OCCHIO… ALLE PAGELLE DI METÀ MANDATO
Vincenzo Gigantelli. Sindaco. Sornione. Soporìfero. Sorriso tra i denti. Sguardo Salace. Sarcasmo da vendere. Sembra uno Stinco di Santo. Stimato (Soprattutto da Se Stesso). Santificato (da don Giovanni). Ma non Si è Stufato ancora di fare il Sindaco? Come Stravolge lui il Suo programma elettorale non lo Stravolge nessuno. Senza colpo-ferire mette i Saldi Stagionali all’ex cinema Zaccheo. Sogna 36 appartamenti al posto del Cinema. Sognatore di una Turi Stracolma di Strutture in cemento. Spudoratamente. Voto: 5.
Franco D’Addabbo. Vice-sindaco. Mezzo Mandato a Mediare fra chi la Minestra la vuole fredda e chi la vuole calda. Mediatore di Medio valore. Media fra Tundo e Tateo. Media qui, Media lì e spiega tutto ai Mass-Media nei Minimi particolari. Spiega Molto Meglio di come e di quanto agisca. Voto: 5.
Antonio Tateo. Esterno ambidestro. Tutto-fare di centro-campo. Tuttòlogo del Comune. Tutto-deve-passare-dalle-sue-mani. Onnipresente, onniscente, onnìvoro. Non per niente viene chiamato il Deus-ex-machina dell’Amministrazione-Gigantelli. Chiamato per farla vivere per tutta la legislatura. E lui si danna di brutto. Per ora è il migliore di tutti. Dove ‘tutti’ sta per “più-che-mediocri-meno-che-sufficienti”. Auguri. Voto 7.
Gianfranco D’Autilia. Dopo il passaggio-goal di Ronaldinho a Pato, quello dell’assist-men Gianfranco è il più bel ‘passaggio’ della politica turese. È stato un passaggio da minoranza-opposizione a maggioranza-Giunta con finta di rimanere e invece, grazie ad un dribbling… è andato. Secondo voi, uno che fa 2 anni da oppositore e quindi l’assessore della Giunta che lui attaccava, può avere un voto? Voto: non c’è voto per D’Autilia.
Paolo Tundo. Mezzo mandato a tutta birra, vissuto pericolosamente, a caccia di visibilità, di voti, di guai. È con ogni probabilità il politico più determinato, più deciso e più ‘amato’ dai turesi. Peccato che la competenza lasci a desiderare. Ma, scusate, Paolo il suo tempo o lo dedica al suo elettorato o a sbrigare ciò che riguarda le competenze del suo assessorato. Mica È Mandrake! Voto: 5 e mezzo.
Giacomo Valentini. L’agricoltore giusto all’assessorato giusto. Ma la tanta voglia di diventare assessore all’agricoltura come si è andata sviluppando? Solo l’ordinaria amministrazione. Ci si aspettava di più. Francamente. Si è impantanato nella palude della DOP alla Ferrovia e non ne viene fuori. Ma lui è l’uomo del pistacchio e l’uomo del pistacchio non ha detto… DOP! Ha detto però che risolverà tutto Dop(o). Voto: 5 e mezzo.
Modesto Cazzetta. Modesto, diciamo che ha dato speranza a tutti i giovani. Ha dato la possibilità di dire e dirsi: “Se Modesto Cazzetta è diventato assessore, che mi manca per diventarlo anche io”? Modesto si è messo in luce per l’umiltà, l’educazione, la gentilezza. Riguardo alle competenze specifiche, ha studiato ma le lacune erano e sono rimaste troppe. Sarà per il prossimo mandato. O per la prossima… vita. Voto: 5.
