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“La Commissione di Controllo è un semplice alibi”

zaccheo

La replica del capogruppo Giannalisa Zaccheo. Le dichiarazioni di Palmisano sono “un pretesto per avvicinarsi alla maggioranza in vista delle prossime elezioni”


Che si sia trattato di un “equivoco” comunicativo o di un piano studiato a tavolino, la designazione dei membri della Commissione di Controllo ha aggravato la frattura interna alla minoranza, ipotecando la possibilità di sanarla. Tant’è che Angelo Palmisano, denunciando su queste colonne il “comportamento scorretto” del Gruppo Misto, ha escluso qualsiasi futura collaborazione politica.

Sul punto, vi proponiamo la replica del capogruppo del Gruppo Misto, Giannalisa Zaccheo, che offre una diversa lettura delle dichiarazioni di Palmisano.

Dall’incredulità allo sgomento

«In tutta franchezza, quando ho letto le prime righe delle dichiarazioni rilasciate da Angelo Palmisano su questo giornale sono rimasta a dir poco incredula: ma davvero sta polemizzando per la nomina dei componenti della Commissione di Controllo?

Leggendo oltre, l’incredulità si è trasformata in sgomento: Palmisano promette “di lottare” contro la minoranza di cui lui stesso fa parte e confrontarsi con la maggioranza. Oggi che la maggioranza si regge su un solo voto?».

Molte domande…

A questo punto allo stato di sgomento e di incredulità sono subentrati questi interrogativi: perché montare un caso che non esiste? Perché raccontare una versione dei fatti che non corrisponde al vero, nel denunciare un comportamento scorretto del gruppo Misto, quando la nostra lealtà è documentata da un mio messaggio WhatsApp, a lui destinato, con il quale gli comunicavo molti giorni prima, e dopo aver sentito gli altri componenti del gruppo, la proposta che avremmo formalizzato in Consiglio?
Perché non sollevare per tempo le sue doglianze, così da dipanare la controversia (o forse solo l’equivoco) sorta tra noi?
Perché non raccontare al giornale che il gruppo Misto, alla fine del confronto in Consiglio, era pronto ad accogliere le sue istanze, che poi ha declinato?».

e qualche risposta…

«La risposta me la sono data leggendo attentamente le parole dello stesso Angelo Palmisano e ricostruendo i fatti così come emergono dagli atti del Consiglio. Temo che Palmisano, ormai ad un anno e mezzo dalle prossime elezioni comunali, stia cercando “casa” altrove, lì dove si sente a suo agio, da quella parte dove ci sono i suoi compagni con i quali ha condiviso l’ultima campagna elettorale, che gli è costata ben due consiglieri di Patto per Turi. Una casa di destra, quella che rispecchia il suo vero credo politico, certamente molto distante da quello del PD che lo ha voluto candidato sindaco di “Patto per Turi”».

Uno “scambio di amorosi sensi” con la maggioranza

«La Commissione di Controllo è un semplice alibi che si è costruito per annunciare sin da ora che “nella prossima competizione elettorale, il sottoscritto non scenderà di certo con quella parte di minoranza che ha dimostrato di non saper fare squadra”. Palmisano ha colto il pretesto per annunciare la direzione che sta prendendo, anche in seno all’attuale Consiglio: da ora in poi “mi confronterò con la maggioranza” e “lotterò anche con – intendeva dire contro, evidentemente – la minoranza”.

Nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale, questo “scambio di amorosi sensi” tra “Patto per Turi” e la maggioranza è emerso senza neanche troppi veli; infatti, la maggioranza ha votato a favore per la nomina di Angelo Palmisano e Sergio Spinelli rispettivamente nella seconda e terza Commissione, mentre si è astenuta nella votazione dei nuovi componenti della Commissione di Controllo. Singolare, direi!

Tutto chiaro, non c’è nulla da aggiungere. Buona fortuna, Angelo, sappi solo io non ingaggerò mai una lotta contro nessuno. Svolgerò al meglio delle mie possibilità il mandato ricevuto dagli elettori, e cioè quello di fare opposizione alla maggioranza, non ai componenti della minoranza. Così come ho dimostrato quando, uscendo da “Patto per Turi” – per fatti a te ben noti – pur avendo il diritto di chiedere di entrare in tutte le Commissioni, non l’ho fatto, perché, nonostante le divergenze, ho sempre pensato che la minoranza dovesse muoversi in un’unica direzione».

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