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Politica

Caos urbanistico e “Stato di Polizia”

Zaccheo

Il giudizio del consigliere Zaccheo sulle linee programmatiche dell’Amministrazione Resta

“Vigile bambino” e “controllo di vicinato” sono due provvedimenti che il consigliere Giannalisa Zaccheo prende come esempi dell’ottica “squadrista” con cui l’Amministrazione Resta sviluppa il tema Sicurezza nelle linee programmatiche, tanto da far prefigurare la deriva verso uno “Stato di Polizia”. Un giudizio politico severo che, nell’intervista rilasciataci dall’esponente di “Patto per Turi”, viene argomentato in maniera serrata.

Altrettanto allarmante è la situazione urbanistica, che vive un caos normativo di cui nessuno pare darsi cura. In particolare, il consigliere di minoranza denuncia l’esistenza di ben tre regolamenti in materia edilizia: quello adottato ma non approvato unitamente al PUG del 2013, quello “tipo” emanato dalla Regione e mai recepito dal Comune di Turi, quello risalente al 1974 che, per paradosso, è l’unico strumento vigente, con tutti i limiti che una norma pensata negli anni ’70 porta con sé.

 

Cosa non la convince del progetto del “vigile bambino”?

«È la complessiva impostazione da “Stato di Polizia” con cui è stata trattata la sezione delle linee programmatiche dedicate alla Sicurezza che non mi convince affatto. In riferimento poi alla figura del “vigile bambino”, inorridisco solo all’idea. Sul punto ho posto delle specifiche domande al sindaco nel corso dell’ultimo Consiglio comunale, e mi sono rivolta a lei anche nella sua veste di “Maestra Tina Resta” per capirne la portata ma, soprattutto, perché in fondo auspicavo che sconfessasse l’idea che mi ero fatta di questo progetto assurdo. Purtroppo, non ho ricevuta alcuna risposta. Pertanto, devo dedurre che la lettura da me data al progetto del “vigile bambino, ahimè, corrisponde a quella intesa dal sindaco Tina Resta.

In pratica il vigile bambino (che rimanda la mia mente al balilla del ventennio) dovrebbe “vigilare” sugli altri bambini, presumo in ambienti scolastici, su problematiche molto delicate, quali il bullismo, ed elevare “multe morali” ai coetanei che infrangono leggi morali (Sic!). A questo punto mi sono chiesta, e specificatamente ho domandato al sindaco, chi stabilisca le regole “morali” imposte da altri e da chi, poi? Dal sindaco o dall’assessore alla Sicurezza? Inorridisco solo all’idea. Dovremmo prendere atto che adesso i politici hanno il potere di stabilire cosa sia giusto e cosa non lo sia? Con poteri conferiti da chi? Assurdo!

In verità ci sono dei Comuni che hanno istituito la figura del “vigile bambino”, ma nell’ambito di progetti strettamente correlati a finalità proprie dell’educazione stradale. Piuttosto, per affrontare problematiche delicate quali il bullismo o altri fenomeni di prevaricazioni tra coetanei, sarebbe auspicabile ricorrere alla mediazione scolastica, molto più efficace ed educativa, perché insegna ai bambini che il conflitto è fisiologico in ogni ambito sociale e che bisogna imparare a gestirlo, attraverso le tecniche dell’ascolto e della comunicazione improntate sull’empatia. Questo mi sarei aspettata da un sindaco che ha dedicato la sua vita alla pedagogia…».

 

Non ritiene esagerato pensare che la proposta del “controllo di vicinato” possa degenerare nel fenomeno delle ronde?

«Il così detto “controllo di vicinato” previsto dalle linee programmatiche rappresenta il corrispondente “adulto” del “vigile bambino”. Sempre nell’ottica “squadrista”, mi consenta questo giudizio politico, con cui si pensa di affrontare il tema della Sicurezza a Turi.

Anche in questo caso la lettura del programma non consente di pensare a qualcosa di diverso dalle ronde. Infatti, su questo punto, ho posto delle specifiche domande al sindaco durante il Consiglio. Domande che non hanno ricevuto risposte, nonostante il mio incalzare.

Il sindaco mi ha solo invitato a non “ridicolizzare”, ma ho dovuto replicare che semmai ridicolo è il suo programma esecutivo che ha presentato in aula.

Infatti, ciò che emerge dall’idea del “controllo di vicinato” è che le “ronde” devono comunicare, di fatto, notizie di reato, al “Comune”… Cosa intende per Comune? Il Comando o il Comandante della Polizia Municipale? O le notizie dovrebbero essere comunicate direttamente all’assessore alla Sicurezza? La mia domanda non è affatto peregrina, dato che in un altro punto della sezione dedicato alla sicurezza emerge che l’Assessore si propone di svolgere funzioni di “ascolto”. In che modo? In sostituzione degli uffici comunali a ciò preposti? Riflettiamo un momento. In questo modo l’assessore assumerebbe le funzioni di gestione amministrativa, in violazione del principio di separazione tra le funzioni di indirizzo politico amministrativo e funzioni gestionali, in netta violazione delle disposizioni di legge, anche di rango costituzionale, utilizzando messaggi WhatsApp, mailing list e – udite, udite – Facebook… Tutto ciò avverrebbe in barba alle leggi penali, sulla privacy e sulla sicurezza, che disciplinano le funzioni proprie della Polizia Giudiziaria. Chiediamoci con quali competenze poi? Non è dato saperlo».

