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Cultura

Un nuovo logo per la Parrocchia “Maria SS. Ausiliatrice”

Il nuovo logo

Don Giuseppe: “La bellezza è strumento della fede perché avvalora la presenza di Dio in noi”

È Saverio Penati, molfettese, l’autore del nuovo logo della Parrocchia “Maria SS. Ausiliatrice”: «Chiesi a lui di realizzarlo qualche settimana fa; dopo aver portato a compimento una prima bozza in bianco e nero, Saverio mi ha mostrato alcune opzioni a colori del logo ed io ho scelto quella che in questi giorni ho ufficializzato attraverso la pubblicazione sui social». – spiega ai nostri microfoni il parroco don Giuseppe Dimaggio.

Come mai ha deciso di commissionare un nuovo logo per la parrocchia?

«Semplicemente per apporlo sulla carta intestata della parrocchia; come anche può tornare utile in occasione di eventi e ricorrenze quando è necessario realizzare volantini e manifesti. La nostra parrocchia possedeva un logo ormai datato e ho ritenuto opportuno disporre di uno nuovo, più moderno». Ad onor del vero, il logo in questione è il secondo realizzato da Penati a favore dei fedeli turesi e dell’immagine della parrocchia: «Prima di Natale – puntualizza don Giuseppe – incaricai Saverio di creare un logo per il piccolo coro parrocchiale intitolato a Carlo Acutis. Ancora una volta, quindi, non posso che ringraziarlo per la sua disponibilità».

CARLO ACUTIS: IL WEB E LA FEDE

Il logo del coro

Sospendendo momentaneamente il naturale fluire del discorso, vogliamo dedicare alcune righe al poc’anzi menzionato Carlo Acutis; trattasi di un ragazzo dalla mente brillante, formatosi intellettualmente e spiritualmente sotto la guida delle Suore Marcelline e dei padri Gesuiti: fu proprio la sua insormontabile fede a permettergli di affrontare con indicibile serenità d’animo la leucemia fulminante che il 12 ottobre 2006, ad appena quindici anni, lo portò via da questo mondo. Sette anni più tardi, il 13 maggio 2013, la Santa Sede concedeva il nulla osta per l’avvio della sua causa di beatificazione, la cui inchiesta diocesana si sarebbe poi svolta a Milano dal 15 febbraio 2013 al 24 novembre 2016. Il 5 luglio 2018 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che dichiarava Venerabile il giovane Carlo, i cui resti mortali riposano dal 6 aprile 2019 ad Assisi, nella chiesa di Santa Maria Maggiore – Santuario della Spogliazione.

È notizia molto più recente, invece, quella del 21 febbraio 2020, quando lo stesso papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto relativo a un miracolo attribuito all’intercessione di Carlo, aprendo la via alla sua beatificazione: pare infatti attribuibile a Carlo Acutis la guarigione di un bambino brasiliano affetto da importanti disturbi dell’apparato digerente con rara anomalia anatomica congenita del pancreas. I genitori di quest’ultimo e l’intera comunità parrocchiale cui appartenevano si unirono nella preghiera, chiedendo – e poi ottenendo – espressamente l’intercessione di Carlo, un giovane che, parallelamente alla sua passione per Gesù Cristo, nutriva e coltivava quella per l’informatica e per il web, da lui considerato veicolo di evangelizzazione e di catechesi: un giorno, forse, potrebbe diventare lui il Santo patrono di internet e protettore di tutti i cybernauti.

Al di là dell’interesse che possa o meno suscitare questa storia, è interessante sottolineare la scelta di don Giuseppe di intitolare il suo piccolo coro parrocchiale con il nome di Carlo Acutis; in questa decisione intravediamo la sua enorme sensibilità riservata ai giovani, alla modernità e al rinnovamento.

IL MONOGRAMMA A-M

Chiusa questa parentesi, torniamo adesso a soffermarci sul nuovo logo della parrocchia. Spicca nell’immagine il colore azzurro, “il colore del cielo – spiega don Giuseppe – e di Maria”, rappresentata a protezione della parrocchia mentre tiene in braccio Gesù bambino.

