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L’ARTE LIRICA IN SCENA A MOLA

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Nella splendida cornice del Teatro van Westerhout di Mola di Bari è andata in scena, il 18 e il 19 settembre scorso, l’opera Doña Flor del compositore Niccolò van Westerhout, composito molese a cui il teatro è stato dedicato.

 

L’opera è stata realizzata dal comune di Mola di Bari in collaborazione con l’ “AVIS” e l’associazione Athena di Mola.

Nel ruolo di Don Filippo Olivarez, ambasciatore di Spagna presso il Senato Veneto e marito tradito di Doña Flor, il basso-baritono di Turi maestro Lorenzo Salvatori.

Interpretazione magistrale dell’artista turese, emotivamente trascinante nei panni di un uomo che ha in sé la rabbia e il desiderio di vendetta contro la moglie fedifraga e contro tutta Venezia.

Nel cast altri due nostri concittadini, allievi del maestro Lorenzo Salvatori, il tenore Nicola D’Alessandro e il basso Piero Pugliese, nel ruolo di due dei gondolieri di Venezia che completano il cast assistendo agli eventi tragici dell’opera e sottolineandoli con interventi canori e con una deliziosa Barcarolle. Nelle loro voci comincia a germogliare il seme di qualità del maestro. L’opera, che ha visto il tutto esaurito in entrambe le date, ha raccolto un grande successo di pubblico, con la non difficile previsione che sia riproposta in altri teatri pugliesi e magari anche nella nostra Turi.

Doña Flor è un dramma lirico in un atto con musiche di Niccolò van Westerhout e libretto di Arturo Colaiutti, dedicato dall’autore a Mola, sua città natale. La prima rappresentazione andò in scena il 18 aprile 1896 proprio nel Teatro di Mola che oggi porta il nome del compositore.

Dona_Flor_7E dopo anni è ritornata ad essere rappresentata nello stesso teatro per il quale era stata composta.

Doña Flor è una tra le opere italiane più belle e singolari di fine Ottocento. La partitura si avvale di una notevole ricchezza di colori che vanno dalla melodia d’amore al cantabile di maniera, dal canto popolare al coro esterno dei gondolieri, dalla serenata fuori campo al recitativo, fino alla risata trionfante del baritono che si contrappone al grido disperato del soprano nel porre l’accento di chiusura alla tragedia. Due i temi musicali ricorrenti: quello della passione amorosa e quello della vendetta, introdotti nel preludio e fusi nel finale.

La stessa rappresentazione è stata riproposta a Conversano presso il Teatro Norba, nella serata di mercoledì 21.

Il Maestro turese Lorenzo Salvatori sta raccogliendo grandi consensi di pubblico come a luglio quando l’abbiamo ammirato in un ruolo buffo nei panni del Re nell’opera “Aladino e la lampada magica” a Monopoli assieme ai maestri Giovanni Guarino e Luigi Petroni; qui calato abilmente in un ruolo drammatico e di tutt’altre tinte, a dimostrazione della sua ecletticità, è stato in grado di rendere con la stessa forza espressiva un Re buffo “armato” di lecca-lecca e un Olivarez con in mano una scala tinta di sangue.

 

La trama di Doña Flor.

L’opera è ambientata nella Venezia del Seicento. In questo quadro si colloca il classico triangolo della gelosia, dipinto nell’opera: l’anziano Don Filippo, ambasciatore spagnolo presso la Repubblica, ha scoperto che la giovanissima moglie, Doña Flor, ha una tresca con l’aitante patrizio veneziano Alvise Malipiero. Don Filippo odia Venezia per i costumi profondamente corrotti e la copre di insulti in una sua durissima invettiva. Sapendo che la moglie attende Alvise, rientra a casa e la informa che l’amante la tradisce con un’altra, di cui porta al collo il ritratto. In realtà si tratta di un’immagine della Madonna, che lo stesso Don Filippo ha regalato all’ignaro Alvise. Doña Flor si lascia convincere a vendicarsi, facendolo annegare nella laguna, e pentendosene amaramente non appena il marito le rivela il terribile inganno con cui l’ha resa nello stesso tempo feroce assassina e misera vittima. La trama riporta al verismo europeo, cui si ispira il librettista Colautti nella scelta di ambientazioni storiche e protagonisti nobili o altolocati.

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