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“Dal Punto Vaccinale inizia il riscatto di Turi”

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Dott. Domenico De Carolis: “Se ci saranno i vaccini, siamo pronti a vaccinare anche di notte”

Dopo aver raccolto la testimonianza del dott. Modesto Lerede, ritorniamo a parlare del Punto Vaccinale di Turi attraverso le parole degli altri medici impegnati in questa “battaglia”. È la volta del dott. Domenico De Carolis, entusiasta per il risultato raggiunto nei primi giorni di attività, in cui si sono macinati numeri più che incoraggianti, raggiungendo le 614 somministrazioni.

“Il valore delle sinergie”

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Prima di soffermarsi a narrare l’intensa esperienza vissuta, il dott. De Carolis ricostruisce il percorso attraverso cui si è giunti al Punto Vaccinale: «Ai medici turesi è apparso subito evidente che l’hub vaccinale di Sammichele, candidato a racchiudere un territorio di circa 60.000 abitanti, per quanto ben organizzato, era un luogo di potenziale assembramento; il che contrastava con le misure di contingentamento imposte. Abbiamo, quindi, iniziato a interloquire con la parte politica, convenendo di rappresentare le nostre perplessità al Direttore Generale dell’ASL, il quale si è dimostrato estremamente sensibile alla problematica. È così che, grazie al contributo nobile della Dirigente Scolastica, Giusy Caldararo, abbiamo messo in piedi il Punto Vaccinale, che ritengo non possa essere considerato un punto di arrivo ma un punto di partenza».

«Il Punto Vaccinale – riflette il dott. De Carolis – dimostra che quando c’è condivisione e confronto tra parte politica e parte pubblica i risultati sono sempre a vantaggio della comunità. Questo virus ci ha ricordato il valore delle sinergie, spingendoci a recuperare l’orgoglio e il senso di appartenenza che avevamo smarrito; ha scosso le nostre coscienze, invitandoci a ritornare a pensarci come una famiglia».

«L’esperienza del Punto Vaccinale – aggiunge – deve rappresentare il “primum movens” di altre iniziative che mettano al primo posto la salute pubblica. A cominciare dal potenziamento del Poliambulatorio, che va dotato di tutti gli strumenti utili a far sì che si possa finalmente dire che la medicina è creare una “società di sani” e non una “società di malati”. Del resto, un’altra lezione che ci ha impartito la pandemia è che bisogna giocare d’anticipo».

“Abbiamo vaccinato con il sorriso”

«La mia esperienza in questi giorni è stata entusiasmante. Abbiamo messo a punto una “catena di montaggio” perfetta, trovando subito un’eccellente intesa con il personale infermieristico, anche se era la prima volta che operavamo insieme. Il lavoro – ammette il dott. De Carolis – è stato duro ma abbiamo vaccinato sempre con il sorriso, nonostante le “maschere pirandelliane” che siamo costretti ad indossare».

Lo spettro dello scetticismo verso i vaccini è stato dissipato dalla capillare operazione di informazione, libera e immune da condizionamenti, che ogni medico ha portato avanti verso i propri assistiti. Ed il risultato è stato tangibile: «Ho visto la gente pazientemente in coda, desiderosa di mettersi tutto alle spalle e munita di una voglia di riscatto nei confronti di un virus che sta facendo più vittime di una guerra».

In omaggio agli “eroi” di Turi

La metafora bellica offre al dott. De Carolis lo spunto per lanciare una proposta cui tiene particolarmente: «Ritengo che questo Punto Vaccinale vada intitolato moralmente ai morti per Covid di Turi, a coloro che mi piace chiamare eroi. Sono convinto che questi fratelli e amici, che non possiamo più abbracciare, non ci hanno abbandonato: si sono spostati in una stanza accanto e, con la loro mano, continuano ad accompagnarci in questa avventura. Tutti dobbiamo impegnarci affinché questi caduti possano essere omaggiati: mi piacerebbe che all’ingresso del cimitero, accanto allo splendido crocifisso, ci possa essere un’iconografia dove poter rendere dignitosamente onore alla loro memoria».

«Non mi vergogno ad ammettere – confida – che ho pianto quando, nonostante abbia fatto tutto il possibile, ho perso alcuni dei miei pazienti. Come ripeto sempre, il giorno in cui dai miei occhi non usciranno lacrime, smetterò di fare il medico perché vorrà dire che sono diventato insensibile di fronte alla sofferenza umana.

Allo stesso modo, mi sono commosso quando abbiamo eseguito le prime vaccinazioni. In quel momento stavamo vincendo la battaglia, stavamo mandando un messaggio chiaro al virus: “Noi ci siamo e tu non avrai vita facile”».

Il Punto Vaccinale non sarà chiuso

«Il Punto Vaccinale – afferma con convinzione il dott. De Carolis – non sarà chiuso ma diventerà la stella polare che ci porterà fuori da questa pandemia; è un percorso destinato a durare nel tempo giacché, ultimata la vaccinazione di massa, probabilmente dovranno essere somministrati i richiami.

Per il momento, speriamo di avere sempre più dosi, in modo da poter ampliare la platea dei vaccinandi, così da raggiungere quanto prima una buona immunità e tornare in tempi ragionevoli alla vita normale. Difatti, il riscatto sanitario è indispensabile per la ripresa economica».

«Se ci saranno i vaccini – ribadisce – siamo pronti a vaccinare anche di notte. Certo, sarebbe auspicabile avere notizie certe sulle dosi disponibili, in modo da organizzare per tempo la programmazione dei nostri pazienti, che vanno suddivisi in gruppi di 6 e poi in sottogruppi di 3, affinché si evitino assembramenti al momento della vaccinazione».

“Solidarietà senza clamore”

«Ringrazio le attività commerciali che, senza alcun proclama, ci hanno spontaneamente inviato dolcetti e caffè. Un gesto che testimonia che la solidarietà non è un palcoscenico dove esibirsi ma qualcosa che ognuno di noi può e deve fare in silenzio. Al pari, ringrazio la Polizia Locale, la Protezione Civile, l’associazione “Turi Soccorso” e tutti i volontari che ci hanno affiancato.

Dire grazie – chiosa il dott. De Carolis – in questo particolare momento non è nient’affatto scontato; è un imperativo morale inderogabile: la pandemia non ci deve portare all’inaridimento dei nostri cuori. Non dobbiamo permettere che le nostre menti vengano infiacchite dal virus, anzi la terribile prova che stiamo affrontando deve rafforzare il desiderio di essere tutt’uno gli uni con gli altri».

Fabio D’Aprile

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