sia sempre ben disposto a prodigarsi in opere buone. Inizialmente ho pensato di parlarne con altri agricoltori, ma devo ammettere che, nel giro di 3 giorni, grazie anche all’aiuto di due attività, abbiamo registrato una risposta sorprendente da parte dei cittadini. Mi auguro che si possa continuare in questa direzione, sperando di poter uscire presto da questa pandemia, sani e salvi».

Di quali attività stiamo parlando? In che modo vi hanno aiutato?

«In un primo momento, come diceva Giuseppe, abbiamo diffuso l’idea della donazione tra conoscenti e agricoltori. L’iniziativa ha avuto subito seguito, tant’è che molta gente ha iniziato a chiederci di ritirare le loro offerte. Constatando questa situazione inaspettata, abbiamo preferito evitare di muoverci in prima persona, sia perché certamente non possiamo stare in giro tutto il giorno, sia perché mai avremmo voluto ricevere critiche di ogni sorta. Per ragioni di limpidezza, dunque, la raccolta dei fondi viene mediata da due attività, ovvero la Tabaccheria 78 di Oronzo De Michele e Agriverde di Giosuè Colaprico, e prevede il rilascio della ricevuta. A loro tutti i nostri ringraziamenti e il nostro rispetto per la sensibilità e la gentilezza, ma soprattutto perché hanno deciso, durante le ore lavorative, di fare qualcosa per il bene del nostro paese».

Cosa volete acquistare con questa raccolta fondi? Chi volete aiutare di preciso?

«Come diceva Giuseppe, vogliamo difendere la salute di chi, per lavoro, difende la nostra. Essendo loro il nostro obiettivo, puntiamo ad acquistare tutti i dispositivi di sicurezza necessari agli ospedali e, se sarà possibile, anche alle forze dell’ordine: occhiali, tute, guanti, mascherine ecc. A caldo, essendo entrambi padri di famiglia, abbiamo pensato al “Giovanni XXIII”, ma la strada si è rivelata tortuosa nell’iter da rispettare per poter rifornire l’ospedale pediatrico barese del materiale che avremmo voluto acquistare. Per questo, ci siamo interfacciati con il 118 di Turi e la dott.ssa Elisabetta De Luzio che, sin da subito, ci ha prospettato una situazione davvero drammatica, con gli organi preposti incapaci di rispondere alla richiesta di dispositivi anticontagio. Fortunatamente, lavorando nel settore agricolo, molti produttori come me hanno tute, guanti, occhiali testati anche contro il rischio biologico; dopo aver provato sopperire con le nostre singole forze, ci siamo resi conto della realtà drammatica e, ad esempio, che in un singolo intervento vengono impiegate fino a quattro tute per ogni operatore. Da soli non avremmo potuto fare molto e abbiamo chiesto l’aiuto della collettività».

Prima avete parlato di ottimi risultati: quanto avete raccolto finora?

«Intorno ai mille euro. Nel week-end contiamo di stilare una lista completa con nome, cognome e numero di telefono di chi ha voluto donare, affinché ognuno dei contribuenti sia personalmente ringraziato dal 118 per l’offerta. In ogni caso abbiamo fino ad ora reperito 115 tute, 15 paia di occhiali protettivi e 7 confezioni di guanti in lattice; per quanto riguarda le mascherine, aspettiamo che arrivino quelle mediche: nel frattempo ringraziamo Maria Netti per aver donato 50 mascherine in TNT fatte in casa. Altra persona da ringraziare è Pasquita Cannito che, oltre a regalare dei guanti di lattice, non ha voluto ricavare alcun guadagno sulle tute che ci ha venduto. Il prezzo si aggira intorno ai 7 euro ed ultimamente non è facile reperirle».

Fino a quando durerà la raccolta fondi?

«Se riusciremo a soddisfare le esigenze del 118, andremo a sostenere i Carabinieri, la Polizia Municipale e la Protezione Civile, sempre ammesso che possano accettare le nostre donazioni».

Un appello ai turesi?

«Più che un appello, vorrei solo dire che ci stiamo prodigando per dare una mano a chi ci dà una mano. In questo momento mi sembra giusto che la cittadinanza, nei limiti delle possibilità di ognuno, aiuti questa gente che, per tutelarci, è sempre a nostra disposizione. Da quel che ho potuto constatare in questi primi giorni di raccolta fondi, sono certo che i turesi abbiano recepito il messaggio e al loro gran cuore farei un doveroso plauso. Noi siamo solo un mezzo verso un fine raggiungibile, soprattutto, grazie a loro».

Prima di congedarci, chiediamo loro una dichiarazione in merito all’ormai prossima raccolta cerasicola: «Ci sarà una perdita di Bigarreaux pari al 60-70%; nel complesso la produzione di tutte le varietà è stata danneggiata al 50%. Speriamo che l’agricoltura, motore economico dell’Italia, non sia abbandonata a sé stessa, come già accade da parecchi anni; tant’è vero che si soffre anche quando le cose vanno discretamente bene». Questo però è un altro dolore, un’altra emorragia della quale adesso non ci stiamo comprensibilmente curando, perché distratti da un problema ancor più terribile. La speranza, ma soprattutto la collaborazione non devono dunque dare l’impressione di venir meno adesso che di loro e di cittadini come Tonio e Giuseppe c’è più bisogno che mai.

LEONARDO FLORIO

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