Minervini: “C’è bisogno dei turesi”
Alle 18 di Lunedì 14 Marzo si è tenuto a Turi, nella sede del locale circolo di Sinistra Ecologia Libertà, un interessante incontro sui temi del caporalato, dell’amministrazione condivisa e del piano di riordino ospedaliero, con la partecipazione tra gli altri del capogruppo di “Noi a Sinistra per la Puglia” Guglielmo Minervini, dell’Ass. comunale Gianvito Pedone e della consigliera comunale Serena Zaccheo. Un incontro che è servito per fare chiarezza su quanto sta facendo il Comune di Turi su tematiche che coinvolgono anche la Regione Puglia.
Si è cominciato con la relazione della Dott.ssa Zaccheo riguardante il consiglio comunale putignanese, in sessione straordinaria, tenutosi Domenica scorsa, nell’auditorium «Pietro Mezzapesa» della Scuola media «Stefano da Putignano». Oggetto della riunione: il “S. Maria degli Angeli” che nel corso degli anni ha subito un continuo depotenziamento di servizi. A Putignano erano presenti molti sindaci delle realtà locali che si oppongono al piano di riordino ospedaliero, Sindaco di Turi compreso. “come al solito si fa politica senza ascoltare la popolazione, senza garantire la necessità dei territori” incalza la Zaccheo “il tono della riunione era fin troppo pacifico, nel senso che il sindaco Giannandrea che ha indetto l’incontro, ha sottolieato piu volte l’esigenza di muoversi seguendo il criterio della contrapposizione pacifica. Personalmente credo che non sia più il tempo di esserer così “gentili” nei confronti di chi prende decisioni sulle nostre teste”.
Il Capogruppo di “Noi a Sinistra per la Puglia” ci spiega che secondo il Ministero della Sanità è necessario fare ancora dei tagli perchè il servizio sanitario in Puglia è ancora troppo costoso rispetto alle risorse disponibili.
“Noi siamo dentro un percorso che è tracciato anche dalle norme nazionali” ci spiega Minervini “La Puglia è spinta a mantenere degli obiettivi con la scure del commissariamento. Praticamente ti dicono quali sono i limiti e la Puglia deve fare le sue scelte entro questi limiti. L’indirizzo del governo nazionale è meno ospedali e piu servizi territoriali; che è un percorso che noi abbiamo già intrapreso negli scorsi anni, razionalizzando la rete ospedaliera, costringendoci a chiudere 10 ospedali. Dentro questa prospettiva, ossia che l’ospedale di paese non ce lo possiamo più permettere, ci siamo. ora si tratta di fare scelte diverse”. Il consigliere Minervini ha tracciato una linea di demarcazione tra il piano elaborato da Michele Emiliano e quello della precedente amministrazione, puntando l’attenzione sulla mancata condivisione del piano con gli operatori sanitari e con le amministrazioni locali da parte dell’attuale Presidente della Regione. “La delibera dell’approvazione del Piano di Emiliano è stata pubblicata 2 giorni dopo la seduta di giunta, mentre il sabato precedente è stato detto, ma a voce, nel corso di un summit degli stati generali della sanità pugliese”. Il problema, tuttavia non si limita alla mancata condivisione. Le scelte fatte non sono fondate sull’analisi dei dati epidemiologici, ossia di quali specialistiche ha bisogno un particolare territorio. “Nel Salento c’è un’incidenza delle patologie oncologiche superiori al resto della Regione. l’iIlva e la diossina a Taranto creano una domanda sanitaria che è differente da quella che c’è a Turi”. ” E poi – prosegue il consigliere regionale – perchè a Putignano si chiude ginecologia dicendo che la soglia dei parti deve essere almeno 1000 l’anno, pur avendone quasi 800 e si mantiene a casarano dove non arriva neanche a 600 parti l’anno?”
“Dal quadro che emerge – prosegue il capogruppo regionale – sembra che il piano sanitario più che rispondere ai bisogni dei territori, si concentri maggiormente sui rapporti di forza all’interno del Pd e invece di prevedere di centri territoriali che smaltiscano il fabbisogno ordinario, lasciando al Policlinico la gestione della domanda più specialistica, si concentra tutto su Bari”. Proprio per parlare del nuovo piano di riordino ospedaliero è stato promosso un incontro Mercoledì 16 alle ore 16 presso il Consiglio Regionale. “Dobbiamo fare una riflessione su dove siamo e dove stiamo andando”.
