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Un ponte con l’Islam?

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Continua il progetto di Umanità Solidale Glocal, avviato già dallo scorso anno con “Costruire Ponti Di Pace” fra culture diverse e religioni. Nella serata di venerdì 23 giugno, la sala conferenze della Biblioteca Comunale, nel Chiostro delle Clarisse, ha ospitato, per un dialogo interculturale ed interreligioso, il dott. Michele Zanzucchi, giornalista, docente all’ Università Gregoriana, don Nicola D’Onghia, Domenico Resta e Vito Catucci con un convegno sul tema: “l’Islam spiegato a chi ha paura dei musulmani”.

Un tema particolarmente sentito, nella nostra comunità, riflesso della società nella quale viviamo, quotidianamente impegnata ad assistere a fenomeni migratori, alla convivenza con immigrati, attraversata dalla paura nei confronti di religioni e ideologie.

Abbiamo incontrato Maria Pia Lenato, presidente di Umanità Solidale Glocal, alla quale abbiamo voluto rivolgere alcune domande.

Perché proprio a Turi un convegno sull’Islam e in che modo si possono creare quei ponti di pace tra le nostre culture? Da presidente di Umanità solidale glocal, come vede la nostra società: siamo un popolo aperto o viviamo nel nostro razzismo e nella paura del diverso?

“La motivazione di fondo è la stessa per la quale Ausg sta operando da circa 10 anni e per cui è nata… promuovere, sostenere e sviluppare la cultura di un mondo più solidale, alla luce della fraternità universale.

Ormai non apparteniamo più solo al nostro ‘paese’ o nazione, neppure al solo continente europeo, siamo e dobbiamo sentirci cittadini del mondo ed accettare le sfide della nostra civiltà planetaria. La sfida più urgente è imparare a convivere come diversi, cristiani, buddisti, musulmani… valorizzando la dignità di ogni persona.

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Il progetto del laboratorio interculturale di Ausg “Conoscersi – integrarsi- costruire percorsi di pace” ha questo obiettivo: educarci all’intercultura, e come passo successivo alla transculturalità, che significa superare il rischio della chiusura costruendo ponti,  al di là delle tante diversità che ci circondano e da cui non possiamo più fuggire”.

 

A Turi viviamo forse fuori da queste realtà?

“Anche noi turesi ci portiamo dietro pregiudizi, stereotipi che a volte sfociano in atti d’intolleranza e di discriminazione. Spesso anche nei confronti di persone nate e cresciute nel nostro stesso territorio. Per onestà intellettuale questo va riconosciuto, come è anche vero che a volte tali atteggiamenti di esclusione, di vero rifiuto, scaturiscono dalla non conoscenza dei valori propri di ogni persona o di un popolo.

Qui mi riferisco alle diverse culture che vivono nel nostro territorio e con cui è ormai inevitabile dialogare, entrare in relazione. Ne va della sopravvivenza di tutti, non facciamoci illusioni! Siamo in un tempo di cambiamenti epocali e sarebbe da stolti credere di poterli fermare erigendo muri e steccati.

Non vorrei essere fraintesa, ma il progetto di U.S.G.  ha colto subito i segni distintivi di tali cambiamenti e le problematiche che avrebbero immancabilmente innescato. Da questa consapevolezza nasce il progetto del Laboratorio, con un approccio graduale e sistematico nel tempo.

Dal Corso di lingua e cultura italiana per stranieri, essenziale per stabilire rapporti di comprensione reciproca, si è passati alla conoscenza delle ricchezze culturali degli altri popoli attraverso la musica, la danza, la gastronomia, incontri sportivi, feste, mostre fotografiche… occasioni preziose per interagire con immigrati che vivono, lavorano, sono parte attiva del nostro territorio, della cui opera abbiamo bisogno per i tanti lavori per i quali manca la manodopera autoctona”.

“Sulla base di questi rapporti costruiti negli anni – prosegue Lenato – ci è sembrato opportuno passare all’aspetto della riflessione culturale con l’intervento di esperti.

Lo scorso anno siamo stati affiancati dai relatori di Religions for Peace, focalizzando l’attenzione sui contributi delle religioni per costruire un mondo di pace. Quest’anno, in riferimento ai tanti attentati di matrice islamica ed alle strumentalizzazioni a livello politico e degli stessi media, considerando la presenza a Turi dei due casi che accolgono circa 120 immigrati richiedenti asilo, in gran parte musulmani, abbiamo pensato di aiutare il territorio ad entrare con competenza nel mondo dell’Islam”.

Un aiuto concreto per evitare allarmismi e rispondere alle paure che serpeggiano anche da noi?

“L’autore del libro “L’ISLAM spiegato a chi ha paura dei musulmani”, il dott. Michele Zanzucchi, è un esperto che ha vissuto e conosce profondamente luci ed ombre di popoli di tale fede. Accanto a lui, don Nicola D’Onghia ha egregiamente presentato il rapporto cristianesimo – islam alla luce dei documenti del Vaticano II e della grande apertura del Concilio, in particolare verso le altre due grandi religioni monoteiste: ebraismo e islam.

Il dott. Domenico Resta, con un rapido percorso storico, pur lamentando l’assenza di un interlocutore essenziale, un Imam, ha posto interrogativi ed espresso dubbi su percorsi di pace da poter costruire insieme per passare dalla “paura alla fiducia”, come auspicato dal sottotitolo dell’incontro”. 

Noi come associazione siamo ben consapevoli che si tratta di un primo approccio, un input che vuole sollecitare un ulteriore approfondimento. E con noi sono gli stessi musulmani che vivono sul territorio e che testimoniano, con la loro vita, che la loro religione è una religione di pace”.

A fine serata si è svolta una cena…

“La gastronomia sappiamo e un mezzo molto efficace per conoscere una cultura, per cui in questo percorso interculturale abbiamo inserito anche il momento conviviale, accolto con grande interesse dai partecipanti, che hanno potuto gustare alcuni piatti di varie nazionalità”.

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