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Giovanni Maria Sabino, le prime rivelazioni

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Lanciata inoltre la raccolta fondi per sostenere i costi di realizzazione della prima opera buffa in versione anti-Covid: due i turesi coinvolti nel progetto “CineOpera”

Lo scorso 8 marzo Giovanni Maria Sabino appariva sui social, rompendo un silenzio durato oltre tre secoli.

Egli, infatti, nacque a Turi il 30 giugno del 1588, per poi spegnersi a Napoli nell’aprile del 1649; questo martedì, proprio in occasione del suo 432esimo compleanno, Giovanni Maria Sabino è tornato a farsi sentire, postando, sia sul suo profilo personale che sulla pagina Facebook dedicata all’Ensemble Barocco “Giovanni Maria Sabino”, le seguenti parole: “Colendissime Signorie Vostre, beninanza a voi tutti. Desio mio più grande è quel di ringraziarVi per la pazientia sine limite e l’affetto promossomi in codesto mese; grazie a tal instromento, nomato, da voi Signori carissimi, “computer”, pervenni a canoscenza d’una moltitudine de gran zelanti, esotici e nostrani, di codesta musica barocca, sì stimando la fortitudine di come la musa Euterpe possa congiungere in lieti lacci l’umano sentire. Proemio facto, principio come da promessa, a novellar de mia vita anagrafica et artistica. Nacqui in quel di Turi, cittadina del barense, al 30 de giunio Anno del Signore Nostro 1588, septimo de 10 pargoli, da Catarina Cecire e Francesco, bene stanti ascendenze, et per lo tanto in familia assai numerosa”.

Per non lasciar scontenti coloro che magari hanno masticato con difficoltà quest’italiano seicentesco, ecco la traduzione in italiano corrente, seppur non perfettamente aderente rispetto a certe sfumature semantiche e lessicali contenute nella versione originale: “Buonasera a tutti, signore e signori. Ben ritrovati. Desidero innanzitutto ringraziarvi per l’incredibile pazienza ed il caloroso supporto che mi avete riservato nell’ultimo mese; attraverso questo strumento, da voi chiamato computer, ho potuto conoscere tantissimi appassionati della musica barocca provenienti da diverse zone del mondo, accorgendomi ancora una volta di quanto l’Arte possa unire. Fatta questa premessa, inizio quest’oggi a raccontarvi la mia storia. Sono nato a Turi (BA) il 30 giugno 1588, settimo di dieci figli, da Caterina Cecire e Francesco; la nostra era una famiglia benestante e pertanto numerosa”.

IL BATTESIMO IN CHIESA MADRE

A questo punto arriva la prima rivelazione: “In verità, come descoverto dal maestro Paolo Valerio – unico sopraffino conoscitore e recercator de’ ricordi miei – fui post inscritto – 3 o 4 die da la mia nascita – nei libri mastri de la chiesa in cui fui sacramentato in cotal suscritta data: come d’uso e da prassi del secolo mio, per tema che ogne creatura morisse ante battesimo e impressione de la gratia del Signore Domine Sanctissimo e che non ne cadesse l’animella tenera ne l’oblio del Limbo – ch’altr’era da Inferno o Pugatorio o Paradiso – i nuovi nati godevano del Sanctissimo Rito Battesimale subitaneamente”.

Atto di battesimo custodito nell’archivio della Chiesa collegiata di S. Maria di Terrarossa (attuale Chiesa Maria SS. Assunta' - Turi) rinvenuto nel 2014 da Paolo Valeri

In breve, stando alle dichiarazioni dello stesso Sabino, egli sarebbe nato 3, 4 giorni prima rispetto a quella che viene considerata la sua data di nascita; il 30 giugno fu infatti il giorno del suo battesimo, avvenuto all’interno della Chiesa collegiata di Santa Maria di Terra Rossa, ovvero la nostra amata Chiesa Madre. Alla luce di quanto affermato, si può quindi ipotizzare che Sabino fosse nato già il 26 o il 27 giugno dello stesso anno.

Ciò che ad ogni modo desta, a nostro avviso, maggiore interesse è quella “prassi del secolo mio” cui Sabino ha fatto riferimento; sempre stando alle sue spiegazioni, infatti, c’era all’epoca una certa urgenza per quanto concerne il battesimo: a causa dell’elevata mortalità infantile di quei tempi, il “tema” (ovvero il timore”) ricorrente dei genitori era che i propri figli morissero senza ricevere questo sacramento.

IL LIMBO: UN TEMA RICORRENTE

In tal caso, l’anima “tenerella” di questi ultimi sarebbe stata condannata al limbo, una dimensione non sovrapponibile e in alcun modo coincidente con quella del Purgatorio; dimensione che, soltanto il 3 maggio 2007, è stata ufficialmente abolita dalla Chiesa cattolica: «La Chiesa abolisce ufficialmente il limbo. Un documento della Commissione teologica internazionale approvato da Papa Benedetto XVI e pubblicato oggi afferma infatti che il tradizionale concetto di limbo – luogo dove i bimbi non battezzati vivono per l’eternità senza comunione con Dio – riflette una “visione eccessivamente restrittiva della salvezza”. Il documento che sancisce questo passo era alla discussione della Commissione teologica internazionale dal 2004, quando questa era presieduta proprio dall’allora cardinale Ratzinger ed è stato sottoposto al Papa dall’attuale presidente della Commissione, il cardinale William Levada, che ha incontrato il Pontefice lo scorso 19 gennaio. L’abolizione del limbo – continuiamo a leggere sul sito del Corriere della Sera – non è un fatto solo teorico: il testo pubblicato oggi lo definisce “un problema pastorale urgente”, perché il numero dei bimbi morti senza battesimo è in aumento sia perché molti genitori non sono cattolici sia perché molti piccoli sono “vittime di aborti”. L’argomento principale del testo è che la misericordia di Dio “vuole che tutti gli esseri umani siano salvati”, la Grazia ha priorità sul peccato, e l’esclusione di bambini innocenti dal Paradiso non sembra riflettere lo speciale amore di Cristo per i più piccoli».

