Strade e diritti contesi. Il caso
Spesso ci si chiede chi finanzi le opere pubbliche, da quali fondi, da quali casse. Molte volte la gran parte di questa resta incompleta, o si fanno e ben presto si disfanno, o ancora … restano solo un sogno. Alcune di queste, infine, si progettano oltre i limiti del pubblico, illudendo così che un giorno, detto “vicino”, possa tornare privato. Esempi palesi ne possiamo elencare tanti, ma questa settimana abbiamo raccolto la testimonianza di un nostro lettore che per comodità chiamiamo Mario. Documenti e fotografie alla mano, Mario ci racconta la sua vicenda e l’usurpazione di una strada privata, quella della sua abitazione, resa “pubblica” da anni di silenzi, rinvii e bugie.
“Sino al 1994 – ci mostra con non poca amarezza – dinanzi alla mia abitazione c’era una stradina privata delimitata e chiusa da un muretto. Ancora coperta da pietrisco e sabbia, senza mia autorizzazione, fu abbattuto e passando dalla mia proprietà, hanno realizzato opere primarie (acqua e fogna)”. Dalla documentazione, il nostro lettore ci spiega che il Comune di Turi, nel ’94, chiese solo il consenso ai suoi genitori, usufruttuari dell’immobile, senza però fare richiesta al proprietario. Eseguiti i lavori, a quanto detto “abusivi”, e nell’attesa che fosse risistemata la situazione iniziale e realizzata la strada, l’ansia per la famiglia del nostro lettore è stata lunga, come tante sono state le lettere rimaste senza risposta, inviate a comune. Nel frattempo, la strada privata è divenuta pubblica e scorciatoia perfetta per tutti.
“Chiedemmo così di renderla effettivamente pubblica – continua Mario – ma senza alcun risultato. ci recammo pertanto dall’ing. Campobasso che ci consigliò di chiudercela se il comune non avesse provveduto al completamento dell’urbanizzazione in tempi brevi (6 mesi / 1 anno)”.
Il silenzio fu estenuante, almeno questo si comprende dalla stanchezza del lettore per la trafila burocratica che ha subito. L’attraversamento della strada a forte velocità, con il conseguente sollevamento delle polveri, le pietre che spesso colpiscono le auto, le finestre e i stessi residenti, la caduta delle persone dovuta al fondo stradale irregolare costituita da pietre e terra, la formazione di fanghiglia nelle giornate piovose, indusse tutti gli aventi diritto su detta strada a chiedere la messa in sicurezza mediante asfalto, marciapiedi e luce pubblica, nonché assunzione di responsabilità in caso di danni a cose o persone, ma nessuno ha ottenuto risposta. Trascorso “un anno dall’incontro con Campobasso”, Mario richiese la DIA per chiudere la strada con dissuasori in cemento rimovibili e catene in acciaio, così da rendere sicura la strada e renderla, di nuovo, privata.
Siamo a fine giugno. Il nostro lettore dispone i dissuasori, la catena e un moschettone apribile per dare la possibilità, in caso di necessità, di transitare. Dopo circa quattro mesi, il 19 ottobre, quando ormai la situazione sembrava essersi risolta, il nostro concittadino si vede giungere dal Comune di Turi una lettera con la quale gli si negava la DIA precedentemente presentata e approvata e gli si intimava di togliere i dissuasori perché “insistevano sull’altrui proprietà”. “Ma questo è falso – tuona Mario – adducendo che proprio i suoi vicini avevano avanzato al Comune la richiesta di porre la strada in sicurezza”! “Sorpresa delle sorprese” – aggiunge ironico – “il 18 novembre finalmente qualcuno del Comune ‘si fa vedere’ ma per togliere i dissuasori e tutto quello che avevo posto, appropriandosi del mio materiale.
Ripeto era novembre”. Quindi conclude – “a me, la notifica della rimozione dei dissuasori è giunta il 2 dicembre”. La rimozione pertanto è avvenuta prima che al nostro lettore fosse notificata la comunicazione, in un periodo in cui lo stesso non era a Turi.
“Oggi la strada che era privata, continua ad essere percorsa velocemente dalle auto, creando problemi non solo ai residenti, ma soprattutto ai miei anziani genitori che hanno non poche difficoltà motorie. Con le auto che sfrecciano e il manto sdrucciolevole, loro per primi evitano di uscire. Ma il Comune continua a restare impassibile dinanzi a questo problema che si protrae dal ’94 ed anzi, lo hanno peggiorato”.
Sulla cartina che Mario ha portato con sé e che ci ha aiutati a comprendere, punta il dito sulla strada pubblica che piuttosto doveva essere attraversata.
“Qui – ci indica – la strada è stata chiusa da un muretto a secco e resa “privata” da una DIA approvata”.
Può un comune negare una DIA per ridare valore ad una proprietà privata e concedere invece autorizzazioni per rendereprivata una cosa pubblica? E nel momento in cui si scopre l’errore, come nel suddetto caso, chi “pagherà” per rimediare al danno? Chi ha compiuto l’illecito o i cittadini tutti poiché la strada era appunto pubblica?
Non sono rari i casi a Turi in cui cittadini si appropriano di cose comuni, solo perché gli fa comodo. Spesso chi li osserva, resta lì a guardare, senza denunciare, commentando solo dietro le spalle, riconoscendo che stanno sbagliando. E se chiunque usasse in maniera rispettosa lo spazio comune, chi ne gioverebbe?