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“DO N’ STEM A SCI’ D’ CHEP”

striscione covid giangrande (1)

Carlo Giangrande realizza uno striscione che spopola sui social e rappa il disagio dovuto al Coronavirus e alla quarantena

Passare da un giorno all’altro ad uno stile di vita carico di restrizioni non è stato affatto semplice per tanti italiani. Nel giro di poche ore, a causa del Coronavirus, siamo stati parzialmente “ingabbiati” nelle nostre case, con una routine tutta da rifare e i rapporti sociali da curare a debita distanza.

A risentirne di più, com’è logico intuire, sono stati certamente i giovani che, per ovvie ragioni, non hanno digerito con facilità l’imposizione di dover restare a casa. A dirla tutta, molti adulti non si sono rivelati così diversi, mostrando difatti una serie di atteggiamenti e una condotta parecchio discutibili.

striscione covid giangrande (3)

Ad ogni modo, per rasserenare gli animi in un momento così delicato e per convincere tutti di quanto sia fondamentale restare a casa, sono partite una serie di iniziative, quasi sempre veicolate sui social: dall’hashtag #iorestoacasa agli striscioni colorati su cui scrivere che “andrà tutto bene” per esorcizzare la paura. Tuttavia, dopo alcuni giorni di “prigionia”, molti hanno iniziato a rendersi conto di cosa significhi essere per davvero in quarantena, mostrando i primi segni di cedimento. Qualcuno non vede l’ora di uscire, qualcun altro si rifugia nel letto e in un deleterio alcolismo domestico, qualcun altro ancora ironizza sul fatto di aver improvvisamente conosciuto il proprio partner, nonostante anni di relazione e di convivenza sotto lo stesso tetto. Una cosa è certa, soli con noi stessi, stiamo maturando nuove consapevolezze.

Tornando al lato ironico della faccenda, c’è stato uno striscione che in poche ore ha fatto il giro del web, ovvero quello realizzato da Carlo Giangrande, turese classe ’95, rapper locale e bartender presso Jedes Bier. Sul suo striscione Giangrande non immagina alcun arcobaleno, ma, piuttosto, scrive: “Dò n’ stem a scì d’ chep”, che tradotto sta per “Qui stiamo impazzendo”. Lo abbiamo intervistato per saperne di più sulla sua apprezzatissima opera d’arte.

Quando hai realizzato lo striscione?

«Sabato mattina alle 11.00. All’apice della mia riscoperta creatività e profondamente annoiato dal trascorrere del tempo, ho deciso di rispondere presente all’iniziativa degli striscioni. Essendo una persona dichiaratamente molto cinica, difficilmente avrei scritto “andrà tutto bene”. Per questo motivo ho pensato di scrivere altro. Non sono molto ottimista sul fatto che tutto andrà per il meglio» – commenta con molta autoironia il nostro giovane concittadino.

Cosa hai usato per realizzarlo?

«Avevamo in casa un lenzuolo molto vecchio e mia madre è stata ben disposta a lasciarmelo usare. Avrei voluto scrivere con una bomboletta spray, ma è meglio non uscire di casa e quindi ho optato per due pennarelli indelebili, uno nero ed uno rosso».

Come hanno reagito i tuoi familiari? Ti hanno aiutato?

«Mia madre mi ha aiutato ad appendere il lenzuolo con le mollette. Mia sorella assisteva allibita alla scena».

E i vicini cosa hanno detto?

«Hanno condiviso il mio messaggio. La dirimpettaia avrebbe addirittura voluto appendere lo striscione da una parte all’altra della strada, ma non è possibile senza previa autorizzazione del Comune: lo so perché mi sono informato. Adesso che ho molto tempo libero, mi informo su qualsiasi cosa».

Sui social la foto della tua opera d’arte ha avuto enorme successo.

«A tre ore dalla sua pubblicazione, la foto era arrivata a Torino dove alcuni amici residenti da quelle parti mi hanno chiesto se fossi io, fomentando difatti il mio ego trip».

L’ego trip, per i profani, è l’atteggiamento autocelebrativo tipico dei rappers e dell’ambiente hip hop in generale; molti di questi artisti, avendo un vissuto alle spalle di povertà e miseria, sentono l’esigenza di ostentare la propria ricchezza e la propria persona nel momento in cui raggiungono il successo che li tira fuori dalla strada. Con questo concetto ci colleghiamo ad un’altra, questa volta per davvero, opera d’arte realizzata da Carlo Giangrande, in arte Doxa. Il giovane turese, infatti, aderendo ad una challenge lanciata sui social da molti rappers famosi, ha risposto con le sue rime incentrate sul Coronavirus e sull’esperienza della quarantena: «Non scrivevo più alcun testo da ormai due anni. In questo periodo di tempo libero forzato, ho ritrovato la mia vena artistica. Molti rappers italiani hanno iniziato negli scorsi giorni a registrare dei brevi video in cui rimano sulla questione del virus e della quarantena che stiamo vivendo. Qualche giorno fa, piacevolmente coinvolto in questa sfida, ho scritto le mie 16 barre (versi), le ho rappate e le ho condivise».

Dopo i graffiti e le rime, un vero cultore dell’hip hop dovrebbe anche ballare. Ti vedremo anche in questa veste?

«No, perché sono uno stecco» – ancora una volta, l’autoironia non manca affatto.

E allo Jedes, invece, si prevede un evento o una festa appena terminerà l’emergenza?

«Ci sarà un secondo Capodanno. Il 19 marzo il locale avrebbe compiuto i suoi primi tre anni e avremmo festeggiato anche San Patrizio. Poco male, perché recupereremo tutto con gli interessi».

Insomma, nonostante il cinismo di Giangrande, siamo certi che questa intervista e le sue risposte taglienti riusciranno a distogliervi, almeno per pochi minuti, dalla tensione in cui tutti noi stiamo vivendo; insomma, scherzi a parte, la speranza è quella di voltare presto pagina e “recuperare tutto con gli interessi”.

Hai detto che non ballerai. In cosa ti cimenterai nei prossimi giorni?

«Stay tuned».

LEONARDO FLORIO

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