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“Il PD incontra”: uno “sguardo fresco” sul futuro di Turi

Il segretario Lilli Susca

Il segretario cittadino Lilli Susca chiarisce gli obiettivi della campagna di ascolto, partita dal confronto con i giovani turesi che vivono fuorisede

Venerdì 16 ottobre il Partito Democratico ha inaugurato un percorso di ascolto che, come ci ha anticipato il segretario cittadino Lilli Susca, si muoverà su due binari paralleli. Il primo correrà incontro ai giovani turesi che, per studio o lavoro, risiedono fuori paese. Uno sguardo “fresco, libero e consapevole”, di chi vive “l’altrove” e può insegnare ad “ampliare i propri orizzonti”, che si incrocerà con il coinvolgimento di vari interlocutori della comunità turese, dalla stampa locale alle associazioni di volontariato, passando per le società sportive.

Lo scopo del progetto è raccogliere idee e spunti di riflessione che costituiscano la base di un progetto di buon governo il più possibile plurale, chiamando ogni cittadino a essere parte della soluzione dei problemi che Turi vive da decenni. Che si tratti di “copiare con creatività” o di “adattare al nostro contesto ciò che altrove funziona meglio”, il comune denominatore va rintracciato nella “spinta al cambiamento” di un paese che ha tutti i connotati per crescere e non può continuare ad affossarsi in sommarie recriminazioni o vani compiacimenti.

Ritornando all’incontro di venerdì, il primo nucleo tematico ha riguardato il verde pubblico, il decoro urbano e il contrasto all’abbandono dei rifiuti. Oltre a vari suggerimenti pragmatici, il segretario Susca pone l’attenzione su due concetti di massima emersi durante la conversazione “a distanza”: l’importanza di strutturare campagne di sensibilizzazione costanti nel tempo e la necessità di “trasformare in sane abitudini” le idee che educano alla bellezza e al rispetto del territorio.

Segretario, qual è l’obiettivo dell’iniziativa?

«“La comunicazione parte non dalla bocca di chi parla ma dall’orecchio di chi ascolta”. Questa citazione da anonimo è diventata il motto dell’iniziativa partita ufficialmente venerdì 16 ottobre, dal titolo “Il PD incontra”. L’idea risale a prima del lockdown, quando si pensava di poter incontrare fisicamente i nostri interlocutori. La chiusura ci ha, per ovvi motivi, destabilizzato, imponendoci una lunga pausa di riflessione, conclusasi adesso con la convinzione che ci si possa tranquillamente incontrare online, attraverso videoconferenze. Sarà difficile ricreare la stessa empatia, o la stessa atmosfera effervescente che accompagna le riunioni in presenza, ma, a giudicare dagli esiti dell’incontro di venerdì, possiamo affrontare con ottimismo questa nuova sfida. L’obiettivo, quindi è quello di metterci in ascolto, confrontandoci con soggetti diversi della comunità turese, al fine di recepire istanze e suggerimenti e di porre le basi di una progettazione comune».

Perché avete deciso di iniziare questo percorso dai giovani turesi che non vivono a Turi?

