MENO RIFIUTI, PIÙ ALTA LA TARIFFA. IL VIDEO
Cosa sta succedendo in contrada Martucci a Conversano dopo una sentenza del TAR, un’ordinanza del commissario Nichi Vendola e una sospensione del Consiglio di Stato. In quale discarica si stanno mettendo i rifiuti, quando partiranno gli impianti e se partiranno, come va la biostabilizzazione e perchè ci sono i gabbiani, dove sarà smaltito il CDR, quale sarà la tariffa di conferimento dei rifiuti agli impianti e quale quella relativa allo smaltimento del CDR. Infine, che riflessi avrà la raccolta differenziata spinta porta a porta sulla remuneratività degli impianti complessi costruiti dalla Progetto Ambiente e, forse, gestiti da questa stessa società. Questi sono gli argomenti sui quali abbiamo “interrogato” Rocco Lombardi, Carmine Carella e Antonio Albanese.
Chi sono è presto detto: Lombardi è presidente e amministratore unico della Progetto Ambiente e amministratore unico anche della Lombardi Ecologia; Carella è l’ingegnere che ha progettato gli impianti e ne ha diretto i lavori di costruzione; Albanese è anche lui amministratore della Progetto Ambiente oltre ad esserlo pure della CISA, società che – nella Appia Energy con la Marcegaglia – gestisce l’inceneritore di Massafra (unico attivo in Puglia).
Gli argomenti erano tanti, l’intervista, dunque, dura circa quaranta minuti. E’ divisa in tre parti ed è audio, montata come un video.
La versione completa dell’intervita la pubblicheremo a breve. Quella che vi anticipiamo qui è una sintesi di dieci minuti incentrata su due argomenti importanti: la vecchia e la nuova discarica e la dinamica alquanto perniciosa relativa alle minori quantità di rifiuti in ingresso agli impianti dovuta alla raccolta differenziata.
Gli impianti nel bacino BA/5, come quelli che
Abbiamo chiesto al rag. Albanese cosa succede se i comuni conferiscono il 50% dei rifiuti in meno così come dovrebbero fare secondo il Piano regionale rifiuti. La risposta è stata chiara, come sentirete nell’intervista: non si può pretendere che la società lavori in perdita. Se i rifiuti diminuiscono bisogna agire sulla tariffa perchè bisogna “salvaguardare gli equilibri economici e finanziari” della gestione dell’impianto.
Dunque, meno rifiuti arriveranno alla piattaforma, più alta sarà la tariffa di conferimento, e non può che essere così, come ha spiegato il rag. Albanese.
“Non è pensabile – ci ha detto l’altro ieri – poter immaginare che la gestione di un impianto possa essere fatta sotto costo”. “Non è la logica dell’impresa – ha aggiunto l’amministratore delegato della CISA – è la garanzia che sia svolto un servizio pubblico di primaria necessità nei termini e nei modi previsti contrattualmente”. “Se io ho previsto di guadagnare il 10%, non solo tu mi devi garantire l’equilibrio economico finanziario, tu mi devi garantire l’utile che ho previsto quando ho fatto la gara. Quindi io devo continuare a guadagnare quel 10% previsto inizialmente” ha chiosato Albanese.
Questa è pura e legittima logica economica sulla base della quale le imprese private si muovono, operano, quando sono chiamate ad investire denaro magari per un servizio pubblico come lo smaltimento dei rifiuti. Che sia
Qui siamo di fronte a una situazione che ha dell’assurdo.
I comuni sono chiamati per legge a fare la raccolta differenziata in percentuali sempre più ambiziose, la regione Puglia (Fitto–Vendola) pianifica e fa costruire un sistema impiantistico che, paradossalmente, disincentiverà proprio la raccolta differenziata, a meno che i cittadini non si rassegnino a pagare tariffe più alte a impianti che da loro vogliono la totalità dei rifiuti, se no vanno in perdita.
Ora, è evidente che le responsabilità di una assurdità del genere non sono delle imprese che gestiranno quegli impianti. Le responsabilità sono preminentemente politiche, di una regione che ha pianificato e fatto costruire un sistema impiantistico che contrattualmente, dai cittadini pugliesi, vuole tutti i rifiuti che producono, tranne quello che si differenzia oggi.
Forse non era il caso – e questo è un problema nazionale, di scelte governative – affidare al “libero mercato” un servizio di pubblica utilità come la gestione dei rifiuti. Mettere nelle mani delle imprese private un servizio di cui i comuni sono obbligatoriamente chiama a servirsi, significa sottoporre quel servizio a logiche d’impresa, significa garantire a quelle imprese un “vitalizio” a spese dell’efficienza, della economicità di cui pure parla la legge che regolamenta la gestione dei rifiuti in Italia.
A breve l’intera intervista
Buona visione