Un filmato ed una panchina per le donne vittima di violenza
Assessore Imma Bianco: “La panchina rossa rappresenta il posto occupato da una vittima di femminicidio e vuole indurre chi passa a riflettere sul problema. Non ci si può sedere con leggerezza”
«Quasi tutti i giorni, ascoltando i tg, ci troviamo di fronte alla narrazione di violenze contro le donne da parte degli uomini. Questo è quello che mi ha spinto a pensare che avrei dovuto fare qualcosa, affinché le donne morte per un amore malato non vengano ricordate solo il 25 novembre, ma tutti i giorni; e soprattutto ho pensato a come avrei potuto sensibilizzare la comunità sul tema della violenza e dei soprusi che colpiscono le donne. Da qui è nata l’iniziativa della panchina rossa, già da anni simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. Dovevo lasciare anche un’informazione permanente alla comunità, su dove rivolgersi in caso di necessità, e quindi una targa con il numero nazionale antiviolenza 1522 e il numero del Centro Antiviolenza territoriale Li.A (388.9898797), numeri attivi h 24. Questa è stata la proposta rivolta alla Giunta, approvata con delibera n.122. Il mio obiettivo era di continuare ad educare la società: quale miglior progetto se non ridare vita ad una vecchia panchina e coinvolgere la scuola?»
Inizia così l’intervista rivolta all’assessore Imma Bianco alla vigilia di mercoledì 25, giorno in cui è stata svelata alla popolazione turese la panchina rossa, simbolo della sensibilizzazione contro la violenza sulle donne.
L’iniziativa, come riportato nello scorso numero de “La Voce del Paese”, rientra nel progetto “Staffetta Rossa della rete antiviolenza locale” avviato qualche anno fa dal Centro Antiviolenza Li.A. «Così – prosegue l’assessore Imma Bianco – ho contattato Daniela Angelillo che entusiasta ha subito accettato l’incarico; insieme al consigliere Lanfranco Netti con delega alla Pubblica Istruzione, abbiamo chiesto alla Dirigente Giusy Caldararo di partecipare all’iniziativa: i ragazzi dell’IISS Pertini-Anelli, dovevano formulare e scegliere una frase sul tema della violenza, che avrebbe personalizzato la panchina rossa. Per questo ringrazio sia la Dirigente, pronta a supportare l’iniziativa, sia la prof.ssa Rosa Fiore, che ha affrontato insieme ai ragazzi della IV D l’argomento».
Qual è il significato della panchina? Sarà possibile utilizzarla come una “normale” panchina?
«La panchina rossa rappresenta il posto occupato da una vittima di femminicidio e vuole indurre chi passa a riflettere sul problema. Non ci si può sedere con leggerezza; bisogna avere un profondo senso di rispetto per tutte quelle donne che per un amore malato hanno perso la vita. Spero che l’obiettivo di informare, educare e risvegliare coscienza e civiltà venga raggiunto. Ci sarà anche un video che metteremo sui social per riconoscere i segnali di un amore malato; nel filmato, realizzato gratuitamente da Maria Pia Iurlaro e con le foto concesse da Fabiana Stanisci, ho coinvolto dei ragazzi di Turi, la dottoressa Cinzia Pizzutilo, assistente sociale del Comune di Turi, l’ostetrica Anita Abbrescia e la stessa Maria Pia Iurlaro, che ringrazio personalmente per tutto il supporto, la pazienza e il tempo che mi ha dedicato».
Nella prima parte del filmato sono intervenuti Arianna Orlando, dottoressa in Scienze dell’Educazione, Carmine Statti, laureando in Scienze e Tecniche Psicologiche e le poc’anzi citate Anita Abbrescia e Cinzia Pizzutilo.
COS’È LA VIOLENZA DI GENERE?
Ecco le loro riflessioni in merito alla definizione di violenza di genere, sia essa fisica che psicologica:
«La violenza psicologica – spiega Arianna Orlando – al pari di quella fisica è una forma di maltrattamento che si insinua nella vita di molte donne, spesso inconsapevoli di essere vittime tanto da autocolpevolizzarsi». «Il primo passo per spezzare un legame malato – chiarisce Carmine Statti – è avere consapevolezza di averne uno. Quindi guardate la vostra realtà, senza tener conto dei giudizi altrui».
«Attenzione alla violenza che non fa rumore né lascia lividi ma fa comunque a pezzi» – avverte l’ostetrica Anita Abbrescia. «Quali sono i segnali a cui prestare attenzione? Sono segnali comuni, ma che insieme possono far diventare la storia malata, disfunzionale» – prosegue la dott.ssa Cinzia Pizzutilo.
LA VOCE DEI RAGAZZI
Alcuni di questi segnali sono stati individuati nella seconda parte del video, dove protagonisti sono alcuni giovani turesi, sensibili a questa importante causa.
«Cambia spesso umore e passa con molta frequenza dalla dolcezza all’aggressività e quando esagera è pronto poi a chiederti scusa, salvo poi ripetere l’errore dopo poco tempo?” – Alessia Reger, studentessa.
«È geloso fino all’ossessione e tenta di isolarti da amici, parenti e colleghi di lavoro. Ti considera una sua proprietà privata e ti interroga in continuazione su tutti i tuoi spostamenti» – Bianca Tardi, studentessa.
«Vuole avere sempre ragione e non accetta nessuna forma di contraddittorio, quando c’è un problema scarica la colpa sugli altri e non accetta mai i tuoi successi che anzi lo infastidiscono» – Tania Abbinante, studentessa.
«Vuole organizzare tutto, senza neanche consultarti. È lui che decide il budget familiare, la scuola dei figli e perfino le vacanze e se la donna mostra anche timidi gesti d’indipendenza, si irrita» – Micaela Gassi, studentessa.
«Manipola la realtà e ti presenta agli altri come una persona fragile, instabile e ingombrante. Scarica su di te qualsiasi colpa?» – Giancarlo Polignano, grafico.
«Torni a casa più tardi del solito e la sua reazione è quella di sbattere le cose o addirittura comincia a diventare violento?» – Antonello Pedone, capo scout Agesci Turi 1.
«Se la tua risposta a queste domande è sì, o semplicemente ti sei ritrovata in una o più di queste situazioni, forse è il caso di chiedere concretamente un aiuto esterno. Lo so è difficile, ma a volte un aiuto esterno può essere fondamentale e poi ricorda una cosa: le situazioni non vanno mai sottovalutate, meglio parlarne oggi» – Maria Pia Iurlaro, mental e business coach.
«La violenza va fermata senza se e senza ma. Ci sono molte persone pronte a tenderti una mano. Chiedi aiuto. La vita è una e tu meriti di viverla» – Imma Bianco, assessore alle Politiche Sociali.
LEONARDO FLORIO