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Una piazza per Mons. Vito Ingellis

don vito ingellis

La proposta di Stefano de Carolis per onorare “l’illustre turese” a dieci anni dalla sua scomparsa

Stefano de Carolis, giornalista e cultore di storia locale, ha inviato all’attenzione del sindaco Tina Resta la proposta di intitolare una strada o una piazza a Mons. Vito Ingellis, «illustre turese, deceduto dieci anni addietro (27.10.2011); un uomo che con il suo carisma e gran magistero ha dato lustro al nostro paese».

«Don Vito Ingellis – afferma de Carolis – è stato un sacerdote con un curriculum vitae di tutto rispetto. Nato a Turi il 7 luglio 1922, venne ordinato il 29 luglio 1946, all’indomani della conclusione del secondo conflitto mondiale, che, assieme ai suoi compagni di seminario, visse drammaticamente nel pontificio seminario di Molfetta. Il 7 dicembre 1954, dopo la ricostruzione e la riapertura al culto della chiesa di Santa Chiara, ne divenne primo parroco, incarico che ricoprì fino al 1° luglio 1965, ovvero fino alla sua nomina Pontificia ad Arciprete (come stabilito nel vecchio Codice di Diritto canonico dell’epoca) e all’assegnazione della parrocchia “Santa Maria Assunta”. Guidò la Chiesa Matrice di Turi sino al 12 ottobre 2001, quando dovette lasciare l’arcipretura per raggiunti limiti di età. Negli ultimi anni della sua vita, il Vescovo Mons. Padovano, gli affidò la direzione spirituale di Santa Chiara, nonché quella della Confraternita del Purgatorio».

«Fine conoscitore delle vicende storiche turesi – continua de Carolis – Don Vito narrò con intensa semplicità il passato glorioso della nostra cittadina. Storico, poeta, narratore, innamorato di Turi, fondò il periodico “Turi Chiesa Madre”, che curò personalmente per oltre vent’anni, realizzando una vera e propria “Opera Omnia” della vita civile e religiosa del nostro paese, consegnando ai posteri un prezioso scrigno di notizie, racconti, narrazioni e poesie».

«Insignito del “Premio Turi” – ricorda – vinse vari premi letterari, rendendo famosa la nostra cittadina con il racconto “Filippo, spara!”, che gli valse il primo premio “Roma” nella categoria narrativa. Fu inoltre insignito del titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica dal Presidente Giovanni Leone. Infine, San Giovanni Paolo II lo nominò prelato domestico di Sua Santità, con il titolo di Monsignore».

«Una persona dotata di gran carisma – conclude de Carolis – che amava il suo paese e che, a dieci anni dalla sua dipartita, è ben ricordato con riconoscenza da tutti i suoi concittadini».

FD

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