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Cultura

AISLA CONCERTO PER ANTONIO VOLZA




 

Insieme
ad Antonio, per combattere la Sla

 

27 novembre.
Palazzo Marchesale

che respira un’aria quasi natalizia. Si rinnova, per il quarto anno,
l’appuntamento con il Concerto per Aisla, un momento fortemente voluto dagli
“amici di Antonio”, una serata di musica e riflessione sulla Sclerosi laterale
amiotrofica, malattia “rara” ma che sa al tempo stesso lasciare il segno in
tutti coloro che ne sentono parlare, anche solo per una volta.

 

 

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La prof. Teresa
Mirizio,

una voce emozionata, introduce la serata, che non può cominciare se non con il
saluto di Antonio Volza, che segue questa serata in diretta, dalla sua casa. Le
parole di Antonio, la voce al tempo stesso fredda e densa di significato come
può essere solo la dizione perfetta del sintetizzatore vocale, traduce il
movimento dei suoi occhi.

 

Piano prendono forma i
suoi auguri di Natale, il ringraziamento alla famiglia e agli amici, la
combattività di chi sa di dover lottare non solo contro una malattia “paradossale,
perché mentre la scienza ti permette di vivere, la società ti considera un
peso, una spesa superflua
”, ma anche con le esasperanti lentezze della
burocrazia, specialmente del Sud.

 

Dopo un lungo e
commosso applauso, prende la parola Antonia Casamassima, referente
dell’Aisla-Taranto, malata di Sla da sei anni. “Io mi sono messa nelle mani
del Signore
– parla piano, con un tono chiaro e pulito –solo così posso
affrontare questa sofferenza
”.

Infine,
il concerto del Nino Rota Cello Ensamble, diretto magistralmente dal calore del
maestro Michele Cellaro.

 

 

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Alla musica il compito di dire
le cose che non si possono dire; a Rota, Rossini e Modugno il compito di
stemperare le paure, le ansie, di dipingere, nell’ascolto attento e sognante,
fra gli applausi dei presenti, nonostante tutto, un’indefinita sensazione di
speranza.

In
disparte, discretamente, si raccoglievano fondi per l’Aisla, perché in futuro
quelli che oggi sono timidi tentativi di studio diventino mezzi per combattere,
e sconfiggere, la Sla.

 

Si è parlato di questa malattia
come mostro, bestia, che stravolge la vita, che fa ammalare la famiglia, che “uccide
il corpo mentre il cervello… l’anima, restano in vita”

 

“La malattia non
porta via le emozioni,
i sentimenti, e fa capire che l’essere
conta più del fare. Può sembrare paradossale, ma un corpo nudo, spogliato della
sua esuberanza, mortificato nella sua esteriorità, fa brillare maggiormente
l’anima. “

Mario
Melazzini –  presidente Aisla

 

 

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