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SETTIMELLI: LE PAROLE DEI LAGER

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Nel pomeriggio di ieri, Alina Laruccia, responsabile del Presidio del Libro di Turi, presso la Scuola Media “R.Resta”, ha presentato Leoncarlo Settimelli, autore de “Le parole dei lager”.

Al pubblico, composto dagli alunni delle terze classi della scuola, dai loro docenti ed alcuni genitori, i ragazzi di 1°e 2° hanno mostrato una scena ispirata al libro dell’autore.

Chiacchierata con Settimelli – subito dopo, l’autore ha voluto intrattenersi coni ragazzi e parlare con loro dei motivi che lo hanno indotto a scrivere questo libro. “Arbeit Macht Frei”, il lavoro rende liberi. Così ha iniziato a presentare la sua opera. “Non ci eravamo resi conto di quanto peso avessero le parole del ricordo: di quanto dietro una parola si possa celare una storia, una vita”. Sottotitolo del libro è: “Dizionario ragionato della Shoah e dei campi di concentramento. Non si tratta di un vero e proprio dizionario, ma ogni parola trascina con sé una storia, un racconto, una memoria, trasformando il libro in un puzzle di vite e di ricordi, di orrore e, in fondo, di speranza: solo la memoria può evitare il ripetersi degli abominii del passato. Questo lavoro di ricerca minuzioso nasce dalle testimonianze dei deportati, dalle parole delle canzoni dei lager”. Parole che restano incise nelle coscienze, che non si possono più rubare.

Diverse sono state le domande rivolte all’autore dai ragazzi.

Perché ha deciso di scrivere questo libro?

“È il terzo libro che scrivo sull’argomento perché quando è accaduta questa tragica vicenda, io c’ero. Ricordo che un giorno i miei genitori portarono a casa una ragazzina, Marcella Millul, ebrea. Io avevo solo 7 anni e non immaginavo cosa significasse essere ebreo. Io e la mia famiglia siamo cresciuti con questa ragazza, come fosse una sorella, e per questo motivo sento il bisogno di raccontare cosa è stato il nazismo, uno degli episodi più tragici della nostra storia.

Furono solo motivi di fame e lavoro che spinsero i tedeschi a votare Hitler?

“Purtroppo queste pagine di storia non sono state scritte solo dalla follia di un uomo. Piuttosto, lui per farsi votare promise cibo e lavoro per tutti i tedeschi. Sono i bisogni materiali che spingono le persone a compiere azioni e furono queste le cause che lo portarono al potere. Imputava la ragione di tutto agli ebrei, abili maestri nelle finanze e nell’imprenditoria. Pensavano che ‘togliendoli di mezzo’, ne avrebbero giovato”.

Pensa che i sopravvissuti si vergognassero di quanto loro accaduto?

“Mi è capitato di ascoltare la testimonianza di qualche sopravvissuto e mi sono reso conto che subito dopo la loro liberazione, molti di loro, vennero definiti folli per le cose che raccontavano. Solo con il passare del tempo si è invece capita l’importanza delle testimonianze”.

Perché crede che la Chiesa non è intervenuta a fermare questi orrori?

“Non conosco i motivi, o meglio, non so se ha fatto qualcosa. Immagino che volesse preservare buoni rapporti con la Germania”.

Alla fine dell’incontro, Leoncarlo Settimelli, autore e musicista, ha offerto ai presenti un brano toccante sulla shoah, seguito da un lungo e caloroso applauso.

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