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Laurea e alloro per Assunta Coppi, 70enne turese

assunta coppi

L’ex insegnante di informatica corona i suoi studi in Scienze Naturali con una tesi incentrata sui calcoli renali: ecco una sintesi

Com’è ormai noto ai nostri lettori più affezionati, da alcuni mesi, con cadenza variabile, dedichiamo spazio alle tesi di laurea, alle ricerche e ai papers scientifici inerenti alla nostra città e/o realizzati da dottori e ricercatori turesi di qualsiasi facoltà ed ambito. Nelle puntate precedenti, ci siamo occupati di pedagogia, storia, comunicazione, sport, fisica, medicina, ingegneria, turismo, telecomunicazioni, sociologia urbana, fashion design e informatica grazie alle tesi di Angela Minoia, Alessandra Alfonso, Arianna Rizzi, Daniele Lerede, Silvia De Tomaso, Giuseppe Sabino, Davide De Tomaso, Christian Roccotelli, Giulia Palmisano, Luisa D’Alessandro, Valentina Arrè, Giuseppe Spinelli, Piergiorgia De Marco, Davide Sabino e Andrea Alessandrelli; tutti questi articoli sono sempre disponibili sul sito www.turiweb.it.

ASSUNTA COPPI, TRA PASSATO E PRESENTE

Per un lieto ritorno dalla pausa agostana, abbiamo deciso di inserire all’interno di questa rubrica il lavoro di Assunta Coppi, turese classe ’50, laureatasi lo scorso 8 aprile in Scienze Naturali presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. Assunta è stata la prima tra i laureandi del proprio corso a discutere in via telematica la propria tesi – come si vedrà – focalizzata specificatamente sulla mineralogia ed intitolata “Studio di biominerali patologici presenti nel corpo umano: i calcoli renali”. Il background culturale della nostra concittadina non è certamente lontano dal mondo accademico, poiché nel suo curriculum la sig.ra Assunta vanta un esperienza da docente lunga oltre 30 anni: “Insegnavo informatica negli anni ’80 – racconta – ai primordi di questa materia. Dal 2013 sono in pensione”. Appesi il registro e la penna al chiodo, la nostra concittadina ha pensato bene di trascorrere il tempo continuando ad accrescere il proprio bagaglio culturale, iscrivendosi così alla facoltà di Scienze Naturali. Ecco, di seguito, una sintesi della sua tesi.

BIOMINERALI FISIOLOGICI E PATOLOGICI

“I biominerali sono il risultato di processi mediante i quali gli organismi viventi formano fasi minerali inorganiche o organiche con struttura cristallina, microcristallina o amorfa. Anche il corpo umano forma i suoi minerali e questi possono essere distinti in due gruppi: minerali fisiologici, come ossa, dentina e smalto; minerali patologici, come calcoli renali e pancreatici, depositi epatitici patologici. Nel mio lavoro, mi sono soffermata sui calcoli renali. I calcoli renali – identificati dal termine medico “nefrolitiasi” o “litiasi renale” – sono delle piccole aggregazioni di sali minerali che si formano nel tratto urinario. Spesso, la loro presenza è correlata ad una dieta incongrua a cui si associa necessariamente una sottostante predisposizione genetica. Talvolta, i calcoli renali sono asintomatici e vengono scoperti per caso durante una radiografia di controllo. Altre volte un dolore acuto e violento (colica renale) segnala prepotentemente la loro presenza”.

COSA SONO I CALCOLI RENALI?

I calcoli renali sono dei depositi di consistenza dura che si formano per precipitazione dei sali minerali contenuti nelle urine (calcio, ossalato, fosfati ed acido urico). La formazione di un calcolo è favorita dall’aumento della concentrazione di questi elettroliti o dalla riduzione del liquido che li tiene in soluzione (scarso volume di urine). Quando i sali si aggregano tra loro formano dapprima cristalli, quindi microcalcoli e, infine, calcoli che possono raggiungere le dimensioni di una pallina da golf. Proprio a causa della loro forma e composizione chimica i calcoli renali possono muoversi dalla sede di origine e andare ad ostacolare il flusso dell’urina. Tale ostacolo, oltre a causare un dolore spesso intenso, favorisce lo sviluppo di infezioni urinarie e, se persiste per lunghi periodi, aumenta le possibilità di danno ai reni, fino a sviluppare una insufficienza renale progressiva. Normalmente, le urine contengono sostanze che impediscono la formazione di calcoli, ma non sempre tali composti sono presenti in quantità adeguate o svolgono efficacemente la loro funzione. Oggi se ne conoscono due categorie: macromolecolari (di natura proteica) e micromolecolari come il citrato o il magnesio. Anche i mucopolissaccaridi, grazie alle loro proprietà colloidali favoriscono il mantenimento in soluzione dei sali allontanando la formazione di calcoli renali. In base alla composizione chimica, si distinguono diversi tipi di calcoli, ognuno dei quali richiede un approccio terapeutico differente.

I CALCOLI, PER SESSO ED ETÀ

“Nella mia tesi sono stati analizzati, tramite la tecnica di diffrazione di raggi X da polveri, tre campioni di calcoli renali, i cui risultati sono confluiti nel database del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali (Uniba) che annovera annualmente 506 analisi di calcolo a partire dal 2002. L’analisi statistica su questo database ha permesso di classificare i 506 campioni nel seguente modo: ossalati (76%), fosfati (6%), uricite (9%), altre composizioni (2%). Questi dati sono in accordo con le più recenti reviews riportate in letteratura, come Giannossi (2013) e Mandel et al. (2017). In particolare, in Giannossi (2013) sono riportate anche delle considerazioni circa l’incidenza del tipo di calcolo sul genere e sull’età anagrafica. L’autore rileva che le donne sono più interessate da calcoli contenenti whewellite e struvite, specie nelle donne più anziane che risentono maggiormente dei problemi di infezioni urinarie. Negli uomini, soprattutto negli ultrasessantenni, prevalgono i calcoli di uricite. Nei giovani di età inferiore ai 30 anni sono più frequenti i calcoli di weddellite”.

I FATTORI DI RISCHIO

“I fattori di rischio per lo sviluppo di acido urico negli ultrasessantenni maschi sono da ricercarsi innanzitutto nel sito di biomineralizzazione che deve avere: cavità renali con bassa efficacia urodinamica per consentire la cristallizzazione; una sovrassaturazione rispetto all’acido urico (iperuricuria) e valori di Ph minori a 5.5. Questi parametri chimici critici sono strettamente legati all’eccessivo consumo di alimenti ricchi in purina, allo scarso apporto nella dieta di succo di agrumi e all’eccessivo consumo di alcool. Un altro fattore di rischio legato allo sviluppo di calcoli, in particolare di acido urico è il clima inteso come temperatura, che non invogliando al consumo frequente di liquidi porta i soggetti ad avere un più basso volume urinario. Alle zone con basse temperature medie annue corrisponde una radiazione globale più bassa rispetto alle zone con temperature più alte. E’ noto che una maggiore esposizione alle radiazioni solari stimola la produzione di vitamina D che, a sua volta, favorisce l’assorbimento di calcio nell’organismo riducendone così il coinvolgimento nei processi di cristallizzazione dei calcoli”. Insomma, non si smette mai di conoscere ed imparare…

LEONARDO FLORIO

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