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Moro vive… sulle gambe di altri uomini

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L’on. Gero Grassi, nell’ambito del progetto “Moro Vive”, ha incontrato in videoconferenza i ragazzi del “Pertini-Anelli”

Venerdì 29 gennaio alle ore 10:00, presso la sede di Turi dell’I.I.S.S. “Pertini-Anelli”, è avvenuto l’atteso incontro con l’On. Gero Grassi, nell’ambito del Progetto “Moro Vive”, promosso dal Consiglio Regionale della Puglia, d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale. Scopo del progetto, abbracciato anche dal “Pertini-Anelli”, è quello di mantenere viva la memoria e il pensiero di Aldo Moro. Lo statista democristiano pugliese, giurista, docente universitario, politico di lungo corso fin dall’Assemblea Costituente del 1946, deputato e più volte Ministro della Repubblica e Presidente del Consiglio, fu vittima del terrorismo nel 1978.

«L’On. Gero Grassi, figura istituzionale di grande rilevanza, promotore della Commissione d’inchiesta sul caso Moro nel 2013 e autore di numerose pubblicazioni sul tema – si legge dalla pagina Facebook del “Pertini-Anelli” – ha incontrato gli studenti del “Pertini-Anelli” in videoconferenza dopo i saluti istituzionali della dirigente scolastica, Prof.ssa Giuseppina Caldararo, e ha dialogato con loro sull’importanza della memoria storica e del ricordo di Aldo Moro, illustrando gli atti processuali, le commissioni d’inchiesta e l’intera vicenda politica, istituzionale, professionale, morale ed umana del grande leader pugliese. Erano presenti all’incontro anche alcuni membri del “Centro Studi Aldo Moro” di Turi, il Dott. Vito Nicola De Grisantis che ha portato i saluti del presidente Prof. Mimmo Leogrande e Simeone Maggiolini, presidente onorario e grande amico dell’onorevole Moro, il quale ha raccontato ai convenuti molti particolari della vita dello statista».

9 MAGGIO: IL GIORNO DEL TERRORE

Il Covid-19, com’è ormai noto, ha impedito da un anno a questa parte quasi la totalità delle manifestazioni pubbliche; il pensiero di Aldo Moro, tuttavia, non ha conosciuto ostacoli, poiché, come poc’anzi riportato, c’è chi, come l’on Grassi, continua a diffonderlo, adattandosi alle restrittive circostanze.

Andando a ritroso, il 9 maggio scorso, giornata della memoria delle vittime del terrorismo, il sindaco di Bari Antonio Decaro ha deposto una corona d’alloro ai piedi della targa commemorativa dedicata ad Aldo Moro e agli uomini della sua scorta, affissa sulla facciata del Palazzo di Città. La scelta del 9 maggio non è casuale: in quel giorno del 1978, infatti, oltre ad Aldo Moro, moriva Peppino Impastato.

Al di là della coincidenza storica, questa nostra sottolineatura ha una certa rilevanza; a sostegno di ciò, proponiamo di seguito parte di un articolo, pubblicato su antimafiaduemila.com, a firma di Giuseppe Lumia, ex Presidente della Commissione parlamentare antimafia.

«Non è più azzardato, oggi, sostenere che quel 9 maggio 1978 in Italia si tentò di deviare il corso della democrazia, da un lato, per mano del terrorismo e del suo sistema di collusione nazionale e internazionale e, dall’altro, per mano di cosa nostra e del suo altrettanto pervasivo sistema collusivo sempre a livello locale e internazionale. Aldo Moro e Peppino Impastato sono due storie diverse e per molti versi lontane, ma possiamo senz’altro considerarle due facce della stessa medaglia per la tensione morale, l’idea di pieno compimento della democrazia e la visione che scaturiva dal loro agire, al servizio del futuro del nostro Paese e per la funzione che esso doveva assumere in Europa e nel Mediterraneo. Furono colpiti entrambi alle spalle e tutti e due furono oggetto di tentativi di mascariamento finalizzati a depotenziare e svilire il significato del loro pensiero, cercando di farli apparire quello che non erano. Non è stato facile preservare e tenere alta la limpidezza della loro memoria».

IL MASCARIAMENTO DEI SOGNI

Nelle riflessioni appena riprese, spicca la singolarità del termine “mascariamento”, ben noto in terra siciliana, utilizzato per indicare lo sporcare qualcuno nell’onore e nella moralità. “Mascariare” qualcuno è dunque l’equivalente italiano di “calunniare” ma in senso più forte, cioè attraverso la legalità. Ebbene, se da un lato la memoria di Moro e Impastato sia stata, specie nei primi anni, vittima di mascariamento, attualmente ad esserlo sono i loro sogni: il sogno di un’Italia responsabile, capace di superare i clientelismi e di assumere un ruolo centrale e funzionale in Europa. Tutto ciò, a distanza di quasi mezzo secolo, stenta ancora a vedersi. L’unica speranza risiede nell’operato di personalità come Gero Grassi, disposte a macinare chilometri, ad incontrare i ragazzi, per far sì che la storia dell’Italia dopo la seconda guerra mondiale sia compresa nella sua verità. A noi, ogni qualvolta si discute di Aldo Moro, sorge ossessivamente una domanda: fin dove si spinge il programma scolastico di storia che seguono i nostri figli?

LEONARDO FLORIO

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