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Pubblica illuminazione: la prepotenza dei numeri e lo sfregio della democrazia

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La pandemia sta rappresentando una “copertura” della carente progettualità dell’amministrazione comunale di questi due anni. Intanto tutti siamo presi dalle emergenze quotidiane che riguardano i posti letto in ospedale che da tempo non ci sono ed i vaccini che non arrivano, i sostegni del governo che sono insufficienti (senza dimenticare che comunque sono debiti contratti oggi che pagheranno i nostri figli e nipoti) ed i colori delle regioni che cambiano settimanalmente.

Nel frattempo molte certezze stanno venendo meno. Tra queste la centralità del dibattito in consiglio comunale (sede per eccellenza della democrazia a livello locale) riguardo le progettualità dei prossimi 10/20 anni che comunque al momento sono assenti.

Mancano le idee e sulle poche a disposizione al confronto delle opinioni si prediligono la forza e la prepotenza dei numeri ovvero la dittatura della maggioranza.

Un esempio è la procedura di affidamento del servizio di illuminazione pubblica (preponderante rispetto a quello della sua manutenzione) che intanto prosegue a velocità da formula uno.

A questo proposito rivolgo alcune domande a ciascuno dei consiglieri comunali di maggioranza:

1) Se foste stati fra i banchi della minoranza, avreste accettato di non essere consultati su un progetto che riguarda i prossimi 20 anni (vincolando tanto la capacità decisionale delle prossime 4 amministrazioni quanto le condizioni di vita delle future generazioni)?

2) Ritenete giusto lasciare sulle spalle dei contemporanei e su quelle dei nati oggi, che avranno 20 anni allo scadere del contratto, una rata di circa €. 500.000,00 per anno?

3) Perché l’indubbio beneficio economico che deriverà da questo investimento (legato al notevole risparmio energetico che si conseguirà e alla ridotta manutenzione dell’impianto che sarà realizzato) deve essere riservato ad una impresa privata (non interessa il nome!) e non a favore della nostra comunità?

4) Siete proprio sicuri che non sarebbe preferibile, anche dal punto di vista economico, che l’investimento lo effettuasse il nostro Comune?

5) Perché i tanti concittadini, che sono al buio da 10-15 ed anche 20 anni per le mancate acquisizioni delle strade per esclusiva responsabilità del nostro Comune, per vedere riconosciuto un loro sacrosanto diritto (la luce!) devono essere legati al buon cuore dell’impresa ed ai tempi lunghi che l’Ente locale impegnerà per la formalizzazione degli atti di acquisizione delle strade nella proprietà comunale?

6) Data la delicatezza della questione e le risorse che saranno impegnate, non ritenete che sarebbe più giusto ripartire le conseguenti responsabilità su un numero maggiore di consiglieri? Appunto con gli amministratori di minoranza che non sono amministratori di serie “B” ma rappresentanti di una parte dei turesi che meritano di essere ascoltati e condivise le loro proposte qualora siano migliorative rispetto a quelle della maggioranza.

Per cui, se è vero come è vero che il dubbio è il carburante della riflessione e del progresso, confido nelle sue potenzialità.

Vito Nicola De Grisantis

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