Project Financing: Quanta fretta!
Secondo il consigliere Sergio Spinelli si è guardato al “vantaggio immediato”, senza “alcuna analisi comparativa dei costi tra le diverse soluzioni possibili”
Sul project financing che porterà all’ammodernamento dell’impianto della pubblica illuminazione, abbiamo raccolto le dichiarazioni del consigliere di minoranza Sergio Spinelli, riproponendo alcuni dubbi in merito alla proposta progettuale condivisa dall’Amministrazione e cercando di capire se le soluzioni prospettate reggeranno al peso del tempo, poiché la futura convenzione durerà venti anni.
Condivide l’idea che il project financing sia uno strumento vantaggioso per l’Ente?
«L’idea è condivisibile se riesce a soddisfare le esigenze di oggi, e auspicabilmente di domani, di tutti i turesi, risultando nel contempo economicamente conveniente per il Comune, fermo restando la legittima aspettativa di profitto del proponente.
Non ho alcuna difficoltà a ricordare che il Project Financing è stato molto utilizzato trasversalmente nella scorsa campagna elettorale (a conferma della considerazione riposta nella soluzione) ma, ad onor del vero, ricordo altrettanto bene che il sottoscritto ha avuto modo di evidenziare più volte che il ricorso a tale strumento necessita di attento studio e particolari garanzie contrattuali affinché possa rivelarsi in tutti i suoi potenziali vantaggi.
Quali sono le alternative?
«A mio avviso, le alternative sono sostanzialmente due: l’accensione di un mutuo o il ricorso alle convenzioni Consip.
Il mutuo, molto sinteticamente, consentirebbe di ridurre gli anni di indebitamento ottenendo quindi in anticipo un concreto risparmio sulle uscite di cassa ma, di contro, limiterebbe la possibilità di accedere ad altri finanziamenti per altre progettualità; in più prevede tempi tecnici decisamente lunghi e non consentirebbe da subito un ampliamento del servizio pubblico alle zone che ne sono oggi sprovviste.
Il ricorso a Consip invece, in realtà, è pur sempre un Project Financing con la differenza che il Fornitore è stato già selezionato e identificato a livello accentrato, sollevando l’Ente dall’incombenza di indire e gestire una gara pubblica, con il conseguente carico di lavoro e rischio di possibili contenziosi che potrebbero anche determinare la temporanea paralisi della procedura, ritardandone quindi i benefici. È facile verificare che la Convenzione Consip “Servizio Luce 4” (lotto 10 Provincia di Bari) è prossima all’aggiudicazione, e quindi alla esecutività, e può prevede sostanzialmente le stesse opzioni che si leggono nella delibera 19 della Giunta ma in un arco temporale che va da 6 o 9 anni, contro i 20 previsti dal Project.
Non bisogna farsi travolgere dalla frenesia di risolvere rapidamente i problemi di sicurezza legati alla vetustà dell’impianto o, peggio ancora, dall’ambizione di vedersi riconosciuto il merito di aver risolto in breve tempo una questione che però alla lunga potrebbe avere risvolti molto gravosi per il nostro Comune. È necessario uno studio comparativo di tutti i fattori che influiscono, mettendo a sistema costi, benefici, durata, rischi potenziali e previsione di scenari a lungo termine. Io tutto questo non lo evinco dalla lettura della delibera e della relazione allegata. Noto una sostanziale accettazione basata sull’oggettivo vantaggio immediato con la presunta assenza di oneri a carico dell’Amministrazione, senza alcuna analisi comparativa dei costi tra le diverse soluzioni possibili, con solo un accenno ai rischi derivanti da un mutuo e nessun riferimento alla Consip. Onestamente, a me sembra davvero poco per poter affermare con coscienza che questa sia la soluzione migliore da adottare. Io non tralascerei una attenta valutazione della Convenzione Consip».
La proposta progettuale prevede l’installazione di 105 nuovi punti luce. Sono sufficienti a coprire l’intero fabbisogno del paese?