Teresita De Florio. Teresa finora si è molto applicata. Si è messa testarda, ha ingoiato qualche rospo, qualche tiratina di orecchi dal sindaco, qualche frase sarcastica di qualche collega, ma ha tirato dritto per la sua strada. Vuole portare a termine il mandato e sta ‘buona-buona’ al posto suo. Sta diventando adulta. Si sta calmando. Che fine ha fatto la fanciullina che era in lei? Comunque, alcune cose buone le ha fatte, altre le potevano riuscire meglio. Sul pedibus stendiamo un velo pietoso. Che È meglio. Voto: 6.
Pino Carenza. Ha intrapreso una battaglia senza quartiere per la sistemazione del canile. Qualcosa di personale. Dopo metà legislatura però, almeno può dire: “Nà còse so’ fàtte ma la so’ fàtte ‘bbòne”. Sistemato il canile ora bisogna dargli un altro compito, altrimenti è capace che si mette di nuovo a parlare di falchetti che dovrebbero divorare i colombi in eccesso. E su questo argomento è capace pure di stremarci. Voto: 6.
Gianpiero Luisi. Un gran brav’uomo. Umanità e umiltà da vendere. Il classico politico non-politico. Si mette ‘tranquillo-tranquillo’ in Consiglio comunale e non parla, non tossisce e trattiene il fiato. Il suo lavoro? Ascoltare, ascoltare e ascoltare. Ma il nostro eroe-martire ha dosi massive di pazienza. In 2 anni e mezzo gli cambiano deleghe, gli aggiungono deleghe, gli tolgono deleghe. Ma di lui ci si ricorda soltanto per la… presenza. Voto: 5.
Dina Spada. Chi non ricorda come l’amministrazione in un colpo solo si liberò sia dello scuola-bus che della Spada? E da allora la dottoressa ha spesso disertato le sedute di consiglio comunale. Questa è stata una brutta storia. Da non dimenticare. Solo che a patirne è stata soltanto la Spada che ha perso poltrona, iàscene e iùve. Sono stati per lei 2 anni e mezzo di bocconi amari da ingoiare. Ma lei staziona vicino al fiume e aspetta la… vendetta. Legislatura sfortunata per la Spada. Almeno per il momento… Voto: senza voto.
Vito Totaro. Un veterano della politica che in questi 2 anni e mezzo ha fatto tanto. Ha vissuto, contando i giorni uno dopo l’altro, nell’attesa di diventare assessore allo sport, da sempre il suo habitat naturale. E tutto questo ‘contare giorni’ come chiamarlo se non lavoro? Diciamo che è un lavoratore socialmente (in)utile. Voci di corridoio lo danno al posto di Giacomo Valentini. Nell’attesa va in Consiglio comunale a svernare. Anzi, ad alzare e ad abbassare la mano. Insomma, a fare ginnastica. Voto: senza voto.
Piero Palasciano. Come da Pediatra è Preparato a Puntino, così da Politico è Proprio Im-Provvisato. Im-Palpabile. Im-Presentabile. Im-Pacciato. Im-Pappinato. Im-Percettibile. Im-Perito. Im-Preparato. Im-Proponibile. Voto: 5.
Michele Boccardi. Poteva fare il sindaco e non l’ha fatto. Doveva fare il capogruppo per i cinque anni invece ha lasciato. Doveva ogni sei mesi relazionare su come si stesse procedendo col programma elettorale e non l’ha voluto fare. Poteva far tutto e non ha fatto nulla. Diciamo nulla rispetto a ciò che ci si aspettava dall’uomo nuovo della politica turese. L’uomo che avrebbe potuto cambiare Turi e invece Turi ha cambiato lui. Ora si aspetta, alle Regionali del 21 marzo prossimo, di raccogliere per come e quanto ha seminato. Voto: 5.
Giuseppe De Novellis. Per 2 anni cerca di resistere agli attacchi degli esponenti della minoranza-opposizione che chiedono spiegazioni sui ritardi del Palazzetto e su altri lavori appaltati ma fermi. Da qualche mese cerca di attaccare la maggioranza sulle cose che per due anni lui stesso difendeva strenuamente. E dopo tanti litigi con quelli della minoranza, tiene un comizio insieme a loro contro la ‘sua’ Amministrazione. Stato confusionale. Voto: 5.
