La Chiesa: cosa ha sbagliato e dove continua a sbagliare?
 
È tempo di riforme per tutti. Non solo per le Istituzioni politiche e amministrative ma anche per l’Istituzione Chiesa. 
Ad ammetterlo è il vescovo della diocesi Conversano-Monopoli, Mons. Domenico Padovano. In uno dei passaggi della sua lectio (mercoledì 8 novembre a Turi) ha così confidato: “Non c’è stata ancora una riforma interna alle istituzioni ecclesiastiche”. 
Quello di Turi è uno dei cinque incontri programmati per l’Anno della Fede 2012-2013, un ciclo che terminerà con l’ospite filosofo Massimo Cacciari, già sindaco di Venezia.
L’incontro con Padovano si è tenuto nella splendida e storica cornice del Palazzo Marchesale di Turi. “La sede adeguata per un confronto laico” – ha osservato Don Giovanni Amodio davanti a una platea gremita, introducendo il tema della serata: “50° Anniversario del Concilio Ecumenico Vaticano II. Il Concilio: genesi di una storia che ha cambiato la Chiesa”.
“Può essere un anno di grazia”
 Il Concilio ecumenico Vaticano II è stato il ventunesimo e ultimo Concilio, un’assemblea di vescovi del mondo per discutere di argomenti riguardanti la vita della Chiesa cattolica.
Il Concilio ecumenico Vaticano II è stato il ventunesimo e ultimo Concilio, un’assemblea di vescovi del mondo per discutere di argomenti riguardanti la vita della Chiesa cattolica.
Si svolse in quattro sessioni, dal 1962 al 1965, sotto i pontificati di Giovanni XXIII e Paolo VI. Promulgò quattro Costituzioni, tre Dichiarazioni e nove Decreti.
Il vescovo Padovano ha ricordato quel periodo come uno dei passaggi epocali della storia della Chiesa. 
Ripensando a quel tempo e al Concilio Vaticano II, Padovano riaccende la speranza: “Questo può essere un anno di grazia, perché ci aiuterà a riscoprire la fede, attraverso nuova evangelizzazione.”
Poi il monito: “ Non bisogna dare per scontata la fede, come se questa fosse un presupposto ovvio. Oggi è difficile credere. L’ambiente non è favorevole alla fede. I praticanti nelle chiese diminuiscono e aumentano i devotamente increduli. Si sta spegnendo una fiamma che non viene alimentata.”
“IL CONCILIO: UNA RIVOLUZIONE COPERNICANA”
Il Concilio Vaticano II è stato una rivoluzione copernicana. Ne è convinto Padovano, che invita tutti a proseguire oggi quel cammino avviato da Papa Giovanni XXIII e concepito in un periodo storico particolare: la ricostruzione dell’Europa dalle ceneri della guerra e l’avvio del processo di globalizzazione.
“Il Concilio Vaticano II ha cambiato il volto della Chiesa, un’istituzione immobile per secoli. Il Concilio ha ridato speranza al mondo intero.” Padovano ha ricordato con nostalgia quel periodo, quando era dedito agli studi teologici, quando la Chiesa era ancora un’Istituzione estremamente gerarchica. L’informalità e il radicalismo di papa Giovanni XXIII sono evidenti fin dal primo giorno della sua elezione. Quando indice il Concilio Vaticano II (il Consiglio si apre l’11 ottobre 1962), sfida la resistenza della parte più conservatrice della Curia. “I cardinali erano ammutoliti” – ricorda Padovano.
La metafora della “Porta della Fede”, citata da Papa Benedetto XVI, è il segno di un’apertura: da quel Concilio a oggi, la Chiesa deve fare i conti con le sfide contemporanee, con una società secolare, globalizzata, multietnica e multireligiosa. “Il Concilio Vaticano II – ricorda Padovano – non è stato convocato per condannare questa o quell’altra eresia, scomunicare o proclamare verità assolute, ma per definire un’identità cristiana nel mondo globalizzato. Il Concilio Vaticano II, con i suoi 2600 vescovi partecipanti e provenienti da tutto il mondo e da tutte le etnie (il Concilio di Trento contò solo 25 vescovi!) è stato un evento unico nella storia della Chiesa, il più grande finora celebrato. E’ stato una nuova Pentecoste, una primavera capace di risvegliare la Chiesa da un lungo letargo. Una primavera, ma non senza qualche acquazzone…”.
La rivoluzione del Sessantotto
 Il Concilio Vaticano II va contestualizzato nell’alveo delle grandi conquiste civili del dopoguerra. Padovano è convinto che il Concilio abbia dato la scintilla che di lì a breve farà esplodere le piazze di tutto il mondo pronte per la grande contestazione del ‘68. “Certo – puntualizza con garbo e indulgenza – ci sono state esagerazioni da parte dei giovani, che vanno comunque comprese, ma il ‘68 ha portato a delle conquiste importanti, valide ancora oggi.”
Il Concilio Vaticano II va contestualizzato nell’alveo delle grandi conquiste civili del dopoguerra. Padovano è convinto che il Concilio abbia dato la scintilla che di lì a breve farà esplodere le piazze di tutto il mondo pronte per la grande contestazione del ‘68. “Certo – puntualizza con garbo e indulgenza – ci sono state esagerazioni da parte dei giovani, che vanno comunque comprese, ma il ‘68 ha portato a delle conquiste importanti, valide ancora oggi.”
La Chiesa oggi: il rapporto con i fedeli e con il mondo
La sindrome della Chiesa assediata è davvero “superata per sempre”? La risposta di Padovano è positiva, ma dal Concilio a oggi sono passati solo 50 anni. Siamo solo a metà del percorso.
Secondo Padovano, occorre che l’Istituzione Chiesa cambi mentalità: “più povertà e meno sfarzo, più profezia e meno burocrazia, più testimonianza e meno diplomazia. Il cartello è ancora quello dei “Lavori in corso”.
Padovano lancia un monito all’indirizzo delle spinte più nostalgiche ancora oggi presenti: “Non c’è stata ancora una riforma interna alle istituzioni ecclesiastiche. L’autorità è ancora vista come potere. I laici sono trattati ancora come cristiani di serie B. Persistono nostalgie trionfalistiche di chi vuole ripristinare la messa in latino e di spalle alle assemblee.”
Alcune riflessioni
E’ vero, il percorso è ancora a metà dell’opera. Ma, l’impressione che si avverte, a nostro avviso, è che la Chiesa sia stata quasi costretta ad assumere un ruolo di difesa rispetto a un processo tuttora in corso. Forse non a caso Padovano cita il filosofo Sartori, il quale paragona la Chiesa a una squadra abituata a giocare in difesa, a catenaccio. 
Dunque, cosa ha sbagliato e dove la Chiesa continua a sbagliare? Da quale processo deve oggi difendersi? Il processo non è nei tribunali, ma nel mondo. La risposta può ricercarsi nel concetto filosofico dell’”essere nel mondo”, o come direbbero i tedeschi “Lebenswelt”, che si traduce in “mondi vitali”. Non è sufficiente “stare tra la gente” – come osserva il dott. Mercieri, intervenuto a margine della lezione di Padovano. Non è sufficiente che “il dirigente di un’azienda” – per dirla con Mercieri – abbia finalmente deciso di stare con gli operai. Figuriamoci se è sufficiente per una grande Istituzione come la Chiesa. Fedeli, credenti e non, ancora oggi attendono dalla Chiesa delle risposte rispetto a problematiche sociali, politiche, culturali. Ci sono ancora tabù da abbattere e argomenti da rimettere in discussione. E’ vero, “siamo ancora a metà del percorso”.
 
							