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“L’operazione verità” di Onofrio Resta

Il prof. Onofrio Resta

«Parlo per la prima volta di questo problema. Non ho parlato in Consiglio comunale quando il sindaco e l’opposizione hanno espresso il proprio parere su quella lettera e non ho parlato con i giornali». Così iniziano i “dieci minuti” che il consigliere Onofrio Resta chiede all’assise per snocciolare l’intera vicenda legata all’ormai famoso documento, firmato dal gruppo dei quattro indipendenti.

“IL CORAGGIO DI PARLARE”

L’ex capogruppo chiarisce che la lettera «non doveva essere consegnata a nessuno, era un insieme di appunti che andavano argomentati». Il documento «non attaccava il sindaco ma era una sollecitazione a un cambio di passo», posizione che si ritrova nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa da vari membri della maggioranza, prima e dopo che “venisse fuori la lettera”. A sostegno della sua tesi, Resta cita un’intervista rilasciata al nostro giornale dal nuovo vicesindaco Gigantelli, in cui si afferma che l’azzeramento «era necessario perché avevamo bisogno di un cambio di passo»; il decreto del sindaco che parla di un «rilancio dell’attività dell’Amministrazione» e lo stesso assessore Topputi che ha definito quel documento «una sana dimostrazione di dialettica interna».

«Abbiamo avuto il coraggio di dire le cose che non stavano funzionando e molti aspetti stanno cambiando. La dimostrazione – prosegue in crescendo – è che oggi si parla in Consiglio delle aree edificabili, argomento di cui non si è parlato per un anno e mezzo». E prossimamente, anticipa, si assicurerà che venga discussa la riqualificazione di Largo Pozzi, per cui esiste già una bozza progettuale illustrata alla maggioranza e finanziabile attraverso il Piano Junker.

“LA PRIMA GIUNTA È STATA DETTATA DAI PARTITI”

All’obiezione che era più opportuno discutere i problemi riscontrati con la maggioranza e non in una riunione politica allargata, Resta replica che «lo avevamo già fatto all’interno del gruppo»; evidentemente, non avendo avuto riscontri, «abbiamo portato una questione che ci stava creando problemi in una sessione politica». «Certo – ammette – il documento non andava passato ai giornali, andava letto e commentato in altra maniera. E qui c’è l’errore».

A seguire, arriva una rivelazione che meriterebbe un approfondimento: «La prima Giunta non è stata fatta per volere del sindaco ma per espressione dei partiti politici, che hanno addirittura mandato lettere da Roma». E più tardi ribadisce: «I partiti hanno dato i nomi degli assessori e delle deleghe; i partiti si sono riuniti e, prima ancora delle votazioni, hanno determinato chi dovesse essere vicesindaco e chi assessore».

“NESSUNA EPURAZIONE”

Dunque, per Onofrio Resta la scelta del sindaco è giusta e condivisa: non è lecito parlare di «un’epurazione» ma di «valutazioni di natura amministrativa» che hanno permesso al primo cittadino di «riacquistare il potere di delega, sottraendolo ai partiti». «Il sindaco – afferma Resta – si è presa la responsabilità di scegliere direttamente i suoi collaboratori e di creare una Giunta che ha il suo imprimatur».

Quanto al proprio ruolo, il professore dichiara che, insieme alla De Carolis, eserciterà, come qualsiasi altro consigliere, la funzione di indirizzo e controllo, per rispetto dei «tanti voti che abbiamo preso», che non si possono ridurre «a una questione di numeri, ma è un problema di rappresentatività». «Apparteniamo a questa maggioranza – scandisce – non solo perché non vogliamo essere ricordati come quelli che abiurano e tradiscono ma anche perché agli elettori ci siamo presentati con il simbolo che vedeva Tina Resta sindaco. Pazienza se il vicesindaco ha 900 voti e De Carolis 700».

IL RETROSCENA DELLA NOMINA DI COPPI

Il professor Resta è un fiume in piena e, nell’arco del suo ragionamento, svela anche uno dei “retroscena” che hanno accompagnato la nuova Giunta. In particolare, riporta una conversazione telefonica avuta con il sindaco, in cui Tina Resta ha comunicato preventivamente la ripartizione delle deleghe, rappresentando la volontà di affidare quella all’Urbanistica a Maurizio Coppi. «Ho risposto – racconta l’ex capogruppo – che non era opportuno, le ragioni le tengo per me. Ho appreso che poi ufficialmente il sindaco ha tenuto per sé l’Urbanistica», scelta valutata giusta perché «il sindaco deve metterci la faccia» in un settore su cui pendono le maggiori problematiche, anche giudiziarie, e su cui si adombrano spesso i sospetti di scarsa trasparenza.

LE RAGIONI DELLE DIMISSIONI

In un altro dei passaggi del suo intervento, il consigliere Resta precisa che le dimissioni da capogruppo di maggioranza sono il frutto di una scelta presa in autonomia, motivata dall’impossibilità di assecondare la richiesta del sindaco di garantire una presenza continua a Turi. Inoltre, «se il capogruppo viene sfiduciato all’interno del suo gruppo da due consiglierei su quattro, è bene che torni a fare il consigliere».

“LE PUTT**ANATE DEI GIORNALISTI”

Durante i “dieci minuti” dell’attesa “operazione verità” del consigliere Resta, non è mancato qualche strale indirizzato ai giornalisti locali, accusati di scrivere “putt**ate”, che vogliamo imputare alla foga del momento. Diversamente, dovremmo far notare che, se si decide di non parlare con i giornali, se si rinuncia a spiegare la propria versione dei fatti all’indomani di un atto politico rilevante, non è lecito lamentare a posteriori che i giornalisti abbiamo riportato una “versione parziale” dell’accaduto, attingendo alle dichiarazioni di chi non è rimasto in silenzio. Del resto, in un’altra occasione – quella sulla discussione del Piano d’Ambito – è stato proprio il professore ad insegnarci che «chi è assente ha sempre torto».

Fabio D’Aprile

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