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Famiglia: se ne discute con le future coppie

Forse la migliore

Si è svolta nella serata di venerdì 19 febbraio, presso la Chiesa Madre di Turi, l’incontro “La Misericordia nella Famiglia”.

L’appuntamento, che rientra nel percorso che le future coppie di sposi stanno affrontando, ha unito sotto lo stesso tetto le tre parrocchie turesi, incontratesi nel periodo quaresimale per affrontare il tema sentito e, nell’ultimo periodo dibattuto, della Famiglia.

A dare il benvenuto nella casa che lui “guida”, Don Giovanni Amodio che presto ha lasciato la parola a Don Simone Bruno, cooredattore di Famiglia Cristiana.

Di origine rutiglianese, ma trasferito a Milano da diversi anni, Don Simone, sostenuto da Don Giovanni e Don Ciccio Aversa, ha esposto la tematica partendo dal Sinodo sulla Famiglia.

È dal punto di vista psicologico che il cooredattore di Famiglia Cristiana ha spiegato, alle giovani e future famiglie, le difficoltà che molto spesso si è chiamati ad affrontare.

Purtroppo, rammenta il sacerdote, oggi l’idea della famiglia contrasta con il crescente fenomeno della separazione. “Ma nel momento in cui una coppia si separa, da chi viene aiutata? E la chiesa, deve condannarli o deve emarginarli?”. Tante e profonde le domande che il nostro reo tempo è chiamato ad affrontare di fronte, prosegue il relatore, ai crescenti numeri che raccontano del calo di attenzione che le coppie pongono nei confronti del matrimonio. “Nel 2014 si sono contati 50mila divorzi e nell’ultimo ventennio sono nettamente raddoppiati”. Sono cifre che spaventano e che forse frenano le coppie, spinte, invece, a far crescere il fenomeno della convivenza.

Preoccupante, come ha più volte ribadito Don Simone, è la durata del matrimonio. “Da essere unico ed indissolubile, oggi è inteso in maniera superficiale e le coppie si separano molto facilmente”.

Come dovrebbe comportarsi la Chiesa? I separati possono prendere parte alla vita ecclesiastica? Fare la comunione, essere catechisti, fare da testimoni, leggere l’eucarestia?

«La famiglia – leggiamo nell’Evangelii Gaudium,66 – attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Ma il contributo indispensabile del matrimonio alla società supera il livello dell’emotività e delle necessità contingenti della coppia».

Profonde le riflessioni offerte sul tema, anche in relazione alle parole finali emerse dal Sinodo sulla Famiglia dello scorso anno e che hanno posto le coppie presenti, come i fedeli che hanno preso parte alla serata, in un percorso di comprensione del valore che la Chiesa affida al sacramento e allo stesso tempo al sostegno e all’integrazione dei soggetti coinvolti in un fallimento matrimoniale, affinché siano “membri della vita ecclesiastica” senza sentirsi emarginati ed esclusi.

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