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Cultura

“Il prezzo della libertà”

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In occasione della cerimonia del 4 novembre, il sindaco rimarca il valore della “memoria” e invita a riscoprirci una “comunità solidale”

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In un pomeriggio insolitamente terso, Turi ha festeggiato la Giornata dell’Unità Nazionale e la Festa delle Forze Armate. Una data “storica” quella del 4 novembre che offre l’occasione per esprimere il più alto sentimento di riconoscenza per le Forze Armate, che con sacrificio e senso del dovere si adoperano per la libertà e la pace, e per dedicare un pensiero a quanti si sono immolati per gli ideali di unità nazionale, di indipendenza e di democrazia.

Benché incombano i timori per gli incerti esiti della seconda ondata del Covid-19, l’Amministrazione non ha voluto mancare all’appuntamento, organizzando una cerimonia dimessa, che ha dovuto rinunciare alla presenza della Banda Cittadina, al frastuono gioioso delle scolaresche e agli sguardi attenti dei tanti cittadini che si assiepavano nella “villa piccola”. Così, il sobrio corteo, preceduto da due agenti della Polizia Locale, si è allungato dal Municipio al Monumento ai Caduti, animato dall’incedere composto di una rappresentanza delle autorità civili, religiose e militari, accompagnate dagli immancabili labari imbracciati dai rappresentati delle sezioni locali delle Associazioni Nazionali dell’Aeronautica, dei Bersaglieri, dei Combattenti e dei Finanzieri.

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Le note de “Il Silenzio”, intonate dalla tromba di Renato De Bellis, hanno marcato il solenne rituale della deposizione della corona ai piedi della statua edificata in onore dei turesi caduti in guerra, cui è seguito il discorso del sindaco Tina Resta.

«Sono onorata di essere qui a rendere omaggio alle Forze Armate e a chi ha dato la vita per la nostra libertà» – ha esordito il primo cittadino non celando il rammarico per l’assenza delle scuole che, «attraverso l’insegnamento dell’educazione civica, sono un prezioso baluardo della nostra storia, fatta di persone che si sono sacrificate e che non possiamo dimenticare». «Spesso – ha proseguito – passiamo accanto a questo monumento quasi fosse invisibile, invece è un simbolo che ci ricorda la tragedia della guerra e le tante vite spezzate per realizzare il sogno di un’Italia libera e unita. Valori e ideali che abbiamo il dovere e la responsabilità di trasmettere alle generazioni future».

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Dopo aver ringraziato le Forze Armate presenti e i giornalisti che «sono qui ad aiutarci in un’informazione seria di questa giornata», il sindaco, annotando lo scenario di una “villetta semideserta”, non si è sottratta a una riflessione sulla situazione presente: «Stiamo vivendo tutti un momento di grande smarrimento, una cosa però deve essere chiara: quello che può aiutarci a superare questa fase delicata è il nostro comportamento». «Un pensiero di vicinanza – ha aggiunto più tardi – a tutti i malati e ai cittadini positivi al Covid, che combattono questa battaglia in isolamento, assieme ai propri familiari, sopportando un peso non indifferente anche sul piano psicologico».

«Spero che la situazione evolva verso il meglio – ha concluso prima di passare la parola all’arciprete don Giovanni Amodio – ma non vi nascondo che ho delle preoccupazioni. In questo momento storico abbiamo bisogno di solidarietà; abbiamo bisogno di sentirci una collettività. Oggi le polemiche non sono utili a nessuno, ci sarà tanto tempo per confrontarci».

DON GIOVANNI: “IL SENSO INTIMO DELLA LIBERTÀ”

Dello stesso tenore le parole dell’Arciprete don Giovanni Amodio: «Ringrazio il sindaco per l’opportunità di essere presenti a queste manifestazioni. Condivido in pieno il suo pensiero: questi monumenti, questi simboli, sono stati costruiti perché nessuno debba dimenticare quelle persone che hanno dato la loro vita per la libertà delle future generazioni». Libertà, «conquistata a caro prezzo, che fino a qualche tempo fa era qualcosa di scontato, nella nostra cultura e nelle nostre relazioni; adesso invece le restrizioni ci stanno facendo capire e apprezzare appieno cosa significa essere donne e uomini liberi».

FD

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