Fotografata a Bari la “pantera nera”: in realtà è un serval
I Carabinieri forestali, grazie all’impiego dei droni, sono riusciti a fotografare il felino a nord di Bari: è una femmina, seguita dai suoi cuccioli e non è pericolosa per l’uomo
Nella giornata di martedì 23 febbraio, un agricoltore turese segnalava alla stazione locale dei Carabinieri la presenza, nell’agro di Turi, di una pantera nera capace di destare, nelle settimane precedenti, le preoccupazioni di sindaci e cittadini di diverse città pugliesi. I militari, quel giorno intervenuti assieme alla Forestale di Gioia del Colle, avevano ispezionato le campagne limitrofi al luogo dell’avvistamento, rintracciando un grosso cane di colore scuro, che per stazza e colore aveva probabilmente tratto in inganno l’agricoltore. La notizia venne da noi riportata su queste colonne, suscitando la curiosità e le ironie dei più scettici. Effettivamente, le pantere sono solite vivere in habitat che poco hanno a che vedere con le campagne pugliesi, se non fosse che, sin dai primi avvistamenti, si vociferava sulla possibilità che il felino fosse giunto illegalmente fin qui; un’ipotesi, questa, che resta in piedi tutt’oggi, nonostante la vicenda sia divenuta improvvisamente più chiara.
COLPO DI SCENA
Il colpo di scena è avvenuto domenica 25; come riportato da svariate testate giornalistiche del barese, infatti: “L’ultimo avvistamento è avvenuto nel quartiere San Paolo di Bari, dopo le denunce di alcuni residenti che hanno allertato le forze dell’ordine alla vista della sagoma del grosso felino nero. Le ricerche, come riportato da Telenorba, si stanno concentrando in queste ore nelle campagne tra il quartiere San Paolo e l’aeroporto ‘Karol Wojtyla’. Le immagini dei droni messi in campo dai carabinieri forestali sembrerebbero però mostrare la presenza di un esemplare di ‘serval’ (scientificamente conosciuto come Leptailurus serval), gatto selvatico originario della savana africana. Si tratta di una femmina, vista la presenza di alcuni cuccioli nella tana in cui si è rintanato al momento il serval, forse spaventato dal rumore generato durante le ricerche che proseguiranno nelle prossime ore, finché l’animale e i suoi figli non saranno messi in sicurezza. Il grande felino è annoverato come specie protetta e ne è vietata la commercializzazione”.
Nel giro di qualche ora, la notizia è stata ripresa anche dalla redazione del TgNorba: l’emittente televisiva ha aggiunto che l’animale avrebbe le dimensioni di un dobermann. Suggestioni e dietrologie, alla luce di questo paragone con un dobermann (cane di grossa taglia), si sprecano, considerando che l’avvistamento di fine febbraio a Turi ha innescato ricerche che hanno poi rivelato la presenza per l’appunto di un grosso cane – piuttosto che di una pantera. All’epoca, inoltre, l’ipotesi che si trattasse in realtà di un serval non era stata nemmeno formulata. Come sopra riportato, infatti, per poter far chiarezza sulla vicenda è stato necessario l’impiego dei droni; le testimonianze, siano esse state vere o false, “pulite” o ingigantite – magari dalla paura, non erano ancora riuscite a consegnare fotografie dell’animale nitide al punto da poterlo riconoscere. Il merito va dunque ai militari e ai cittadini che, al di là di ogni perplessità, hanno continuato a fornire segnalazioni.
IL SERVAL, L’UOMO E IL SAVANNAH
Il serval predilige le aree con una fitta copertura, come canneti e zone ricoperte da erba alta, e quelle vicine agli specchi d’acqua, e si incontra pertanto in zone umide e savane. I primi rapporti tra serval ed esseri umani risalgono all’epoca dell’Antico Egitto. Nell’arte egiziana questi animali vengono raffigurati come doni od oggetti di scambio provenienti dalla Nubia. In maniera molto simile ad altre specie di felini, i serval vengono occasionalmente allevati come animali da compagnia; tuttavia, a causa della loro natura selvaggia, il possesso di uno di questi animali è regolamentato nella maggior parte dei Paesi. Un parente filogenetico del serval è il ben più noto, docile e non meno elegante “savannah”, un ibrido apparso per la prima volta nell’aprile di 35 anni fa, figlio di un accoppiamento tra un maschio di serval e una gatta domestica; questo savannah era più grande di un tipico gattino domestico e assomigliava molto al padre nella colorazione del mantello. Dalla madre, invece, aveva ereditato la docilità, tratto che ha garantito ai savannah una certa popolarità come animali da compagnia, anche perché spesso hanno l’abitudine di seguire il loro proprietario come farebbe un cane. Chissà che il serval in giro nel barese non abbia avuto un accoppiamento con un gatto domestico.
LEONARDO FLORIO