“LA SERVA PADRONA”… IN CASA

Come si vedrà nei prossimi mesi, la fede e la musica continueranno ad intrecciarsi inesorabilmente nel racconto della vita di Giovanni Maria Sabino: egli fu sacerdote, primo maestro del Conservatorio della Pietà dei Turchini a Napoli, nonché colui che portò nella città partenopea il nuovo stile musicale sviluppato a Venezia da geni assoluti come Claudio Monteverdi, con il quale lo stesso Sabino ebbe rapporti diretti. Alla biografia e alla “discografia” del nostro illustre concittadino è dedicata la pagina Facebook Ensemble barocco “Giovanni Maria Sabino”, attraverso la quale negli ultimi giorni è stata promossa un’iniziativa: «Che ne dite di aiutarmi a mettere in scena la prima opera lirica buffa italiana, ossia l’Intermezzo de “La Serva Padrona” di Giovan Battista Pergolesi, realizzandola con una regia moderna, attuale, cinematografica, all’avanguardia e soprattutto divertente producendone un video da trasmettere online? È un intermezzo musicale dalla trama esilarante, che vi farà sorridere dall’inizio alla fine…e sappiamo quanto oggi abbiamo bisogno di riportare l’allegria nelle nostre vite! Nonostante sia stato scritto nel 1733, i protagonisti si ritroveranno catapultati nel nostro secolo, alle prese con le tecnologie moderne che saranno il mezzo con il quale anche loro, per rispettare le regole, dovranno comunicare» – a parlare è Graziano De Pace, ideatore del progetto “CineOpera”, nonché cantante lirico professionista da 20 anni, sia come solista che come artista del coro stabile nella Fondazione del Teatro Petruzzelli di Bari.

«Non potendo godere di pubblico dal vivo – prosegue – la cosa straordinaria sarà infatti quella di poterla rappresentare, (in conformità con gli attuali divieti di incontrare estranei dal vivo) sfruttando la scenografia domestica: le stanze della mia abitazione, dell’abitazione della protagonista ossia il Soprano Ripalta Bufo; in più, riprese esterne in uno dei luoghi considerati più belli del mondo dal National Geographic, Lonely Planet e New York Times, ovvero la mia amata Puglia. Dal punto di vista registico l’opportunità di sfruttare un’intera abitazione per le riprese, darà modo allo spettatore di godere di una scenografia più interessante rispetto a quella fissa presente nella maggior parte dei teatri: all’esecuzione sonora aderente alla tradizione ed al libretto, si affiancherà una regia nuova e brillante per poter divertire tutte le generazioni. L’opera acquisirà dunque più ampio respiro, con uno sviluppo più dinamico e la recitazione sia teatrale che cinematografica si arricchirà di elementi sorprendenti, quasi come quelli di un film di fantascienza. Il terzo personaggio, infatti, potrò incredibilmente interpretarlo io stesso sdoppiandomi grazie all’ausilio tecnologico. Agli elementi innovativi della regia si contrapporrà, dal punto di vista musicale, il supporto dell’ensemble barocco “Giovanni Maria Sabino”, che si compone di strumenti antichi, caratteristici del repertorio originale tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo. Gli strumentisti saranno diretti dal M°Paolo Valerio. Il tecnico che si occuperà della registrazione di voci e orchestra e del montaggio audio/video sarà Nicolangelo Colapietro».

TURESI A SOSTEGNO DEI TURESI

Un progetto ambizioso, certamente innovativo, che ha i suoi inevitabili costi da sostenere: «Questo progetto – scrive sempre De Pace – apparentemente visionario ha in realtà tutte le possibilità di essere realizzato grazie al vostro prezioso aiuto. Il vostro contributo economico andrà, infatti, a coprire le spese per il compenso dei cantanti, del direttore d’orchestra, dell’ensemble barocco, del tecnico addetto al montaggio audio/video; non sareste solo fautori di un’importante iniziativa per professionisti che in questo periodo storico eccezionale non avrebbero opportunità lavorativa, ma grazie a voi riusciremmo a realizzare la prima messa in scena assoluta di un’Opera lirica in smart working nel periodo di Covid. Potremmo essere pionieri di una nuova forma d’arte che, nonostante sia figlia del distanziamento, possa raggiungere comunque un vasto pubblico».

Ai turesi non resta dunque che sostenere i propri concittadini Paolo Valerio, Nicolangelo Colapietro e lo stesso Giovanni Maria Sabino cliccando sul seguente link: https://www.kickstarter.com/projects/gdpace79/cineopera-at-house?lang=it. In alternativa visitare la pagina Facebook Ensemble barocco “Giovanni Maria Sabino”.

LEONARDO FLORIO

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