Archivio Turiweb

La Voce del Paese – un network di idee

Attualità

Uva da tavola, ultime battute di un’annata difficile

uva da tavola tonio palmisano


Tonio Palmisano: “Molti agricoltori non sono riusciti a coprire le spese di produzione”.
Un settore in bilico tra le incognite del clima e i vincoli burocratici

uva palmisano 2018 (3)

Siamo alle battute finali dell’annata dell’uva da tavola. Sotto i tendoni le abili mani delle operaie tagliano gli ultimi grappoli di uva Italia, l’unica varietà che, in questo periodo, continua ad essere presente nelle nostre campagne. Adagiata nei plateau quell’uva raggiungerà i mercati italiani, apprezzata per il suo sapore e lodata per l’ottima qualità.

Per seguire quest’ultima fase della stagione viticola, siamo ritornati da Tonio Palmisano, imprenditore agricolo che ha dedicato la sua vita alla coltivazione dell’uva da tavola. Apprendiamo che le operazioni di taglio andranno avanti ancora per un paio di settimane, fino alla metà di dicembre, consolidando un bilancio che «è leggermente positivo per alcuni agricoltori, nettamente negativo per molti altri che non sono riusciti a coprire neanche le spese di produzione».

Due le ragioni di questo trend negativo: le condizioni climatiche e il drastico calo dei prezzi di vendita, inferiori rispetto allo scorso anno.

 

Tra umidità, nebbia e vento

uva palmisano 2018 (1)

Chi coltiva la terra sa da sempre che il clima è una delle tante incognite con cui deve fare i conti. Come abbiamo imparato dai recenti eventi, una stagione può essere ‘bruciata’ dalla grandine o dalle piogge torrenziali. Nel mezzo di questi due estremi, ci sono fenomeni che mettono a dura prova i produttori, in primis gli sbalzi termici e l’eccessiva umidità.

Ed è il caso dell’annata 2018: «Abbiamo avuto poco freddo e molta umidità – commenta Tonio Palmisano. Una congiuntura climatica che ha costretto i produttori a investire molte più risorse nella manodopera, dovendo eseguire le operazioni di pulizia degli acini guasti. Non è mancata anche la nebbia, uno tra i peggiori nemici dell’uva, che ha causato la perdita di una parte del raccolto: a differenza della pioggia, i cui danni si possono arginare ricorrendo ai teli di protezione, la nebbia riesce a superare ogni barriera, bagna l’acino e produce la muffa». A peggiorare il quadro sono arrivate anche le forti raffiche di vento, che hanno provocato la rottura di alcuni teloni, la cui sostituzione ha comportato ulteriori spese impreviste. Si aggiunga che gli ultimi due giorni di pioggia battente non hanno di certo contribuito a migliorare la situazione.

 

Prezzi al ribasso

uva palmisano 2018 (5)

Imprevisti e spese di produzione che, dunque, sempre più spesso superano i guadagni derivanti dalla vendita. E qui arriviamo allo scoglio dei prezzi: dopo una brevissima impennata del mercato che, negli ultimi venti giorni, ha portato a vendere l’uva a 80 centesimi al kilo, il prezzo si è stabilizzato a 50 centesimi. Una cifra irrisoria: «Se l’uva viene venduta a meno di 1 euro – fa notare Palmisano – oltre a non riuscire a coprire le spese dell’annata in corso, salta anche la possibilità di ammortizzare l’investimento che l’azienda affronta per avviare e sostenere la coltivazione di questo frutto».

Un dato che fa riflettere, soprattutto se si fa un giro tra i banchi frutta di qualsiasi supermercato: l’uva – locale e di qualità – viene venduta a un minino di 2 euro. Quatto volte il prezzo incassato dal produttore. La responsabilità va rintracciata in una filiera “troppo lunga”: quel grappolo d’uva, prima di finire sulle nostre tavole, passa da due “anelli intermedi”, il grossista e gli esercizi commerciali. Ognuno dei due “anelli” rincara il prezzo per realizzare un guadagno, spesso oltre misura. Alla fine ad essere penalizzati sono il produttore, costretto a svendere il frutto del suo lavoro per pochi spiccioli, e il consumatore che paga quel prodotto a peso d’oro.

 

La fossa della burocrazia

uva palmisano 2018 (6)

Ma il “balletto dei prezzi” non è l’unico allarme del comparto dell’uva da tavola. Un settore delicato e, soprattutto, poco tutelato dalle politiche nazionali e regionali. «Rispetto alla raccolta delle ciliegie – che alla fine è una corsa che dura poco più di un mese – l’uva è una lunga maratona che si sviluppa durante tutto l’anno. Concluso il taglio degli ultimi grappoli, si ricomincia a preparare la terra per l’annata successiva».

«Lavoriamo ogni giorno dell’anno – rimarca Palmisano – assicurando un reddito a decine di famiglie. Le imprese serie, infatti, si affidano a manodopera selezionata, reclutata in pianta stabile e impiegata rispettando tutti i parametri di legge. Anche i cavilli che, ben lungi da aiutare gli agricoltori e proteggere i braccianti, finiscono per affossare l’intero settore in un vortice di burocrazia, dove ogni carta bollata ha un costo sempre più difficile da sostenere».

Prima che le campagne vengano abbandonate definitivamente, sarebbe opportuno pensare ad una politica strutturale di incentivi per i coltivatori diretti, a iniziare dagli sgravi sui contributi per le giornate lavorative, che quest’anno hanno raggiunto numeri da record.

FD

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *