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Città Metropolitana: opportunità o svantaggio?

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L’istituzione delle Città Metropolitane rappresenta per Rifondazione Comunista l’ennesima sconfitta nel nostro Paese della c.d. democrazia partecipativa, quasi mai attuata in forza di un autoritarismo subdolo, perché imposto ai cittadini sotto le mentite spoglie di una scelta a favore della riduzione dei costi della politica.

In primis, è errato parlare di scelta: Turi non può decidere se aderire o meno alla Città Metropolitana di Bari, perché il nostro Comune è comunque vincolato alle scelte dei paesi “territorialmente contigui”; un’eventuale delibera di adesione, ad esempio, ad una provincia limitrofa (quella di Brindisi-Taranto) non avrebbe senso, se i Comuni situati sulla linea di confine dovessero, al contrario, deliberare l’adesione alla Città Metropolitana (come del resto pare stia accadendo).

Ci chiediamo, inoltre, se sia corretto considerare l’istituzione di questo nuovo ente amministrativo come propedeutica alla riduzione dei costi della politica. Non siamo così certi che si riesca a fare economia con un semplice spostamento dei corpi politici in altre sedi terminologiche e/o fisiche e, del resto, la normativa non fa riferimento a risparmi o a costi, ma a mere variazioni lessicali. Si badi bene che siamo sostenitori del più deciso taglio degli sprechi, anche della politica, che hanno raggiunto livelli inaccettabili. Riteniamo, però, che un risultato molto più incisivo sarebbe stato raggiunto attraverso il taglio dei costi e delle indennità e non, come si sta facendo, attraverso la riduzione dell’autonomia locale e della rappresentanza.

Si finge di tagliare costi, mentre nella sostanza si taglia la democrazia.

La legge, infatti, prevede che il potere decisionale nella Città Metropolitana di Bari sarà in capo a soli dodici consiglieri per una cerchia di cittadini di gran lunga superiore al milione e se al numero insufficiente di rappresentanti, aggiungiamo che la loro elezione potrebbe non spettare ai cittadini, bensì ad un collegio formato dai sindaci dei Comuni ricompresi nell’Area Metropolitana e dai consiglieri dei medesimi Comuni, comprendiamo ancora di più la scarsa democraticità del meccanismo.

Del resto, la stessa azione di dar vita ad un riassetto degli enti locali con un semplice decreto legge (“Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica”), in luogo di una legge costituzionale, sembra di per sé illegittima.

In attesa, dunque, della decisione della Corte Costituzionale, che all’inizio del mese prossimo si pronuncerà su alcuni dei profili su elencati (insieme ad altri), Rifondazione Comunista non può che esprimere tutto il suo disappunto circa il metodo che sta conducendo alla nascita delle Città Metropolitane, circa l’ennesima presa in giro perpetrata nei confronti dei cittadini, costretti a subire scelte imposte dall’alto, in forza di un non ben precisato risparmio della spesa pubblica,  circa l’introduzione del nuovo principio in forza del quale in nome dell’economia non si dovrebbe neanche più votare.

Stando, tuttavia, a quello che sembra essere l’esito più naturale, ossia l’ingresso del nostro Comune all’interno della costituenda Città Metropolitana di Bari, non resta che fare affidamento sullo Statuto, non solo esigendo un’adeguata rappresentanza del nostro Comune all’interno del consiglio metropolitano, ma anche, ad esempio, battendosi affinché il sindaco metropolitano non sia di diritto il sindaco di Bari, ma venga eletto a suffragio universale e diretto, tutelando la democraticità dell’ente e riducendo la possibilità che Turi diventi una mera appendice del capoluogo, con tutte le conseguenze negative del caso. Ma se da un lato la lotta per affermare le ragioni di un territorio in fase di definizione dello statuto è necessaria e ovvia, è altrettanto necessario far comprendere ai cittadini che il processo rischia di essere pesantemente condizionato dalla preminenza in termini economici, politici e affaristici del comune capoluogo.

Lo scorso Consiglio Comunale ha adottato una delibera interlocutoria, prevedendo anche la possibilità di demandare ai turesi di pronunciarsi con Referendum sull’adesione o meno alla Città Metropolitana, sul modello di quanto già avvenuto in altri Comuni; abbiamo già spiegato di come tale decisione possa essere bypassata dalle delibere degli altri Comuni di frontiera e, del resto, il Referendum consente di dare un semplice parere non vincolante, di cui il Governo nazionale, cui è ora demandata la decisione, potrà anche non tenere conto.

Rifondazione Comunista propone, piuttosto, un Referendum sullo Statuto (una volta che venga elaborato), stante la disastrosa disposizione che prevede che sull’approvazione dello Statuto gravi il diritto di veto disgiunto del Sindaco del Comune capoluogo ed del Presidente della Provincia. Solo dopo l’elaborazione della Carta Fondamentale della Città Metropolitana sarà possibile comprendere appieno se tale nuovo assetto sia positivo o negativo per la nostra comunità; ed è per noi proprio quest’ultima decisione a dover essere sottoposta a giudizio dei cittadini turesi. Chiedere ora ai cittadini di esprimersi sull’eventuale adesione ad un contenitore vuoto, senza statuto, è decisamente offensivo.

Consapevoli dell’esigenza di un’informazione e confronto ampio, la sezione locale di Rifondazione Comunista, da sempre convinta della necessità di attivare processi partecipativi trasparenti e plurali, che coinvolgano il cittadino direttamente, s’impegna a farsi promotrice di un incontro pubblico, che, anche alla luce delle quotidiane evoluzioni in materia, metta a confronto gli esponenti politici e la cittadinanza circa le possibilità e le conseguenze di tale riassetto istituzionale, consci che siffatta scelta debba essere adottata al netto delle divergenze politiche ed ideologiche, al solo fine di assicurare la massima tutela del nostro Comune. 

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