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Cultura

L’Italia e gli italiani ce la possono fare a uscire dalla crisi

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Sabato scorso, presso Piazza Gonnelli, la libreria “Eleutera”, presidio del libro di Turi, ha presentato il libro “Tutte le volte che ce l’abbiamo fatta, a cura di Mario Sechi, giornalista e direttore del quotidiano “Il tempo”. Sono intervenuti al dibattito, oltre all’autore, il consigliere comunale delegato alla cultura Antonio Tateo, la nostra redattrice Marilena Rodi e Alina Laruccia, presidente del presidio.

Il libro si propone di aiutare il cittadino italiano, attraverso un’analisi accurata del nostro passato e del nostro presente, ad avere fiducia nel nostro futuro. Le parole chiave dell’era contemporanea sono: lavoro, crisi, inquietudine e paura. Quando ci si alza la mattina, ci si sente apparentemente spensierati ma in realtà una sottile inquietudine ci accompagna, mista a paura ed insicurezza…Per la prima volta nella storia c’è default, fallimento. Gli stati possono fallire. La sottile inquietudine è un problema nostro, non dei nostri padri. Non c’è una risposta credibile nella contemporaneità. Il libro mette insieme pezzi del mosaico, cercando di costruire lo schema del gioco, in base ai ventennali cicli economici. Vent’anni fa, nessuno aveva il telefonino. Vent’anni dopo, tutti hanno il cellulare e siamo tutti connessi on line. C’è interdipendenza nella mobilità: ovunque possiamo ricevere e trasmettere. Uomini, menti, lavoro e capitali si spostano. L’imprenditore si sposta dov’è più conveniente, causando la perdita di lavoro per tanta gente. Non creiamo e non stiamo creando le basi per continuare la sfida per il domani. Questo libro serve a capire come si fa il business plane, perché dobbiamo puntare sulla nostra creatività e fare sistema con l’arte e i nostri giacimenti culturali. L’esperienza ci insegna certo che, paradossalmente, è meglio arrivare secondi. Se arrivi primo, rischi di rimanere incompreso. Ad esempio, Enrico Fermi ha scoperto l’energia nucleare ma, poi, andandosene via in America, viene usato da Truman per produrre il nucleare, lì dove noi, invece, non lo abbiamo più avuto. Stesso discorso è avvenuto per l’invenzione della teleselezione, senza una concreta produzione di telefonini; dello stile Fontana che ha influito sullo stile di Hollywood, ha contribuito alla nascita del jet-set mondiale, senza che il marchio rimanesse in Italia, essendo stato successivamente assorbito da una multinazionale. E’ colpa di un sistema che non cresce. Ma la crisi si può superare. Gli italiani hanno plasmato l’immaginario di tutto il mondo con gli inventori, i cantanti, i sarti, gli attori, i registi, gli industriali, gli scrittori. Il carattere italiano è sinonimo di genio. Pensiamo a Domenico Modugno: “Volare” arriva nel momento giusto, negli anni Cinquanta, quando l’America progetta la sua avventura nello spazio e nel mondo; c’è voglia di ascesi, di volo, dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale. L’Italia non ha perso nessuna delle sue qualità, ma deve tornare a credere in se stessa. Basta con il pessimismo!Questo Paese ha tutte le capacità per andare avanti e uscire dalla crisi, più forte di prima. Bisogna avere memoria delle nostre vittorie e dei nostri ricordi. E’ un peccato che non si ricordi, ad esempio, Vittorio Pozzo, allenatore di calcio, icona dello sport italiano; non parla nessuno di lui perché avendo vinto i titoli durante il periodo fascista non gli hanno intitolato neanche lo stadio di Milano. Ce la faremo. Riflettiamo ancora sui cicli economici e sulla nostra politica.

Nel 1992, con la fine della Prima Repubblica, c’era una crisi politica pazzesca: la soluzione è il governo tecnico di Giuliano Amato; la sterlina esce dallo SME.  Ci sono le elezioni anticipate che portano al populismo e, quindi, a Berlusconi, a Di Pietro, a Bossi. Cosa avviene vent’anni dopo? Nel 2011, c’è una nuova crisi politica, un nuovo governo tecnico, nuove elezioni, una nuova risposta populista, Grillo. In tutti questi anni, Berlusconi ha influito sulla vita degli italiani. E’ l’uomo che più di tutti ha plasmato il carattere degli italiani. E’ riuscito grazie alla tv a soddisfare il profondo desiderio degli italiani di essere guidati. In ciò è imbattibile. foto 5“ Il problema è, che è stato anche un mediocre uomo di governo. Perché non ha fatto niente. Meno tasse? Ma che, più tasse! Il suo tentativo di portare il reaganismo è fallito. E’ stata, però, la migliore risposta del carattere degli italiani. Vincerebbe ancora le elezioni ma non è la risposta giusta. Non è totalmente vincente: non nella rete giovanile; non coglie la contemporaneità, la modernità dei giovani. Grillo, invece, è la rete, l’elettorato arrabbiato. Ha successo elettorale, rompe il sistema ma quando entra in parlamento il problema è la diaria. Non va bene. Monti è la risposta di tipo europeo ai mercati. Il suo limite era la tecnocrazia e la mancanza di analisi dello scenario sociale e culturale;” ha affermato Mario Sechi. Il libro centra bene il rapporto tra politica e talkshow in cui viene meno il bene comune della nazione. I politici pensano ad andare in tv. In conclusione, la nuova frontiera c’è ed è nella teoria dello shock; dopo il fallimento, la caduta pesante, c’è sempre una ripresa purché capiamo, con consapevolezza, che dobbiamo ripartire. E le analisi servono a questo. Bisogna creare una narrazione collettiva, credere nella scuola, resistere. E noi ce l’abbiamo fatta, ce la facciamo e ce la faremo. L’Italia ha superato prove enormi: è diventato un Paese unito quando nessuno ci avrebbe scommesso un soldo bucato; si è risollevata dalle macerie della guerra agganciando l’industrializzazione e creando il miracolo economico; ha superato l’Utopia armata del terrorismo e costruito un benessere inimmaginabile per i nostri padri e i nostri nonni e chi prima di loro aveva sognato un Paese unito. 

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