Il discorso si sposta sull’amministrazione condivisa, il cui regolamento è stato approvato dal Comune di Turi nel luglio scorso rifacendosi al regolamento di Bologna. “Lo abbiamo contestualizzato -. spiega La Dott.ssa Zaccheo – e dopo aver fatto un avviso pubblico, siamo in attesa di una serie di progetti di gestione o valorizzazione dei beni comuni urbani che abbiamo individuato, tra cui il piano terra della Biblioteca, oggetto nel 2008 di ristrutturazione allo scopo di essere usato come laboratorio urbano”
“Siete stati lungimiranti” dichiara Minervini “l’obiettivo deve essere quello di prendere uno spazio e farlo vivere dai ragazzi. Dove i Comuni sono riusciti ad intercettare l’entusiasmo dei giovani sono accadute cose molto belle. Hub a Bari ha raggruppato un centinaio di startup e da soli hanno fatto lavori di ristrutturazione importanti attraverso il crowdfunding. Oggi è un’impresa che funziona e da lavoro senza soldi pubblici.”
Infine, si parla del problema migranti. I migranti stagionali sono persone che hanno un permesso di soggiorno di 9 anni, regolarmente residenti in italia ma in altre regioni, che girano la penisola a raccogliere i vari prodotti: dalla Calabria alla Sicilia, dal Piemonte alla Puglia. “Noi ci siamo insediati a maggio 2014 ed è stato il primo anno in cui si è verificata una presenza consistente di migranti per la raccolta di ciliege. L’anno scorso c’è stato un boom di presenze. siamo andati in emergenza perchè non ce l’aspettavamo e dovunque ti rivolgi non ci sono risposte certe”. – denuncia l’Assessore Gianvito Pedone- Noi stiamo chiedendo aiuto per queste persone perchè dormire in auto dopo 12 ore di lavoro, spesso consecutive, non è facile. L’anno scorso siamo riusciti a mettere, con i soldi privati degli amministratori, dei bagni chimici e grazie alla collaborazione dell’oratorio e della Caritas, siamo riusciti a garantire loro l’uso delle docce e la possibilità di fornire cibo. Il problema è l’alloggio, perchè c’è diffidenza sul territorio. la Regione non ha ancora molte risposte su questo tema. Per ora ci hanno detto che stanno provvedendo a trovare una masseria a Santeramo che è di proprietà della Regione, garantendo il servizio trasporto. Noi non siamo convinti di questa soluzione perchè non si fa altro che creare un Ghetto”.
“Qui c’è una divergenza tra l’impostazione che sta emergendo dal governo regionale e quello che dal mio punto di vista è auspicabile che si tenga – risponde il consigliere – Ci si è messi a cercare immobili dove stanziare i lavoratori stagionali ma trovare un posto dove concentrare i migranti stagionali è un po folle, oltre ad essere materialmente impossibile. Noi con il milione stanziato nel bilancio abbiamo proposto di scegliere una strada diversa, ossia di un’accoglienza diffusa. Se l’azienda ha bisogno di un piccolo contributo per mettere un bagno chimico o montare un container per far dormire le persone, preferisco dare il contributo perchè ci si attrezzi, così come prevede la legge. Del milione che abbiamo previsto, metà è per il trasporto e metà a vantaggio delle aziende. Coinvolgete le aziende e presentate un progetto con 10-20 aziende. In questo modo darete anche un valore aggiuntivo alla ciliegia di Turi perchè c’è dietro anche un lavoro di accoglienza, una certificazione sociale”.
“Contestualmente – riprende l’Assessore – c’è la Prefettura che cerca di alleggerire la situazione a Bari, che ci ha chiesto di fare dei bandi per mettere a disposizione delle strutture pubbliche per l’alloggio, evitando di ricorrere ai privati. Noi avevamo pensato all’asilo sito in via delle Ginestre come centro di prima accoglienza ma, per quanto si siano fatte moltissime indagini, non si è ancora capito se la struttura sia agibile o meno. Abbiamo chiesto aiuto alla Regione che doveva mandare dei tecnici per fare delle verifiche. Attualmente però la regione non ha ancora mandato nessuno. Chiediamo alla Regione di poter accellerare l’intervento perchè l’emergenza è alle porte. Nel frattempo stiamo cercando un’altra soluzione, ossia fare un bando mediante il quale chiediamo ai cittadini di darci delle case all’uopo destinate, che però spesso ha la conseguenza di creare la solita polemica: prima i turesi poi gli altri”.
“E’un argomento estremamente scivoloso. Con la chiusura delle frontiere greche, si preannuncia un afflusso importante soprattutto nella Puglia. Si tratta di far capire ai turesi che non state dando la casa per sempre ma limitatamente al tempo necessario per stabilire se ci sono i requisiti dello status di rifugiato. E’ quindi un periodo molto circoscritto. Non stanno dando la casa a danno del bisognoso di Turi. si tratta di dire quel poco che abbiamo lo mettiamo a disposizione. non lo metterei come “Turi si fa carico dei problemi del mondo” ma “Turi da il proprio contributo”.
In definitiva, se si vuole risolvere i problemi di Turi dobbiamo uscire dal modello che prevede che la mamma-istituzione deve dare i soldi altrimenti non si fa nulla. Il Comune può dare una mano se serve qualche attrezzatura ma poi tocca alle energie dei giovani fare il resto: c’è bisogno dei turesi.