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NOVENA DI NATALE, TURI SI RACCOGLIE IN PREGHIERA

novena

Nei momenti che precedono il giorno, la notte si fa più nera, il freddo più pungente. Decine di persone si dirigono verso la chiesa Madre. Moltissime a piedi, sfidando il freddo di queste notti con guanti e sciarpe e con passo svelto. È qui che il buio diventa luce e il freddo calore. Un saluto ai conoscenti, poi l’attesa per il canto d’ingresso.

Così decine di turesi dal 16 dicembre trascorrono le prime ore del mattino partecipando alla novena di Natale, che, più di tanti altri momenti, sa mescolare spiritualità e tradizione, voglia di pregare e di stare insieme, mentre si attende la festa più bella dell’anno.

Benedetto XVI, in occasione del 150° anniversario del “dies natalis” di Giovanni Maria Vianney, patrono di tutti i parroci del mondo, ha indetto un “anno sacerdotale”, un anno che serva a rinvigorire la fede e l’entusiasmo di tanti preti, prendendo spunto da una frase cara al curato d’Ars: “Il sacedon_giovannirdozio è l’amore del cuore di Gesù”.

Rispondendo all’invito del Santo Padre, l’Arciprete don Giovanni Amodio ha scelto per questa novena nove parole chiave, nove diversi argomenti che, rimandando ai sacramenti e alla quotidianità della vita del sacerdote, possano ripercorrere la figura del prete: chi è? com’è? come dovrebbe essere? Si va da “uomo dell’ascolto” a “servo della verità”, da “uomo della comunione” a “uomo libero”.

La prof.ssa Carmela Vittore ha realizzato nove splendidi disegni che ricalcano il tema del giorno. Ogni mattina ne viene mostrato uno, mentre i disegni dei giorni precedenti vanno ad abbellire una delle colonne della chiesa, segno tangibile del percorso fatto.

Dall’altare, a fare da capanna alla sacra famiglia, campeggia una scritta evocativa del messaggio di questa novena: “Servire è gioia”.

La novena di Natale 2009 è così diventata uno spunto per don Giovanni, giunto al nono anno di servizio nella comunità di Turi, per tirare, tra le righe, le somme di questi anni. “Non so se stiate apprezzando – ha detto ieri mattina – quanto sia difficile riuscire ad aprirsi così come sto facendo io con voi. A fare le “prediche” non ci vuole niente! È invece difficilissimo parlare di sé.”

La chiesa è gremita in ogni ordine di posto: si recuperano tutte le sedie di cui la parrocchia dispone, ma non bastano mai. Persone di tutte le età: anziani, che sono in chiesa già alle cinque per poter “prendere posto” e non rischiare di restare in piedi, famiglie con bambini, giovanissimi, che, accatastati gli zaini in una delle cappelle, si assiepano nelle prime file, e tra una preghiera e l’altra, pensano al compito in classe di qualche ora dopo.

Ogni mattina, a metà messa, si “accende una luce”: è il simbolo della veglia che ogni mattina di più, si avvicina alla conclusione, alla festa del Natale del Signore.

Il padre nostro, pregato a gran voce, mentre tutti si danno la mano a formare un’unica catena di persone, è il culmine del sentimento di unità, della bellezza di vivere assieme quest’attesa, mentre dalle finestre della chiesa, si intravede la notte lasciare spazio alle prime luci dell’alba.

A messa finita, il silenzio di raccoglimento diventa brusio di saluti, sorrisi, abbracci. È mattina. Si va a scuola o a lavoro, o si torna a casa. Prima però per alcuni è d’obbligo la sosta in sala teatro. C’è sempre qualcuno che, con grande spirito di generosa discrezione, prima della messa ha lasciato una ciambella o una borraccia di caffè e cioccolata calda. Si fa colazione insieme, e quando si va via, si ha la netta sensazione che sarà una bella giornata.

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