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Cultura

Michele Jamil Marzella nell’Anfitrione

Marzella Anfitrione

Si chiude la sua prima tournée teatrale.
Tra trombone e radong le emozioni dell’artista turese


Sei attori e un musicista si rincorrono vorticosamente alla ricerca della propria identità: è la commedia di Plauto dove quel che si è non è sempre quel che si deve essere. Così ha preso forma “Anfitrione”, scritta e diretta da Teresa Ludovico. Lo spettacolo ha chiuso il suo sipario qualche giorno fa, lasciando in attori e spettatori un’esperienza da cui trarre sorrisi, riflessione e meraviglia.

“Anfitrione”, che è andato in scena in tantissimi teatri e scuole d’Italia, ha visto salire sul palco Michele Cipriani, Irene Grasso, Demi Licata, Alessandro Lussiana, Michele Schiano di Cola, Giovanni Serratore e il turese Michele Jamil Marzella per le musiche dal vivo. Non potevamo farci sfuggire un’occasione così ghiotta, per farci raccontare questa sua nuova esperienza artistica.

“È stata una delle esperienze più significative della mia vita. Non sono stato un attore parlante, ma un musiattore”.
Compositore e musicista, Michele Jamil Marzella ha suonato dal vivo durante ogni spettacolo andato in scena nei tre mesi di tournée. “Sul palco ero io, il trombone e il radong”. Un incontro di suoni per raccontare, al fianco della recitazione, il tema del doppio, come nella stesura plautina. In “Anfitrione” infatti vi sono equivoci causati dalla dualità tra i personaggi umani e le divinità che ne prendono le sembianze, come Anfitrione che diventa Giove.
Una tragicommedia greca portata in scena da Teresa Ludovico con una meravigliosa drammaturgia basata sul doppio. “Ecco perché la sua scelta è caduta su di me. So suonare il radong, che era il suono degli dei e il trombone il cui suono accompagna scene folcloristiche, come quelle dei baccanali”.

Un incontro artistico che ha ottenuto il “tutto esaurito” per ogni replica. “È stata un’esperienza meravigliosa – insiste Michele – perché ho scoperto un mondo nuovo. Forse -ammette con sorriso – il teatro è il mio mondo, dove riesco a mettere in atto la mia triplice identità trombonistica: quella folcloristica, quella pensante e quella spirituale”. “Nel teatro, si è quello che si è realmente”.

Tre mesi in giro per l’Italia, teatri e scuole che hanno offerto all’artista turese l’occasione di farsi conoscere nel ruolo di musicattore, particolarmente apprezzato dalla critica che ha omaggiato la sua presenza in scena, come parte attiva e integrante dell’intero spettacolo. Chiuso momentaneamente il sipario, qualche mese di riposo permetterà agli artisti di prepararsi a tornare in scena a luglio, a Napoli, al Teatro Trianon Viviani, per un Festival nazionale e ripartire il prossimo febbraio con la seconda stagione e una nuova tournée.

Un momento di svolta, o meglio, di crescita artistica per Michele Jamil Marzella, che non dimentica di ringraziare quanti hanno permesso tutto questo. “Grazie ai miei compagni di viaggio e a Teresa Ludovico per avermi voluto con lei. Grazie alla grande famiglia del Teatro Kismet, ormai diventato la mia seconda casa”.

Qualche mese di riposo, di studio e di riflessione, ma anche di insegnamento per Marzella, chiamato ad insegnare trombone jazz presso il celeberrimo Conservatorio di Bari. “Si tratterà della mia prima esperienza” – aggiunge con emozione. Ma altri e tanti progetti lo attendono all’orizzonte, come il Farm Festival e la nuova compilation di Côte d’Azur per Radio Monte Carlo.

Musica, creazione, composizione e tanta vivacità artistica in una spiritualità che esplode di armonie e colori. Un eclettismo che ha trovato nel teatro una nuova dimensione, magari più completa, più profonda. “Se ne avete la possibilità – conclude Marzella – venite a vederci in teatro. Vi prometto che vi divertirete”. E se non è il turese che si sposta a teatro, chissà che sia il teatro a spostarsi a Turi!

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