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In marcia per difendere il lavoro

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Da qualche settimana si susseguono, sui media locali, le notizie riguardanti una delle aziende più conosciute della Puglia: Ansaldo caldaie di Gioia del Colle. A causa della crisi che ha colpito l’azienda, questa ha comunicato ai suoi dipendenti che entro il prossimo 10 aprile collocherà in mobilità, centonovantasette dipendenti. Famiglie che resteranno senza uno stipendio, padri che non potranno garantire una vita dignitosa ai loro figli, rapporti che si incrineranno perché oggi, tutto, è mercato, è economia. Dinanzi a questa procedura di licenziamento, dipendenti, sostenitori, parti politiche si sono schierate per aiutare queste famiglie, chiedendo di intervenire, augurandosi di non scrivere la parola fine su un’altra realtà industriale italiana. Una grande marcia, si è svolta, perciò, sabato 7 febbraio, a cui ha partecipato anche il circolo di Sel Turi. Ne parliamo col suo segretario, Fabrizio Resta.

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Sabato mattina Sel Turi ha marciato a Gioia del Colle. Qual è il motivo di questa partecipazione?

“Ansaldo Caldaie è una società del Gruppo Sofinter Spa., leader nel settore della progettazione, costruzione ed installazione di caldaie di grande taglia per impianti di produzione di energia elettrica. Attualmente la società occupa a Gioia del Colle un dirigente, 46 impiegati e 150 operai . Il 29 maggio2014, acausa di un forte calo produttivo, lo stabilimento gioese è ricorso alla cassa integrazione; successivamente prorogata di 13 settimane. Ora l’azienda ha avviato la procedura per il licenziamento collettivo dei 197 dipendenti che dovrà avvenire entro il 10 aprile 2015, nonostante l’aggiudicazione di diverse commesse che si attendevano da tempo. Le motivazioni si basano, secondo la dirigenza dell’Ansaldo, al crollo degli ordini dovuto all’l’eccessiva incidenza del costo del lavoro sulla competitività. L’azienda ha infatti evidenziato, tramite comunicazione ai sindacati, che il costo medio orario dell’unità produttiva di Gioia del Colle è di 38 euro, mentre nei Paesi low cost (Romania in Europa, ma anche Corea e Cina) è di 10. Il circolo di Sinistra Ecologia Libertà di Turi, così come gli altri circoli del partito, insieme ai nostri dirigenti provinciali e regionali, nonchè all’On. Annalisa Pannarale, ha deciso di camminare al fianco dei lavoratori, per esprimere il nostro pieno appoggio alla loro lotta in difesa del lavoro e contro le politiche di delocalizzazione, indotte da una globalizzazione senza etica e morale”.

Qualche giorno fa, il viceministro allo sviluppo economico Claudio De Vincenti ha chiesto «un ripensamento, ricercando una nuova soluzione industriale che eviti la chiusura della fabbrica» e quindi il licenziamento di 197 dipendenti.

“Più che un invito a ripensarci, è stato un vero e proprio rifiuto. La soluzione proposta dai rappresentanti aziendali non ha convinto il viceministro, così come l’assessore regionale pugliese al Lavoro, Leo Caroli, le istituzioni comunali di Gioia del Colle e Noci e tutte le rappresentanze sindacali regionali e nazionali, intervenute al tavolo di concertazione sulla vertenza al Mise, sostenendo che serva «un processo di riorganizzazione profonda» con la ricerca di «tutte le possibili soluzioni alternative». Siamo soddisfatti sia della risposta del Viceministro, così come dell’attenzione rivolta a questi operai, anche se continuiamo a sostenere che in Italia ci sia un bisogno vitale di un serio piano di sviluppo industriale che metta in relazione impresa e mondo della ricerca, ed in questo il governo Renzi è tutt’ora latitante”. 

Cosa vi augurate per il prossimo 16 febbraio, giorno in cui è previsto il prossimo incontro al Mise e la presentazione di un nuovo piano di ristrutturazione.

“In questo momento i lavoratori dell’Ansaldo hanno bisogno dello sforzo di tutti i livelli istituzionali nazionali, accanto a quello della Regione e dell’assessore al Lavoro Leo Caroli, già impegnati in questa direzione. Crediamo che sia compito di tutte le forze politiche Vigilare su questa vertenza affinchè il governo e il Ministero dello Sviluppo economico sappiano garantire la stessa determinazione e chiarezza per scongiurare la perdita di ogni posto di lavoro.

Auspichiamo che la sinergia tra la Regione Puglia e il Ministero riesca a trovare soluzioni che possano portare al rilancio immediato dello stabilimento e alla salvaguardia dei posti di lavoro”.

Il caso Ansaldo è compatibile con altre situazioni aziendali italiane, dove il costo del lavoro è nettamente più alto rispetto ai “Paesi low cost” (come Romania, Corea, Cina…)… Cosa potrebbe fare la politica in questo senso? Come si potrebbe contrastare questo “necessario” desiderio delle imprese italiane a spostare la loro manodopera in questi paesi a minimo costo? 

 

“Troppo facilmente oggi si tende a rilanciare la competività di un’azienda tagliando i costi del lavoro. L’economia nazionale, per uscire da questa terribile crisi, non ha bisogno delle politiche Renziane di austerità, che aggravano ulteriormente il male che si vuole curare. Anzichè tagliare i diritti, bisognerebbe invece migliorare le tecnologie produttive, promosse attraverso sgravi fiscali, permettendo alle imprese di puntare sugli investimenti in innovazione ed automazione, oltre che favorire la sicurezza e formazione del lavoro. L’Italia non attrae le imprese, non attrae investimenti, non attrae “cervelli”, anzi li fa scappare, sia per le cause sopra elencate ma principalmente perchè non valorizza la meritocrazia e per il diffuso malaffare. Infatti, secondo il rapporto annuale dell’organizzazione Transparency International, siamo i primi in Europa per la corruzione. Purtroppo da parte dell’attuale governo leggiamo solo tanti slogan; sarebbe il caso di “cambiare verso” per davvero”.

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