OLIVICULTURA, TROPPO OBSOLETI I NOSTRI METODI
Il mercato olivicolo, ancor prima della sua apertura, mostra già un andamento dei prezzi su un profilo basso, pari a 35,00 € al quintale, che risultano essere poco remunerativi per gli agricoltori a fronte di costi di gestioni sempre più alti (contributi, costi di gestione, ecc).
E’ bene porsi delle domande. Ma i nostri oliveti, a basso imput agronomico, sono veramente remunerativi (indipendentemente dal prezzo)? È mai possibile che una coltura che viene considerata da industria possa essere raccolta ancora a mano o con mezzi rudimentali? E l’alternanza di produzione, tipica dei nostri oliveti?
La maggior parte dei nostri impianti sono di tipo estensivo con sesti molto ampi (anche 12×12 m) che andrebbero rinfoltiti con un sesto 6 x 6 m ed in irriguo. Infatti, un impianto ex-novo con un investimento unitario inferiore a 300 piante/ettaro comporta un maggior accrescimento vegetativo ed una maggiore fase improduttiva iniziale al contrario di un impianto intensivo con un investimento unitario almeno di 400 piante/ettaro, per non parlare poi del superintensivo importato dalla Spagna. L’80% della superficie ad olivo pugliese è rappresentata dal sistema tradizionale o estensivo in asciutto, con olivi consociati con vite o altre colture, con potature difficili e pericolose, caratterizzato da un elevato fabbisogno in manodopera sommato ad un elevato costo del lavoro umano, che comporta infine una bassa redditività.
Un importante fattore da considerare è il metodo di raccolta. Di seguito viene ripirtata l’efficienza produttiva di alcuni metodi di raccolta:
Metodo raccolta |
Eff.produttiva Kg/h/operaio |
Brucatura |
15-20 Kg/h/operaio |
Pettinatrice meccanica |
60-100 Kg/h/operaio |
Scuotitore a ombrello rovescio |
100-200 kg/h/operaio |
Appare ovvio che c’è un enorme differenza tra i diversi metodi, considerando che l’olivo da olio va considerato come una coltura da industria che va raccolta meccanicamente. È risaputo, inoltre, che i costi maggiori sono da addebitare alla raccolta, pari al 70% dei costi colturali dell’olivo. Naturalmente è impensabile che un singolo agricoltore con una superficie agricola limitata possa acquistare uno scuotitore, ma nessuno vieta che più agricoltori si uniscano per poterlo acquistare.
Un altro aspetto, poco considerato e ritenuto “normale” da parte di numerosi agricolturi, è l’alternanza di produzione, cioè la successione alternata di un anno di carico ed un anno di scarica. Tale aspetto si ripercuote sui costi fissi aziendali che influenzano negativamente il bilancio aziendale. Le cause scatenanti sono gli stress ambientali (stress idrici e nutrizionali), attacchi parassitari ed i meccanismi che regolano tale fenomeno di natura ormonale e nutrizionale.
Con quanto detto pocanzi non si vuole risolvere tutte le problematiche connesse all’olivicoltura, ma si vuole riflettere sulle tecniche colturali attuali, che risultano essere molto spesso obsolete e costose. Inoltre cosa succederà quando l’integrazione al prezzo comunitario sarà cessato? Tutti i nostri oliveti saranno abbandonati, forse? La mentalità degli agricoltori dovrà cambiare verso una agricoltura tecnologica, innovativa e redditizia.