Archivio Turiweb

La Voce del Paese – un network di idee

Attualità

Visita medica lavoro, una farsa fantozziana

medico

Quanto sono adeguate le visite mediche lavoro a cui sono stati sottoposti gli operai di tante aziende cerasicole turesi?

Ci vorrebbe più tempo a spiegarla che a raccontarla; non è una battuta o una barzelletta, ma l’impressione che abbiamo avuto al termine di una visita medica affrontata in primissima persona, alcuni giorni fa, all’alba della raccolta delle “Ferrovie”.

Eppure più di tanto non si discosta da una barzelletta la cosiddetta “visita medica lavoro” – definizione che per inciso troviamo di un italiano punibile col cartellino giallo – alla quale vengono sottoposti i dipendenti delle aziende agricole; “mètte li operèje”, insomma, non è una passeggiata per i tanti produttori turesi, calcolando che ognuna delle visite comporta una spesa di 20 euro. La cifra potrebbe essere tutto sommato ragionevole, trattandosi comunque di una prestazione medica a tutti gli effetti e, in aggiunta, finalizzata ad attestare l’idoneità a lavorare del soggetto.

La questione, difatti, è la seguente: può Tizio effettuare una specifica mansione lavorativa o ci sono impedimenti che non glielo permettono e che, se ignorati, potrebbero causargli spiacevoli conseguenze sul luogo del lavoro? Per questa ragione, in un batter d’occhio, il medico del lavoro cerca di farsi un’idea, rilevando alcune informazioni: peso, altezza, numero di sigarette fumate abitualmente ogni giorno, se si è reduci da un’operazione chirurgica, da uno stato di febbre ed una serie di altri aspetti. Dopodiché ci si alza, si eseguono 4 – 5 comandi e via: firma, 20 euro e buon lavoro a te che all’indomani lavorerai, ma per davvero.

“E cùsse fatìche jè?” – direbbe qualcuno riferendosi alla raccolta delle ciliegie, implicitamente comparandola ad impieghi ben più impegnativi in termini di risorse fisiche da spendere. Certo, c’è di peggio, ma il punto è un altro: il pericolo per la salute dei lavoratori non è rappresentato dalla sola fatica; d’altronde è per questo che si conducono le visite mediche lavoro, sulle quali nutriamo alcune perplessità.

LE PERPLESSITÀ

Si potrebbe partire dall’aspetto economico, a fronte dei 20 euro spesi dal datore di lavoro per un qualcosa che si consuma nel giro di 5 minuti netti; 4 euro al minuto, dunque: siamo lontani dai 4 euro al secondo guadagnati da Lionel Messi e dai 4 euro all’ora percepiti da tanti lavoratori sottopagati. Ciò che più preoccupa, ad ogni modo, non è l’aspetto economico, quanto quello della sicurezza dei lavoratori, chiamati sostanzialmente ad autocertificare la propria idoneità a lavorare: il medico del lavoro non ha dalla sua la cartella clinica del soggetto e si limita a compilare caselle e fogli in base a quanto gli viene riferito e poi, sempre dal soggetto, sottoscritto. Secondo il parere di molti, il medico del lavoro ed il medico di base dovrebbero collaborare, permettendo il secondo di far lavorare il primo con contezza dei fatti; se non altro, suggeriamo a questo punto di automatizzare la prima parte della visita medica lavoro, poiché potremmo tutti in autonomia compilare e firmare le carte in questione, risparmiando al medico la fatica di sollevare la penna; fatica che ha sempre un costo, chiaramente.

Per quanto concerne la seconda fase della visita – quella dei comandi fisici da eseguire – ci appare anomalo e totalmente discorde rispetto alle nostre aspettative che l’unico strumento impiegato per questo tipo di visita sia uno stetoscopio; dove sono gli apparecchi? Non pervenuti.

Insomma, come si diceva in introduzione, siamo di fronte ad un’autentica barzelletta, più precisamente ad una specie di tragicomico scenario fantozziano, con il soggetto – sia esso il titolare che l’operaio – automatizzato da un sistema che sembra faccia di tutto per renderlo inetto; difatti, nel momento in cui si è tenuti a sottostare all’assurdità, si esperisce una sorta di perdita della propria autodeterminazione; ci si sente idioti, tenuti a fare gli idioti, con due controindicazioni: il primo effetto indesiderato è la sfiducia nella legalità, percepita come qualcosa di inutile, come una truffa autorizzata, come “una mafia”; il secondo invece riguarda ancora una volta i lavoratori stessi che, spinti dalla fame di questi tempi, finiscono per firmare un’idoneità che in realtà potrebbe non esserci.

Una “mafia”, si diceva. Anche se la definizione non è corretta, poiché siamo nei confini normativi; preferiamo “circonvenzione d’incapace”, ovvero quel reato, punito dall’art.643 del codice penale, commesso da chi trae profitto per sé e per gli altri abusando dell’inesperienza di persona minore o dello stato di infermità fisica o psichica di qualcuno. Pur essendo di tutt’altra natura, l’incapacità da parte dei titolari e dei lavoratori sussiste, come senz’altro la circonvenzione a loro danno: qualcuno ci spieghi se la visita medica lavoro, così come da noi condotta, abbia qualche vantaggio o, più semplicemente, motivo d’esistere, se non quello di incassare 20 euro in 5 minuti.

LEONARDO FLORIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *