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MI RITORNI IN MENTE … INTERVISTA A ..

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La realtà sportiva turese parla chiaro. Pallavolo maschile promossa in B2, pallavolo femminile salva in B2, il calcio a 5 disputa play off promozione per la C1 e sfuma il sogno. Il settore giovanile calcio a 11 si ferma agli “esordienti”. Come disse un politico turese, non più tra noi, “niente palle a Turi”. Fosse vivo sarebbe stato il primo testimone della nostra rubrica. Questa settimana, ospite di “Mi ritorni in mente”, è il prof. Mimmo Sabatelli. Con lui inizia un lungo percorso sul volley locale. Non siamo partiti dai tornei C.S.I. ma dal momento in cui nasce una società organizzata con ragazzi di belle speranze. La scelta del primo ospite pallavolista non è casuale, lo scopriremo. Con Mimmo partì un progetto che i soliti “taglia – taglia” davano in partenza per morto. Ma …

Prof. Sabatelli, i primi palleggi di pallavolo, quando, dove, e perché?

“1970 primi tocchi ad un pallone di pallavolo nella “palestrina” della chiesa S. Chiara in attesa della palestra della Scuola Media e il giorno che ci fu consegnata facemmo una grande festa. Il primo campionato con risultati positivi si concluse con la finale “ragazzi” e vincemmo la fase regionale con il Taranto. L’allenatore era Vito Zita e il gruppo era composto da: Peppino Saponaro, Vincenzo Cistulli, Vincenzo Dipinto, Angelo Orlando, Balena e Gennaro Valerio. Ho scelto la pallavolo perché mi è sempre piaciuta e rappresentava la novità, l’alternativa al calcio”.

Chi era il presidente?

“Il presidente era il compianto Giacomo Arrè. La sua sensibilità era un patrimonio per tutti. È stato proprio lui uno dei principali artefici della pallavolo a Turi”.

Ai tuoi tempi era noioso giocare alla pallavolo? Con il “cambio palla” il set era interminabile.

“Quando giocavo io non era affatto noioso ma tutto positivo, perché l’errore di gioco si gestiva in modo diverso. Agli atleti si richiedeva un alto tasso tecnico – atletico di preparazione. In passato la pallavolo era meno spettacolare e più tecnica ma soprattutto disciplinata. Nell’adolescente la richiesta di disciplina, anche se in ambito sportivo, è indispensabile oltre che per lo sport anche per la vita!”.

Da giocatore ad allenatore, come avviene il cambiamento?

“Ho smesso di giocare a diciassette anni perché stanco e per altri versi deluso, sentimenti che accompagnano per lo più tutti coloro che lasciano l’attività. Nel 1985 dopo aver conseguito il diploma ISEF a Foggia mi fu proposto di curare i centri C.A.S. a Turi sia da Vincenzo Dipinto per la società maschile, che da Stefano Orlando per la femminile. La novità era rappresentata proprio dalla femminile che per la prima volta alle donne veniva offerta la possibilità di svolgere un’esperienza sportiva. Decisi di accettare di preparare la femminile perché era una scommessa per tutti, ma soprattutto per me stesso”.

Quale è stato il tuo percorso da tecnico?

“Fino al 2000 sono stato a Turi, ho disputato la serie C da allenatore in seconda a Vito Tarulli. Dopo, per due anni, sono stato allenatore in seconda a Beppe Fanelli nella Florens Castellana in serie B2. Successivamente allenatore in seconda di Francesco Montemurro in A2 a Santeramo. Sono tornato a Turi nel settore giovanile per allenare l’under 14 e 16 femminile del progetto di gemellaggio Turi – Castellana. Ricordo il successo con l’under 14 nel campionato provinciale in finale contro il Santeramo di A1”.

Tra le tante ragazze allenate, chi ricordi con affetto?

“Delle mie allieve sono felice dei traguardi di Stefania Topputi, attuale capitano della B2. Ritengo che avrebbe potuto raggiungere risultati ancora più prestigiosi, considerando le sue grosse qualità di atleta se, avesse accettato la richiesta del Castellana allora in B2 e attualmente in A1”.

Perché hai lasciato la pallavolo? Deluso, amareggiato o stanco?

“Sicuramente ero stanco, perché le migliaia di ore, circa venti mila sempre in palestra con pavimentazione in cemento, finestre rotte, ecc. avevano messo a dura prova il mio fisico. Sono contento di aver dato la mia professionalità per quindici anni”.

Mimmo, per concludere, i tuoi ricordi più belli?

“Non ho mai rimpianto di aver scelto nel 1985 di avviare e di accettare la scommessa del volley femminile perché professionalmente e come turese, tale scelta ha contribuito fortemente a creare le basi dell’attuale movimento pallavolistico turese. Considerando l’amicizia con Vincenzo Dipinto, che voleva la mia collaborazione, avrei avuto, forse, un percorso completamente diverso con risultati più appariscenti. Ho sempre auspicato per il bene della pallavolo a Turi, che il numero di persone coinvolte fosse sempre maggiore per evitare che si verificasse una situazione simile a quella che ha contraddistinto la mia storia. A curare tutto eravamo, io, Stefano Orlando e Franco Palmisano”.

 

Nella premessa vi ho lasciato con un “Ma…”. Non volevo anticipare nulla. Dalla chiacchierata con Mimmo Sabatelli, in compagnia di un caffè “al Bacio”, è emerso che è stato molto abile a dribblare alcune domande tendenziose per alimentare qualche polemica. Si sa che per un opinionista se non c’è polemica è come mangiare un brodino. Specie se è abituato a mangiare salato e pepato. Certo che Mimmo Sabatelli manca al Volley turese. È stata una sua scelta appendere il Volley al chiodo. Considerazione fondamentale, quando ammette “in passato la pallavolo era meno spettacolare e più tecnica ma soprattutto disciplinata”. Argomento molto sensibile: la disciplina nello sport. Mimmo ha aperto un portone e noi con grande entusiasmo entreremo con valutazioni e contributi di psicologi e psichiatri. Con il prof. Sabatelli ci siamo lasciati dicendo: “Con i NO si educa, con i SI creiamo ai giovani molti problemi”.

 

Grazie Mimmo

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