«Chi viaggia ha una marcia in più, perché può vedere l’altrove, l’altro da sé e può fare paragoni, ampliare i propri orizzonti, avere uno sguardo più ampio. Ancora di più può ampliare il proprio sguardo chi vive altrove, in uno spazio diverso da quello in cui è nato. Inutile in questo contesto fare discorsi sull’emigrazione di ultima generazione, sulla fuga di cervelli, non è per questo che abbiamo pensato di inaugurare questo nostro percorso con i giovani turesi che vivono fuori. Anche se sono certa che per alcuni di loro vivere fuori non sia stata una scelta facile, immagino che nessuno li abbia forzati e che abbiano semplicemente – ma non senza tentennamenti – adottato un criterio moderno di ricerca di occupazione, basato sulle loro professionalità, che al momento trovano maggiore possibilità di espressione lontano da qui. Negli Stati Uniti il concetto di famiglia è molto diverso dal nostro. Lì la famiglia è dove c’è lavoro; è costituita dalle persone che vivono lì dove c’è il lavoro. Non più genitori, fratelli, quindi, ma amici, colleghi, vicini di casa. Un giovane statunitense sa già che la sua vita non finirà entro i confini in cui è nato. Vuoi per motivi di studio, vuoi per lavoro, abbandonerà la famiglia di origine, per fondarne un’altra altrove. È così. Punto. Noi ci stiamo avvicinando ad un concetto di cittadinanza europea simile a quella che ho appena descritto. Simile, ma non uguale. Quello che ci distingue da loro è l’attaccamento alle radici. Molti statunitensi tendono a rinnegare le proprie origini. Un manager statunitense che proviene dalla provincia si sforzerà di camuffare il suo accento e si guarderà bene dal raccontare la sua infanzia ad uno sconosciuto. Noi invece nasciamo con i piedi nella terra. Qualunque sia la professione dei nostri genitori e quella che scegliamo per noi stessi. Quindi, per quanto felici si possa essere altrove, casa nostra è e resterà sempre qui, dove si festeggiano i Natali e dove si va al mare ogni estate. Perché, vuoi mettere il mare di Polignano…? Ecco perché ho scelto di iniziare con loro: perché amano Turi, la considerano casa loro e vorrebbero vederla bella, florida, giusta. Non come nelle favole, ma un luogo che assomigli di più a loro, alle loro speranze e desideri. E perché il loro sguardo sul mondo, certamente più fresco, libero e consapevole del nostro, ha davvero tanto da offrire, in termini di spinta al cambiamento».

È stata avanzata qualche proposta interessante sul tema del decoro urbano?

«Dall’incontro di venerdì sono emersi, a mio avviso, alcuni importanti concetti di base: si deve sempre combattere contro l’abitudine al brutto, scardinarla e rimpiazzarla con il bisogno di bellezza. Questo è possibile attraverso campagne di sensibilizzazione costanti, di cui una buona amministrazione deve necessariamente farsi carico. Altro concetto fondamentale è la necessità di controllo costante da parte delle istituzioni. In Svizzera, se lasci cadere una carta per strada, il privato cittadino denuncia l’accaduto, sapendo per certo che quella denuncia andrà a buon fine, cioè che sarà comminata una sanzione al fine di scongiurare il ripetersi dell’episodio. Il privato cittadino, in Svizzera, sente la bellezza e il decoro come un proprio diritto e fa in modo che non gli venga negato. In un paese in provincia di Padova, grande più o meno quanto Turi, il sindaco invia una lettera ad ogni bambino delle primarie, invitandolo a partecipare alla festa dell’albero, momento in cui viene piantumato un albero per ogni bambino invitato, apponendo il nome del bambino alla base dell’albero stesso. Anche a Turi anni fa si è organizzata un’iniziativa simile. perché è chiaro che anche noi siamo in grado di partorire idee bellissime. Il problema è trasformarle in sane abitudini, istituzionalizzarle. Altro concetto importante: scegliere il verde pubblico in base alle caratteristiche del nostro territorio. Quindi puntare sulle piante del sottobosco della macchia mediterranea, per esempio. Una proposta è stata avanzata in vista della riqualificazione del parco in piazza Venusio: piantare la Catambra, pianta arborea sempreverde, molto ornamentale, con la funzione di repellente per le zanzare».

Quale sarà l’argomento del prossimo incontro?

«Stiamo valutando se programmare un altro incontro con gli stessi interlocutori di venerdì scorso, per permettere a chi non ha potuto partecipare di esserci. In tal caso la scelta ricadrà su uno di questi temi: clima e natura, agricoltura e turismo, diversità e inclusione, mobilità smart, spazi per co-working, gestione “social” della PA e dell’URP. Il secondo incontro con i giovani turesi che vivono fuori rientra in un progetto di percorso parallelo con loro, che si svilupperà contemporaneamente a quello con gli altri soggetti. Sarà nostra premura informare i cittadini, attraverso la nostra pagina Facebook, sui dettagli del prossimo incontro. Intanto ringrazio di cuore coloro che hanno creduto fin da subito in questa iniziativa, impegnandosi in prima persona in un passaparola che ha suscitato grande interesse e voglia di offrire il proprio contributo».

Fabio D’Aprile

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