 

Il programma sulla sicurezza è una priorità per i cittadini o ci sono altri temi più urgenti da affrontare?

«Certamente la Sicurezza rappresenta sempre una priorità per i cittadini. Purtroppo, Turi non è esente da problemi quali spaccio e uso di droga, furti di auto e in appartamenti. Ma non credo che le soluzioni proposte siano adeguate ai fenomeni delinquenziali. Il territorio è già presidiato dalle Forze dell’Ordine che operano con indiscussa competenza. Vogliamo sostituirci a loro? Vogliamo diventare tutti sceriffi? Ma stiamo scherzando? Piuttosto il sindaco si occupi di tanti altri problemi che affliggono il nostro paese. Penso al cimitero, al Campo sportivo, visto che lo sport è un ottimo deterrente per i giovani per il consumo di sostanze stupefacenti. Offriamo loro proposte davvero intelligenti, offriamo una politica giovanile degna di questo nome. Teniamoli occupati e motiviamoli ad essere cittadini attivi.

Si occupi il sindaco della viabilità, dell’ambiente, della sostenibilità e valorizzazione del nostro territorio. Si occupi, nell’ambito della sicurezza, di prevenire il fenomeno del caporalato che è la vera causa del disagio che il nostro paese vive a causa dei così detti lavoratori stagionali…».

 

Ha fatto riferimento a un regolamento edilizio che “si è perso nella fase di approvazione del Pug”, lasciando in vigore uno degli anni ’70. Può spiegarci meglio la vicenda?

«La vicenda del regolamento edilizio è a dir poco incredibile. Il sindaco trattiene a sé la delega all’urbanistica, ritenendo di poterla assegnare ad uno dei suoi “collaboratori”, come lei definisce i consiglieri di maggioranza, dopo che questi dimostreranno di esserne all’altezza. Il punto è che i fatti dimostrano che chi non è all’altezza per quella delega è proprio lei. Mi spiego. Le linee programmatiche non dedicano una sola virgola al tema dell’edilizia e dell’urbanistica, tanto che, alla luce di quanto si legge nel programma di governo, ho consigliato al sindaco di eliminarla del tutto, visto che per lei non ci sono questioni rilevanti di cui occuparsi per i prossimi 5 anni del suo mandato. Per lei la questione delle così dette aree edificabili non è un problema! Non è un problema per Tina Resta che ormai non si incassi neanche un centesimo a titolo di oneri di costruzione e che quindi l’attività di costruzione è completamente bloccata. Per attività di costruzione non intendo solo quella residenziale, ma soprattutto quella destinata alle attività produttive. Va tutto bene! Va bene che a Turi non abbiamo un regolamento edilizio adeguato al PUG approvato nel 2013, ma abbiamo un regolamento edilizio vigente che risale al 1974!

Infatti, alla data di approvazione del PUG, si adottò un regolamento edilizio che poi non fu approvato, in quanto non terminò la fase procedimentale della pubblicazione e della raccolta delle osservazioni da parte dei cittadini. Di fatto si è perso nei meandri dell’Ufficio Tecnico del Comune.

Ma ciò che appare ancora più grave è che nel frattempo la Regione ha recepito un Regolamento Edilizio Tipo a cui i Comuni devono adeguarsi. Turi non l’ha fatto, naturalmente. Risultato? Il risultato è un totale caos normativo, per cui abbiamo un PUG del 2013, un regolamento edilizio del 1974, in cui addirittura è prevista la Commissione edilizia che però non è stata più costituita, e un regolamento edilizio tipo regionale che per noi è assolutamente ignoto. Il problema è che questo stato dei fatti non consente l’osservanza di norme che oggi appaiono fondamentali per lo stato evolutivo dei diritti dei cittadini che in questi lunghi anni è avvenuto. Per esempio, nel regolamento edilizio tipo vi è una norma sulla trasparenza in materia di permessi a costruire, denunce in materia edilizia e istruttorie sulle predette denunce assolutamente ignorate e disapplicate a Turi. Dove, non si sa per quale ragione, tutti i procedimenti relativi all’edilizia e all’urbanistica sono occultati…».

 

Al netto della discussione consiliare, a tratti accesa, come opposizione continuerete con un atteggiamento propositivo o inizierete a fare ostruzionismo?

«Da quanto è emerso nel corso dell’ultimo Consiglio comunale, il nostro atteggiamento non potrà che essere duro, ma mai improntato al puro ostruzionismo. Continueremo certamente ad essere propositivi, ma, ahimè, sappiamo già che le nostre proposte saranno automaticamente cestinate. Si veda ciò che è successo all’emendamento presentato dalla collega consigliera Lilli Susca sulla questione dei Piani Sociali di Zona. Ci siamo permessi di proporre una modifica alla delibera già preconfezionata dalla maggioranza per introdurre un semplice invito all’autorità sovracomunale di verificare la possibilità di rivedere i criteri di ripartizione del contributo che Turi deve versare annualmente nella misura di più di 260 mila euro. Una enormità rispetto a quanto versano i comuni di Casamassima e Sammichele! Ebbene, a fronte di questo semplice invito, la maggioranza ha votato contro! Solo per evitare che passasse il messaggio che i consiglieri di opposizione avevano lavorato e studiato la questione a vantaggio di tutti i nostri concittadini. Diversamente rispetto a quanto fatto da loro».

FABIO D’APRILE

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