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La reliquia del Beato Carlo Acutis accende la fede

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È stata accolta domenica 15 nella Parrocchia “Maria SS. Ausiliatrice” da don Giuseppe e Mons. Favale, che durante la messa ha ricordato il senso dell’Eucaristia secondo il Beato “millennial”

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La scorsa settimana, attraverso le colonne di questo settimanale, si rendeva noto che nel pomeriggio di domenica 15 sarebbe giunta a Turi, presso la Parrocchia “Maria SS. Ausiliatrice”, la reliquia ex corpore di Carlo Acutis. E così è stato. Prima, però, per coloro che non ne fossero a conoscenza, riteniamo opportuno ricordare chi sia stato e chi è oggi Carlo Acutis, proclamato Beato nell’ottobre dello scorso anno ad Assisi. Il giovane milanese — da molti già considerato «il patrono di internet» — nacque il 3 maggio 1991 a Londra, dove i genitori si trovavano per lavoro. Morì appena 15enne, il 12 ottobre 2006, all’ospedale San Gerardo di Monza, a causa di una leucemia fulminante. È il primo “millennial” a essere beatificato; la sua salma è stata composta e poi esposta al pubblico in tuta e scarpe da ginnastica. Carlo è anche il primo beato ad aver avuto in vita sua un profilo social su Facebook, attraverso il quale ha dato testimonianza della sua profonda fede. Da lì raccontava di sentire la presenza di Gesù “come un amico” e “una persona viva”. Già dichiarato venerabile nel luglio 2018 da papa Francesco, che nell’esortazione apostolica “Christus vivit” lo ha proposto ai giovani quale modello di “Santità dell’era digitale”, Acutis diviene Beato dopo che la Congregazione delle cause dei Santi esamina ed attribuisce a lui un miracolo, avvenuto nell’ottobre 2010 nella chiesa di San Sebastiano a Campo Grande, in Brasile: dopo avere toccato una reliquia di Acutis un bambino che soffriva di una grave anomalia al pancreas è risultato completamente guarito.

IL CUORE RIMASTO PERFETTO

«La vita di Carlo – spiegava qualche mese fa in un’intervista sua madre, Antonia Salzano – è durata 5.640 giorni. Entrò in coma alle 14 dell’11 ottobre 2006, con il sorriso sulle labbra. Credevamo che si fosse addormentato. Alle 17 fu dichiarata la morte cerebrale, la mattina del 12 quella legale. Avremmo voluto donare i suoi organi, ma non fu possibile, ci dissero che erano compromessi dalla malattia. Un bel paradosso, perché il cuore, perfetto, ora sarà esposto in un ostensorio nella basilica papale di San Francesco ad Assisi».

IL BEATO E TURI, PRIMA DI DOMENICA

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Tornando alla nostra città, il primo incontro significativo tra Carlo Acutis e la cittadinanza turese risale a poco meno di un anno fa, quando don Giuseppe Dimaggio, sacerdote della stessa Parrocchia “Maria Ausiliatrice” in cui è stata accolta domenica la reliquia del Beato, decideva di intitolare a quest’ultimo il piccolo coro parrocchiale: «In questa decisione – scrivevamo – intravediamo l’enorme sensibilità riservata da don Giuseppe ai giovani, alla modernità e al rinnovamento». Tali affermazioni trovano fondamento nell’enorme successo riscosso dalla Mostra Internazionale “I Miracoli Eucaristici”, disponibile gratuitamente online ed ideata dal giovane Acutis, in questo caso mirabile – profanamente parlando – per aver dato al web la possibilità di essere strumento per e veicolo di questioni ben al di là della sterile mondanità di cui è praticamente saturo. Ad ogni modo, il passaggio a Turi della reliquia ex corpore del Beato non è casuale: «L’offerta, del tutto inaspettata, di questo dono, da parte della madre di Carlo, incontrata casualmente ad Assisi due anni fa – ci spiegava don Giuseppe Dimaggio – ha avuto un significato molto forte; portavo alla mia Comunità, non un’ennesima reliquia, bensì la testimonianza, fondamentale per il cammino delle giovani generazioni, di un ragazzo dei nostri tempi, vissuto in santità: una santità alla quale tutti siamo chiamati e a cui ognuno deve tendere nel proprio percorso di fede».

L’AUTOSTRADA VERSO IL CIELO

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Fatte le dovute premesse, passiamo adesso alla narrazione di quanto accaduto domenica, raccolta da una persona presente alla celebrazione eucaristica.

«Una connotazione particolare contraddistingue sempre l’organizzazione degli eventi preparati da don Giuseppe: la bellezza della spontaneità che scaturisce dalla fede profonda. Nulla sembra artefatto, innaturale, forzato: tutto fluisce spontaneamente e, come l’acqua di un fiume scorre verso il mare, così tutto, nelle sue parole e nei suoi gesti, conduce a Dio. Un suono di campane a distesa, una folla festosa e commossa, riunita anche sul sagrato della chiesa e nelle due strade limitrofe, le note di un canto elevato a Carlo dal piccolo coro a lui dedicato, il saluto del Comandante della Stazione dei Carabinieri di Turi hanno accolto la reliquia del Beato. Un bambino l’ha consegnata nelle mani di Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Favale che, in solenne processione, l’ha poi deposta su una consolle, ornata di rami di mandorlo in fiore, preparata appositamente al lato dell’ambone e interamente dedicata al nostro giovane Beato, invocato dal Vescovo a protezione dei nostri ragazzi e della nostra Comunità.

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“Solo chi ha rivolto lo sguardo verso Dio – ha affermato il Vescovo nella sua omelia – è capace di superare l’orgoglio, l’egoismo e vivere nella pienezza dell’Amore. È questo che ha portato Carlo a sperimentare la sua incontenibile gioia: il suo incontro quotidiano con il nostro Signore, attraverso l’Eucaristia e l’Adorazione”.

Il Beato Carlo aveva compreso che l’essenza della fede e della spiritualità cristiana sta tutta nell’Eucaristia che deve essere il nostro stile di vita e che non significa, semplicemente, andare a Messa la domenica, ma vivere una profonda relazione d’Amore con il Signore e, di conseguenza, con i fratelli e le sorelle in Cristo.

“Carlo – ha continuato Mons. Favale – ha messo tutto quello che possedeva a disposizione del prossimo: il suo tempo, la sua gentilezza, il suo sorriso, la sua carità, la sua conoscenza approfondita del mondo digitale per trasmettere il Vangelo e comunicarne la bellezza, divenendo così testimone di una santità alla quale tutti siamo chiamati nelle cose ordinarie di ogni giorno. Accostiamoci frequentemente all’Eucaristia, sostiamo spesso, sia pure per pochi minuti, in adorazione del Santissimo Sacramento e, anche per noi, questa via diventerà la nostra Autostrada verso il Cielo”. Così Acutis definiva l’Eucaristia: con il linguaggio di un giovane e la fede di un Beato».

LEONARDO FLORIO

Foto NEW ART

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