Il “pandoro della discordia” cambia versione
Il prodotto della nota azienda alimentare italiana ottiene “finalmente la giusta denominazione territoriale”
«So che anche altri di Sammichele di Bari hanno postato con un certo orgoglio l’immagine di questo pandoro delle Tre Marie, uno dei più prestigiosi marchi di panettoni e dolci natalizi. E ne hanno ben donde, visto che è realizzato con la presenza della “nostra” ciliegia Ferrovia e ne racconta in breve la storia, tutta sammichelina, delle sue origini già sulla scatola. Nel libro di Rossano Astremo, “101 storie sulla Puglia che non ti hanno mai raccontato”, la cinquantesima è dedicata alla nostra ciliegia ed alla sua nascita presso il passaggio a livello nei pressi della Stazione delle Ferrovie Sud Est di Sammichele. E racconta come un grosso proprietario terriero, sempre di Sammichele, ma con tantissimi terreni in agro di Turi, l’abbia diffusa sul territorio e creato quel distretto dell’oro rosso pugliese che oggi vanta nella ciliegia Ferrovia il suo frutto più pregiato. Tanto da indurre un grande imprenditore come Ferrero ad acquistare ettari di ciliegeti in zona, sempre di Ferrovia, per i suoi Mon Cherie. Ma più recentemente anche un marchio salentino, leader dell’arte dolciaria nazionale ed internazionale come Maglio, ha creato un cioccolato alla ciliegia Ferrovia ed un gelato artigianale che ha presentato al Salone del Gusto 2019. Ed anche se Turi cerca da sempre di “scippare” la ciliegia Ferrovia a Sammichele, dedicando una sagra, a giugno, e vendendo il prodotto come Ferrovia di Turi, la ciliegia Ferrovia è, e resta, sammichelina. Ed è un vero peccato che nessun imprenditore locale abbia mai avuto forza ed idea per promuovere quella ciliegia come autoctona di Sammichele, facendone un marchio di qualità e di bontà. Un “brand” da esportare insieme al nome del nostro paese. Solo in questo a Turi sono stati più bravi».
Questo il lungo post scritto ad inizio anno da Francesco Antonio Spinelli, assessore in quel di Sammichele. Ebbene, per farvela breve, nulla ha potuto la sua strenua difesa dinanzi all’impegno di alcuni turesi che, carte alla mano, hanno guidato la Galbusera verso la verità: «Finalmente con la tua giusta denominazione territoriale» – scrivono gli admin della pagina Facebook “Sagra Ciliegia Ferrovia di Turi”.
LA VERSIONE PRECEDENTE
«Vantano una storia a metà tra realtà e leggenda. Si narra, infatti, che il primo albero nacque all’inizio degli anni Trenta da un nocciolo di ciliegie vicino ad un casello ferroviario delle Ferrovie Sud-Est, nella zona di Sammichele di Bari. I frutti, ribattezzati “ferrovì”, sono oggi conosciuti come “oro rosso di Puglia”. Grandi, rossi, a forma di cuore e dalla polpa croccante e succosa, vengono apprezzati in tutta Italia per il sapore dolce ed intenso».
LA VERSIONE AGGIORNATA
«Hanno una forma a cuore, il peduncolo allungato e la buccia di un rosso vivo, che nasconde una polpa rosa, croccante e succosa, apprezzata in tutta Italia per il sapore dolce ed intenso. Tipiche della zona di Turi e pluripremiate come le “ciliegie più buone d’Italia”, sono un autentico fiore all’occhiella dell’intera raccolta cerasicola della Puglia».
L’UNIONE FA LA FORZA
La ciliegia è un piacere sublime e tale deve restare; indi per cui riteniamo giusto sottolineare che quella poc’anzi riportata è stata una semplice questione di denominazione territoriale, di identità, piuttosto che di campanilismo vero e proprio. A tal proposito, sono in tanti, specie nelle nuove generazioni, ad auspicare una sinergia che permetta stretta collaborazione tra le diverse forme locali di un prodotto in un certo senso condiviso. Discernere la Ferrovia di Turi da quella di Sammichele (o di altre città limitrofi) è senza dubbio corretto: altrettanto lo sarebbe evitare di incorrere nel localismo, considerando piuttosto la possibilità di parlare (anche) della Ferrovia del Sud Est barese, come ad esempio si parla delle mele altoatesine, essendo le coltivazioni di ciliegie diffuse in più città. Per sviluppare un intento del genere, tuttavia, è necessaria una volontà di collaborare che forse ancora stenta ad affermarsi.
LEONARDO FLORIO