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Cultura

“Rossi restauri” ridarà vita a Sant’Apollinare

Sant'Apollinare

L’intervento prevede il recupero dell’antica chiesetta paleocristiana e la valorizzazione dell’area archeologica su cui sorge

L’impresa turese “Rossi restauri” si conferma eccellenza nel ridare vita ai beni storico-culturali della provincia di Bari, spesso abbandonati all’incuria del tempo. Dopo i lavori di rifunzionalizzazione di Palazzo San Domenico, struttura seicentesca che è diventata sede del polo culturale rutiglianese, i maestri turesi si cimenteranno con un’altra perla della “città del fischietto”: il restauro della chiesa altomedievale di Sant’Apollinare e l’adeguamento funzionale dell’area archeologica su cui sorge.

L’intervento, reso possibile grazie al finanziamento di 155 mila euro del Gal “Sud Est Barese”, poggia su un minuzioso progetto approvato dal Ministero per i Beni Culturali e, come detto, ruota attorno a due obiettivi.

Il primo è il recupero del tempietto di Sant’Apollinare – oggi quasi del tutto diroccato – considerato dagli studiosi “la più antica chiesa rurale presente in Puglia”. Infatti, come testimoniato dai lavori di restauro eseguiti negli anni ’80, la prima “versione” di Sant’Apollinare risale al VI secolo e sorge sui resti di una villa rustica romana di età imperiale (III secolo). Successivamente, dopo una serie di trasformazioni architettoniche, la chiesa fu ricostruita in epoca altomedievale (XI secolo), assumendo l’aspetto attualmente visibile.

Il secondo nucleo progettuale consta nella salvaguardia dell’area archeologica su cui insiste Sant’Apollinare. Giudicata dalla Soprintendenza barese tra le più importanti mai rinvenute in Peucezia, la terra di contrada Purgatorio ha restituito preziosi frammenti di vasi che risalgono al Neolitico; inoltre, durante gli scavi effettuati a metà degli anni ’70, è venuta alla luce una vasta necropoli, databile tra il IV e il VI secolo a.C., composta da oltre 400 tombe e altrettanti pregevoli corredi funerari. A questo inestimabile patrimonio archeologico si è aggiunta anche la scoperta di un sepolcreto di età bizantino-longobarda (VII secolo), avvenuta in occasione degli scavi del 1979.

Per concludere, l’intera operazione, che partirà nei prossimi giorni, si configura come un esempio lungimirante di collaborazione tra pubblico e privato: i proprietari cederanno l’area al Comune di Rutigliano in comodato gratuito per i prossimi trent’anni, il Comune si farà carico dei lavori e inserirà il complesso archeologico all’interno di un percorso turistico-culturale, fruibile al pubblico.

FD

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