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Cultura

Feste Patronali: il “colpo di grazia” dei Vescovi pugliesi

Foto di Valeria Valentini

‘Bande da Giro’: a rischio il futuro di centinaia di professionisti della musica.
Livio Lerede: “Deve prevalere un atteggiamento costruttivo”

Dopo la lettera dei Vescovi pugliesi che ha chiuso la porta – forse con un po’ troppa fretta – alla possibilità di svolgere in sicurezza i festeggiamenti legati alle Feste Patronali, è intervenuta l’Associazione Nazionale ‘Bande da Giro’. I musicisti della Federazione che unisce Puglia, Campania e Basilicata hanno voluto far sentire la propria voce con una lettera aperta indirizzata ai prelati pugliesi.

Prima di dare spazio alle parole dei bandisti, abbiamo chiesto un commento a Livio Lerede, nella sua duplice veste di fine cultore del basso tuba e Presidente del Comitato Festa Patronale: «Rispetto il punto di vista dei Vescovi pugliesi ma temo che questa posizione di chiusura aprioristica rischi di non tenere conto dei tanti professionisti che per decine di anni hanno contribuito a rendere famosa la Puglia, portando in giro per il mondo la sua tradizione folkloristica e cultuale. Bande, giostrai, ditte di illuminazione e fuochi pirotecnici, sono solo alcune delle categorie di lavoratori che vivono dell’indotto delle Festa Patronali e che non possono essere abbandonati al loro destino. Oggi deve prevalere un atteggiamento costruttivo, per questo ritengo più giusto attendere l’evolvere della situazione sanitaria e decidere il da farsi. Annullare una festa prevista tra oltre due mesi, è prematuro: si può lavorare a manifestazioni più sobrie che, pur tenendo conto delle difficoltà economiche che tutti stiamo vivendo, mantengano vivo il fulcro della tradizione».

 

La lettera aperta

«Rimarremo senza lavoro chissà per quanto tempo ancora, nell’impossibilità di guadagnare il pane quotidiano per noi e le nostre famiglie. E nutriamo il vivo timore che chissà se questo un giorno sarà possibile.

Fra le diverse migliaia di persone che operano nell’ambito delle Feste Patronali, noi musicisti delle bande musicali da giro siamo i più danneggiati dal blocco a seguito del Covid-19, che ci ha praticamente messo sul lastrico.

Abbiamo appreso con dolore, nella loro ultima nota, della decisione dei Vescovi pugliesi di vietare le Feste Patronali, anche in questo periodo di lockdown (e ciò varrà, a quanto pare, anche per quello estivo) per evitare “assembramenti di persone nei quali non è possibile assicurare il distanziamento”, perché, si legge ancora, “sarebbe una grave mancanza di attenzione nei confronti della salute del nostro popolo trasformare le celebrazioni in drammatici momenti di diffusione del contagio e di dolore”.

Fino a un certo punto noi siamo d’accordo con queste parole, ma non si capisce il perché si vuole negare ogni possibilità di ripresa in condizioni di sicurezza e di allentamento delle misure restrittive. Forse i nostri Pastori conoscono poco il gregge che gli è stato affidato, quel gregge al quale apparteniamo anche noi, che proprio nelle Feste e nelle processioni contribuiamo a solennizzare i momenti di religiosità popolare, estremamente identitari e che costituiscono un punto di congiunzione tra antiche e nuove generazioni.

Ma quello che più ci addolora è quando i Vescovi sostengono che “Il vivo senso di responsabilità che ci anima, ci spinge anche a vivere questi momenti di festa con maggiore sobrietà e attenzione alle povertà accentuate dalla pandemia, manifestando la solidarietà delle nostre comunità attraverso gesti significativi di condivisione”.

E i musicisti che non potranno lavorare nei complessi bandistici, non hanno il diritto di essere inclusi in questa attenzione? Presto, se ciò continuerà, molti di noi si ritroveranno nelle condizioni di ricorrere alla mensa della Caritas. E non lo meritiamo, avendo portato dignitosamente per più di 200 anni le nostre gloriose tradizioni musicali nei piccoli e grandi Comuni del centro-meridione, oltre a donare momenti di sano svago e il sorriso ai bambini. Sul fatto che la stagione concertistica 2020 sia ormai irrecuperabile lo sappiamo, ci siamo quasi rassegnati, ma ora bisogna trovare aiuti economici veri, concreti per le persone che di questo vivono e che sono tante.

Pensiamo ai tanti musicisti, molti giovani e padri di famiglia, che da aprile ad ottobre lavoravano con i contratti stagionali e in inverno percepivano la disoccupazione. Cosa faranno? Questa gente già ora è letteralmente a terra, come tutti le amministrazioni delle associazioni musicali che avevano già affrontato i costi iniziali di gestione.

In questa fase ci stiamo muovendo in due direzioni: premere sulle istituzioni perché diano una mano anche a noi, che siamo nel bisogno, e coordinarci in modo unitario come bande da giro per far sentire la nostra voce. La questione è stata già posta da tempo alle istituzioni e mentre si attendono le risposte i nostri Vescovi, anziché aiutarci, ci danno il colpo di grazia!

Avremmo infine gradito da loro almeno un’espressione di solidarietà, un incoraggiamento, una promessa che ci saremo ritrovati ancora una volta insieme. Invece ci siamo sentiti abbandonati. Nel contempo esprimiamo gratitudine verso l’Arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, che, in occasione della Festa Patronale in onore di San Cataldo, ha parlato di “festa senza musica, senza fiori, senza luci. Le feste e le processioni che spesso vengono tacciate come spreco in realtà hanno un indotto che aiuta tante famiglie”. Sono queste le parole che avremmo voluto ascoltare da tutti gli altri Vescovi e che, purtroppo, lo diciamo da figli che si sentono abbandonati dai padri, sono mancate».

FD
Foto di Valeria Valentini

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