Franco Petrera. Per 2 anni si sta buono all’ombra dell’Amministrazione Gigantelli. Poi il colpo di scena, il colpo di teatro, il colpo di testa. Dice di volersi togliere dei sassolini dalle scarpe. Ma, altro che sassolini! ‘Specchie intere’. Decide di passare all’opposizione pur restando nel Pdl. Tiene un comizio insieme a esponenti della minoranza e chiede ufficialmente le dimissioni del sindaco Gigantelli. Insomma un Petrera Pirotecnico Pimpante Prorompente Pronto-a-tutto e, finalmente, Politico… Protagonista. Voto: 6.
Domenica Lenato. Indicata da tanti come la grande promessa della politica turese. Dopo un inizio più che buono decide di ‘abbandonare’ (anche lei) il sindaco ad un destino diverso dal suo. Il lavoro la spinge lontano da Turi e politicamente si ritrova a fianco di Petrera a sostegno di Onofrio Resta e relegata all’opposizione. La ragazza ha tutte le qualità per emergere. Peccato che siano tutte inespresse. Voto: senza voto.
Natalino Ventrella. Vulcano di idee. Ne ha più lui in un minuto che la Giunta Gigantelli in un mese. Sempre a caccia di idee nuove ma anche riciclate, differenziate, d’annata, dannate, datate. Tutte le idee sono buone per lui. Basta che respirino. Ha fondato il partito degli Ex. Lui che È ex-Udeur, ex-amico-di-Tina-Resta, ex-Tutti-per-Turi. Indeciso se da grande fondare il partito degli ex o puntare al centro e fare da… centrino. Voto: 6.
Tina Resta. Come il vino, mentre il tempo passa, lei migliora. Il suo comizio in piazza Silvio Orlandi è devastante, prorompente, pieno di Turesità. Peccato che rovini tutto con ‘dubbi’ calcolati, con ‘indecisioni’ che sembrano studiate a tavolino. Con tentativi di farsi amici tutti i turesi. E intanto mescola e ri-mescola le carte per l’ennesima volta. Cerca di comparire sulla stampa locale una settimana sì e l’altra pure. Il suo gioco è chiaro: ama tutti e prende le distanze da tutti. Sta maturando la sua candidatura a sindaco. Congratulazioni. Voto: 6.
Mimmo Leogrande. Una intelligenza politica di prim’ordine. La preparazione dell’uomo non si discute ma il suo è stato un periodo di grande nervosismo. Fa coppia con la Resta a chi per primo si fa venire la voglia di andarsene a casa abbandonando il Consiglio comunale. Commovente ma mai patetico quando tenta con tante parole e tante frasi appropriate di far capire ai presenti in Consiglio dove il sindaco sbaglia. Voto 5 e mezzo.
Nicola Perniola. Per metà mandato abbiamo ascoltato i suoi silenzi. È pure vero che il silenzio è d’oro ma non esageriamo. Vi immaginate un Consiglio comunale con tanti Perniola? Ma il suo credo è chiaro: Risolvere i problemi di Turi stando zitto. Certo mi direte: chi tace acconsente. Ergo, Nicola Perniola è d’accordo su tutto ma soprattutto è d’accordo con tutti. Un mito! Voto: senza voto.
Pietro Risplendente. Lo ammetto, non lo conoscevo. È stata la sorpresa di questo Consiglio comunale. Risplendente è un ‘signore’. Mai una frase in più, mai una frase in meno. Sembra programmato per essere perfetto. Finalmente un politico che quando dice di sì è sì e quando dice di no è no. Promette una cosa? La mantiene. Dà un appuntamento. È lì puntuale. Del Pd È l’unico consigliere comunale, ma fa da segretario-vicario, da addetto stampa e dà il volto al partito. Se il partito è credibile tanto merito va a lui. Complimenti. Voto: 7.