Olio esausto: dove lo metto?
È notizia del 17 luglio, che il nostro comune limitrofo, Rutigliano, è stato insignito del riconoscimento “Comune Riciclone di Puglia”. Primo comune in Puglia. Secondo in tutto il Sud. A Roma, il suo sindaco Roberto Romagno, è stato premiato per la raccolta differenziata “porta a porta”. Grande successo e grande onore per un paese che ha fatto della raccolta differenziata il suo fiore all’occhiello. Oltre il 78,7% di raccolta differenziata, Rutigliano è salito al primo posto anche nella categoria “Comuni Rifiuti Free Puglia”, ovvero la graduatoria dei comuni che sono riusciti a ridurre del 90% circa, la quantità di rifiuti da smaltire. Sono 330 in totale in tutta Italia e in media ognuno ha prodotto meno di 75 chilogrammi a testa di rifiuto secco indifferenziato in un anno. Numeri che fanno riflettere se rapportati alla condizione che a pochi chilometri di distanza si rileva. Non vogliamo però parlare o puntare il dito su un cattivo uso dei rifiuti e una scarsa educazione al loro riciclo, vogliamo piuttosto osservare lo stato delle disponibilità che noi cittadini abbiamo per riciclare. Ci siamo fatti un giro nel nostro paese con un bel dubbio da risolvere.
Dove vado a versare l’olio di frittura? Tra un cassonetto verde, giallo e bianco, non siamo riusciti ad imbatterci in un contenitore per olio esausto. Eppure di esempi ne conosciamo. Lasciando Rutigliano, possiamo nominare supermercati a Putignano o un’isola ecologica a Sammichele di Bari che raccolgono gratuitamente il prodotto. E a Turi, chi non può raggiungere la periferia per lasciarlo nell’Isola Ecologica, come si comporta? Purtroppo chiedendo a qualche casalinga non siamo rimasti meravigliati nell’ascoltare che ognuno ha le sue abitudini, comunemente sbagliate. C’è chi ad esempio butta l’olio di frittura nello scarico del lavello, chi nel water o chi peggio ancora nella fognatura o nei bidoni della spazzatura, ignorando, di fatto, le gravi conseguenze di tali gesti.
L’olio di frittura, infatti, non è biodegradabile e non è organico, se disperso in acqua forma un “velo” dello spessore dai 3 ai 5 centimetri che impedisce ai raggi solari di penetrare causando ingenti danni all’ambiente. Inoltre se l’olio esausto, anche un solo chilogrammo, giunge alle falde, rende la stessa acqua non potabile, arrecando gravi danni anche al funzionamento dei depuratori. Ecco perché sono fondamentali i contenitori per la raccolta di olio esausto in punti strategici del nostro paese, così da coprire le necessità dell’intera cittadinanza.
Una volta raccolto, inoltre, l’olio esausto inizia una nuova vita. Grazie a ditte specializzate, infatti, dall’olio esausto, dopo aver subito appositi processi di trattamento e riciclo, è possibile ricavare svariati prodotti, come: lubrificanti vegetali per macchine agricole, biodiesel o glicerina per saponificazione.