“Come quelle immersioni che non ero capace ad imparare”
Una delle poesie inedite di Jacopo Gasparro, turese classe ’95, è stata inserita nella rubrica “Ai blocchi di partenza” della pagina “Poeti Oggi”
“Poeti Oggi”, la pagina Facebook fondata a inizio 2020 da Luca Bresciani, e frutto di una sua lungimirante intuizione, conta oggi migliaia di frequentatori abituali che, a cadenza giornaliera, possono leggere una poesia selezionata dalla redazione fra gli autori contemporanei che inviano loro proposte o vengono segnalati dai collaboratori. Dal 29 ottobre 2020, con l’invito che stiamo per proporvi nel prossimo paragrafo, la pagina Facebook “Poeti Oggi” dedica uno spazio riservato ai poeti esordienti: “Blocchi di Partenza” a cura di Fabrizio Bregoli. La rubrica, come veniva annunciato sul sito dello stesso Regoli, “comprenderà il testo della poesia degli autori selezionati e una breve nota di lettura, che vuole essere di guida e di dialogo con l’autore”.
LA CHIAMATA ALLE… PENNE
«“Poeti Oggi” è uno spazio nato per diffondere la poesia italiana contemporanea attraverso i Social Media, fondato e gestito da Luca Bresciani che è il direttore editoriale, il responsabile della comunicazione e il curatore grafico. Tutte le proposte che giungono dagli autori e dalle case editrici vengono valutate e organizzate da Luca Bresciani. Tutte le risposte vengono evase da Luca Bresciani e in nessun caso i collaboratori di Poeti Oggi sono responsabili di quanto viene comunicato. In nessun caso i collaboratori di Poeti Oggi vanno contattati personalmente dagli autori che sono invitati a utilizzare solo l’indirizzo poetioggi@gmail.com per candidarsi, inviando tre testi editi o inediti in un unico allegato Word. Gli autori selezionati per la pubblicazione verranno contattati entro due mesi dall’invio. Grazie e buona poesia a tutti» – queste le parole pubblicate il 29 ottobre scorso sulla pagina Facebook “Poeti Oggi”.
LA POESIA DI JACOPO GASPARRO
Ai “blocchi di partenza”, tra le tante promettenti penne selezionate da Fabrizio Regoli all’interno della sua rubrica, figura anche un turese: Jacopo Gasparro, classe ’95. Ecco di seguito il suo suggestivo elaborato, un testo chiaramente inedito, approfondito, come anticipavamo, dall’analisi critica di Fabrizio Regoli.
Mi rimproveri la briciola al piccione
e al gabbiano prendi la misura
come respirassero arie diverse.
Fosse anche questione di traiettorie
non mi offende la morbida, e la dura
mi ritorna, come quelle immersioni
che non ero capace ad imparare.
L’ANALISI DI FABRIZIO REGOLI
«Si rivolge a un tu imprecisato Jacopo Gasparro, un tu (“falsovero” come in Sereni?) che lo rimprovera su una questione apparentemente secondaria (si veda anche l’uso di “briciola”), che diventa però il perno da cui prende l’avvio la parola poetica; in linea con molta contemporaneità sono le “nugae” a dare senso all’indagine, ad aprire varchi insospettati» – commenta Regoli. Per i profani, “nugae” è un termine latino coniato dal poeta latino Catullo per definire la prima parte della sua raccolta di poesie che lui considerava appunto delle “nugae”, cioè delle sciocchezze, inezie, cose da nulla. Le “nugae” cui Regoli fa riferimento sarebbero le “briciole” di cui parla Gasparro nel suo componimento, allegoria, dunque, di un qualcosa di poco conto, di un’inezia, che tuttavia – come sottolinea Regoli – fornisce l’incipit poetico.
«Nella terzina iniziale – prosegue così l’analisi – il riferimento evidente alla tradizione più consolidata (il nobile “gabbiano”) è da subito posto in contrapposizione con il dato esistenziale più circostanziato (un più prosaico “piccione”): non esistono barriere e gerarchie – intuiamo che l’autore ci voglia comunicare – identiche le questioni esistenziali che ci appartengono. Ecco allora l’affondo che si sviluppa nella quartina finale: per quanto le questioni che ci appartengano possano apparire da prospettive o “traiettorie” apparentemente diverse, è invece lo stesso il sostrato a cui ineriamo, il respiro di cui siamo parte. Tuttavia questo tentativo di penetrare al cuore delle cose, impresa dove la poesia può porsi come strumento dialettico, sembra essere sotto scacco, è messa ironicamente in discussione: non ci sono “immersioni” o catabasi rivelatrici che si possano mai apprendere, si è sempre confinati alla superficie delle cose, l’unica dalla quale è possibile prendere una “misura”, incapace però di colmare e raccordare la distanza».
«Il testo si contraddistingue per il suo tono anti-oracolare e molto ironico, qualità questa troppo spesso rara nella poesia contemporanea: la provocazione è riuscita; il sapore epigrammatico è convincente. Resta alla fine della lettura un sapore straniato e straniante, dolce-amaro (o “morbido-duro” sul piano lessicale e sonoro), capace di generare interessanti risonanze di senso, dubbi irrisolti che fanno del testo una mappa solo parzialmente decifrata».
LEONARDO FLORIO