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Cultura

Grande partecipazione alle ‘Giornate FAI’

2 foto Fabio Zita (4)

Alla Grotta di Sant’Oronzo un boom di presenze e ottimo riscontro alle conferenze dedicate

Oltre quattrocento presenze per due giorni di arte, cultura, storia, conoscenza. Sono le giornate FAI, Fondo Ambiente Italiano, che nelle giornate del 23 e 24 marzo hanno aperto le porte della curiosità storica a quanti hanno aderito all’iniziativa di approfondimento e tutela delle bellezze storiche italiane.

Tante le presenze che, giunte dai paesi della provincia di Bari e Bat, oltre che dal materano, hanno lasciato il loro commento entusiasta alla conoscenza della Grotta di Sant’Oronzo, a molti ancora sconosciuta.

Sabato e domenica 23 e 24 marzo, il sole ha baciato i tanti soci, volontari e appassionati del FAI che dalle 10 alle 17, con orario continuato, hanno accolto i numerosi visitatori. Tanti i bambini, molte le famiglie, numerosi coloro che non conoscevano ancora il sito turese dove giovani ‘ciceroni’, i ragazzi dell’ITES “Pertini” di Turi, hanno raccontato le particolarità storiche del Cappellone e della stessa Grotta di Sant’Oronzo.

Ad impreziosire il sito turese, come ci ha spiegato una referente FAI, sono stati dei magneti realizzati da “Typical Design” raffiguranti alcuni elementi delle preziose maioliche della stessa Grotta. “Un dono che possiamo lasciare solo a Turi e che permetterà a chiunque di conservare il prezioso ricordo della Grotta turese”.

La Grotta di Sant’Oronzo, grotta carsica scoperta nel 1658, secondo una leggenda fu rifugio del vescovo leccese Oronzo per sfuggire alle persecuzioni dei romani. A offrire un accenno storico della Grotta di Sant’Oronzo e del “Cappellone”, il professor Osvaldo Buonaccino D’Addiego, durante due conferenze che hanno incorniciato le giornate FAI. Moderate da Alberto Lenato, presidente dell’Associazione Nazionale dei Bersaglieri “Alessandro Pedrizzi” che gestisce e custodisce il sito, intorno alle ore 12 di sabato e domenica scorsa gli ospiti hanno ascoltato due preziosi contributi inerenti la stessa Grotta di Sant’Oronzo, offerti dal presidente dell’Accademia pugliese delle Scienze, Eugenio Scandale e dal direttore Scientifico delle Grotte di Castellana, Alessandro Reina, due incontri realizzati con la preziosa collaborazione del giornalista Stefano de Carolis.

È con “Il vero tesoro della grotta di Sant’Oronzo” che è stata disposta la prima lente d’ingrandimento sul sito da preservare e tutelare e di cui ha offerto sostegno e pregio il commento dell’Arciprete Don Giovanni Amodio e del sub commissario Sebastiano Giangrande.

Il professor Eugenio Scandale, coadiuvato da Gioacchino Tempesta, ricercatore confermato del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari, pone l’accento sul tesoro storico, artistico-culturale e devozionale ancora poco conosciuto e da far scoprire e valorizzare: il pavimento di mattonelle in maiolica di Laterza ai piedi dell’altare nella Grotta S.Oronzo.

“Si tratta di un vero e proprio “tesoro” rimasto “nascosto”. È un tesoro, non quello favoleggiato e cercato ripetutamente, e inutilmente, nella Grotta che la tradizione popolare sostiene sia stata abitata da San Oronzo per sfuggire alle persecuzioni, ma quello prodotto dalla valentia dei maestri artigiani laertini e voluto dalla devozione dei fedeli. Ciò che emerge dal presente studio è una committenza probabilmente non facoltosa e il desiderio dei fedeli, pur nella loro limitatezza dei mezzi, di onorare il Santo tappezzando lo spazio antistante l’altare. È un tesoro – ha proseguito – anche perché al di là della bellezza delle maioliche, prevalentemente di soggetto profano, si tratta della più estesa pavimentazione maiolicata laertina nota e le sue 238 mattonelle sono un effettivo repertorio dell’artigianato di Laterza del ‘700. Musei molto visitati e celebrati, come l’Ermitage di San Pietroburgo e il Victoria and Albert Museum di Londra espongono con rilievo opere di Laterza, ma non possiedono un capolavoro confrontabile. È “nascosto” poiché noto solo ai fedeli e ad una ridotta schiera di studiosi e appassionati dell’arte ?gula laertina, ma completamente escluso dal largo circuito turistico, nazionale ed internazionale, come pure meriterebbe di essere”.

I risultati scientifici ottenuti hanno consentito di stabilire fattori di differenziazione e di comunanza delle mattonelle, veri oggetti d’arte, integrandosi e fondendosi con gli studi storici e tipologico – stilistici, effettuati dal Dr. Donato Labate, fornendo riscontri sperimentali circa un possibile riutilizzo delle mattonelle, realizzate da maestranze, diverse per abilità, e forse di differenti botteghe. Una interessante e preziosa occasione di conoscere le mattonelle turesi, simbolo e caratteristica della Grotta di Sant’Oronzo, rapportate ad altre realtà maiolicate, per un sito che merita una maggiore considerazione a livello nazionale.

Una seconda occasione di studio e di approfondimento del luogo sacro turese, è stata offerta dal professor Alessandro Reina, durante l’incontro “Tra Sacro e il Carsismo nella Grotta di Sant’Oronzo”. La cavita? carsica e? scavata nelle rocce cretacee della Formazione del Calcare di Bari (eta?: Cenomaniano – Turoniano).

La Grotta di Sant’Oronzo e? un luogo sacro per i turesi fin dal XVII secolo. Di racconti sulla scoperta della cavita? ce ne sono diversi, e molti ricalcano uno schema comune ad altre leggende che caratterizzano altri luoghi sacri pugliesi (e non solo). Grazie al senso del mistero suscitato dagli ambienti ipogei in tutte le civiltà, le cavita? sotterranee sono state considerate luoghi sacri.

In Puglia molte sono le grotte adibite a culto religioso. Forse la piu? famosa e? la grotta di San Michele presso Monte Sant’Angelo, sul Gargano. Ma ve ne sono di piu? antiche, come la famosa grotta dei Cervi, presso Porto Badisco (Otranto, LE), dove le raffigurazioni all’interno non lasciano dubbi circa la funzione religiosa del luogo. Nell’area delle Murge numerose sono le chiese cattoliche in grotta; per citarne solo alcune: la grotta di San Michele in Monte Laureto e la Grotta della Madonna delle Grazie a Putignano, quella di San Michele presso Minervino Murge e la grotta del Santuario di Santa Maria degli Angeli, poco al di fuori dell’abitato di Cassano.

Lungo e particolareggiato, il contributo del professor Reina, che ha affascinato la platea con alcune considerazioni derivate da studi recenti sui fenomeni carsici e su alcune grotte di territori limitrofi.

C.D.

Si ringrazia Fabio Zita per alcuni preziosi scatti fotografici concessi.

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