Forti emozioni per la Giornata della Memoria
Parlare degli orrori del Nazismo è sempre difficile ed ascoltare le voci di chi porta nel proprio cuore le ferite che né tempo, né vita, possono rimarginare può solo far riflettere e chiedere “perdono”.
Una mattinata densa di emozioni quella trascorsa presso la sala teatro dell’ITES “S. Pertini” di Turi sabato 1 febbraio, con l’incontro di Mirella Stanzione, sopravvissuta al lager di Ravensbück. In deferente silenzio, gli studenti del triennio dell’Istituto turese, assieme ad una delegazione degli studenti dell’ITC “Montale” di Rutigliano, delle classi terze medie dell’I. C. “Resta – De Donato Giannini” di Turi, dei Carabinieri, dell’Aereonautica e delle Associazioni cittadine hanno rivissuto i mesi di prigionia dell’allora diciassettenne Mirella.
Ad accoglierla il dirigente scolastico, prof. Erminio Deleonardis e il prof. Osvaldo Buonaccino D’Addiego che ha voluto cominciare con un’espressione di Norberto Bobbio: “Non dimenticate”, apparse su “La Repubblica” nel 1990. Non dimenticare quello che è stato, non dimenticare fino a che punto si è spinta la barbarie umana, non dimenticare chi ha perso tutto a causa della follia di chi ha classificato gli uomini in razze, in appartenenze, in serie, in numeri.
“Sembra incredibile che ancora oggi ci sia chi nega, o chi non ritiene sufficienti le parole e le immagini di quel che è stato” – ha rimarcato il prof. Buonaccino, ponendo l’accento su come la stessa testimone, Mirella Stanzione, come molti altri, ha iniziato a parlare del periodo della prigionia solo dal ’99, perché aveva paura di non essere creduta, tanto erano inconcepibili le condizioni a cui erano stati sottoposti. “125.000 donne furono immatricolate e circa 95.000 persero la vita” – inizia la signora Stanzione. “A Ravensbück nacquero 870 bambini, ma in pochissimi riuscirono a sopravvivere. Molti, non resistettero” e molti altri furono vittime di giochi sadici delle SS, “lanciati in aria come fosse un piattello e pronti ad essere colpiti”. “Tanti furono gli esperimenti pseudoscientifici condotti sulle donne di Ravensbück” – prosegue commossa, a volte guardando quei fogli che stringe tra le mani tremanti, ancora increduli di quel che è stato. “Siamo state annientate come donne: non solo rapate, ma avevano pensato bene di toglierci pure le mestruazioni”. “Appena entrate in campo, immediatamente a tutte noi si è fermato il ciclo, non so cosa mettevano nel famoso kaffee holen, qualcuno parlava di bromuro”. Ecco che le sue parole, rotte da note vibranti, si fanno sempre più incisive nel racconto di quanto è accaduto nel campo di prigionia, dove la donna, insieme alla madre, ha trascorso circa un anno.
Al termine della testimonianza, alcuni studenti dell’ITES “Pertini” hanno voluto portare le loro domande e i loro pensieri, che hanno ulteriormente commosso la signora Mirella Stanzione che li ha ringraziati per la bella accoglienza riservatale.