È azzurro anche il monogramma A-M, facilmente fraintendibile – almeno per i profani – con “Maria Ausiliatrice”: «In realtà – rettifica giustamente don Giuseppe – questo monogramma sta per Ave Maria, oppure Auspice Maria». Da una rapida ricerca sul web, che come insegna Acutis può rappresentare un ottimo strumento di evangelizzazione, catechesi e conoscenza della sacralità, apprendiamo che questo monogramma mariano è il più diffuso e conosciuto nell’ambito dell’arte sacra; spesso lo ritroviamo sui paramenti dei sacerdoti, finemente ricamato sulle loro stole o sulle casule, come pure nei quadri della Vergine Maria o negli Ex Voto – “per grazia ricevuta” – lasciati dai fedeli nei santuari. Esso, come accennato poc’anzi, ha una duplice valenza: da un lato le due lettere rappresentano l’espressione latina “Auspice Maria”, ossia “sotto la protezione di Maria”; dall’altro sono un richiamo implicito al saluto che l’arcangelo Gabriele rivolse alla Madonna quando le annunciò che sarebbe divenuta la Madre del Salvatore: “Ave Maria”.

LA BELLEZZA COME STRUMENTO DELLA FEDE

Per concludere, ci sembra non di minor importanza rimarcare ed approfondire le parole di don Giuseppe mutuate da papa Francesco: «Gli artisti ci fanno capire cosa è la bellezza e, senza il bello, il Vangelo non si può capire». Già in passato abbiamo avuto modo di apprezzare e lodare la sensibilità estetica di don Giuseppe Dimaggio, in tal senso assimilabile a tutti quei prelati che nella storia hanno avvicinato alla Chiesa gli artisti più virtuosi per far sì che il loro estro fosse funzionale all’evangelizzazione dei popoli, ovvero alla diffusione della parola di Dio. Bellezza e sacralità, dunque, sono legati da un vincolo indissolubile già da parecchi secoli; vincolo di cui è ben consapevole lo stesso don Giuseppe e che, stando alle sue parole, non si pone in antitesi con il valore francescano della povertà: «Ricercare il bello, nel valore più elevato, è sempre stato considerato un modo per avvicinarsi al divino e la Bellezza autentica contiene un particolare messaggio di Dio tale da innalzare l’anima umana. “È una forma superiore di conoscenza” – afferma il nostro Papa Emerito Benedetto XVI – “che colpisce l’uomo con tutta la grandezza della verità”.

Dobbiamo riconoscere l’azione preminente che la bellezza ha nella religione, desiderare come cristiani la massima bellezza, pertinente al servizio divino, conseguenza naturale della venerazione e dell’amore per Cristo. Che non è in contrasto con l’ideale evangelico della povertà! San Francesco d’Assisi, che si è conformato al massimo della povertà evangelica, non ha mai preteso che le chiese fossero nude, squallide, prive di ogni bellezza. Al contrario, per lui, la Chiesa e l’altare non erano abbastanza belli.

La bellezza e l’atmosfera sacra della liturgia – aggiunge – hanno una grande importanza per lo sviluppo interiore del fedele che viene così portato in un mondo superiore anche dalla bellezza della chiesa, dallo splendore degli altari, dal ritmo dei testi liturgici, dalla musica sacra. “Le immagini sante, con la loro bellezza, sono anch’esse annuncio evangelico ed esprimono lo splendore della verità cattolica, mostrando la suprema armonia tra il buono e il bello” (Benedetto XVI). Nessuna religione ha espresso tanta bellezza come quella cristiana che è nata dall’Amore. Il Cristianesimo è una fonte abbondantissima, per l’uomo, di ispirazione artistica che porta alla creazione della bellezza: nelle forme letterarie, nella pittura, nella musica, nell’arte del teatro. La bellezza, più di altri, è strumento della fede perché, nel modo in cui si esprime, avvalora la presenza di Dio in noi; un Dio che si è rivelato affinché l’uomo potesse contemplarlo, potesse avvicinarsi a Lui con la sua immaginazione e testimoniare, attraverso la sua arte, che “il Dio del Vangelo è la Bellezza” (San Giovanni Paolo II)».

LEONARDO FLORIO

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