«Questa è davvero una bellissima domanda. Io sono da sempre, e ancor di più dall’inizio del mio mandato, un sostenitore della necessità di mappare il territorio. Già nello scorso mese di novembre, “Patto per Turi”, a seguito di un incontro informativo sulla proposta di Project Financing (senza però poter visionare il progetto), ha presentato al Sindaco, e siamo ancora in attesa di risposta, una formale richiesta circa quali e quante fossero le criticità del nostro territorio in tema di pubblica illuminazione e come la maggioranza intendesse procedere alla risoluzione; in tale occasione abbiamo ribadito con fermezza la volontà che tale analisi fosse alla base dell’avvio di eventuali progetti di rinnovamento. L’obiettivo è che nessuna strada debba restare al buio, perché è un diritto del cittadino e un dovere dell’Amministrazione.
Il rischio è di assistere ancora a scelte fatte in fretta e furia, dalla sera alla mattina, come per esempio via Casamassima e parte di via Conversano. E non voglio neanche pensare che sia un sistema scientemente applicato: il ricorso sistematico a procedure in emergenza denota quantomeno una incapacità gestionale. Ma non è tutto: molti problemi di illuminazione delle zone residenziali nascono da problematiche di urbanizzazione e di acquisizione di strade. Le questioni vanno affrontate di pari passo, altrimenti anche mille nuovi punti luce non riusciranno ad illuminare un solo metro di strada, col rischio che il malcapitato resti al buio per i prossimi 20 anni, oltre quelli già passati.
Ancora una volta, sull’urbanizzazione delle strade, noto assenza totale e immobilismo da parte dell’Istituzione, eccezion fatta per un passaggio in Consiglio di una petizione che di certo farà da apripista a diverse altre, che dovranno meritare identica attenzione. Non dobbiamo essere noi ad adeguarci ai punti luce offerti ma dobbiamo richiedere un’offerta adeguata alla necessità della comunità, e solo così saranno sicuramente in numero sufficiente. Ma è questo il vero problema che si ripresenta con cadenza fissa: mancanza di progettualità, di analisi e di indirizzo politico per risolvere situazioni di impasse degli Uffici».
Il canone annuo si compone di una parte (circa 274mila) che potrebbe aumentare in relazione all’incremento del prezzo del Kwh. Si rischiano aumenti consistenti?
«La previsione di una quota fissa e una variabile nel canone di un Project Financing è usuale e serve a garantire il Fornitore (e l’Ente che potrà così continuare a fruire regolarmente dei servizi) da imprevedibili oscillazioni di costi legate a fattori esterni non imputabili alle parti contraenti (non solo variazioni dei prezzi ma anche ad esempio aggiornamenti fiscali). La determinazione delle due quote e la variabilità però sono soggette a precise regole, variabili e formule matematiche, peraltro non semplici.
Il rischio paventato di cui mi chiede non può essere escluso a priori, anche se allo stato attuale sembra essere remoto. Ovviamente è tanto più concreto quanto maggiore è l’arco temporale di riferimento. Da qui a 20 anni, in effetti, sfido chiunque a prevedere cosa possa succedere, basti pensare a cosa sta determinando un solo virus nel mondo nel giro di un mese. Anche in questo caso, dalla lettura della delibera non mi sembra (ma gradirei essere pubblicamente smentito) che sia stata fatta da parte dell’Ente una valutazione approfondita circa la determinazione e le modalità di oscillazione della quota variabile. In situazioni simili, qualora fosse necessario, l’eventuale ricorso a consulenze esterne ritengo sia un piccolo sacrificio che alla lunga senza dubbio ripaga, anche perché eventuali osservazioni in merito da parte di organi di controllo (Corte dei Conti piuttosto che ANAC) non prescinderebbero da tali valutazioni».
A suo parere il progetto è soddisfacente in una prospettiva ventennale?
«Vent’anni è un periodo decisamente importante. Significa inibire per almeno quattro mandati le Amministrazioni comunali in tema di pubblica illuminazione. Significa “riappropriarci” dell’impianto quando avrà già superato la parte migliore della sua vita tecnica e sarà prossimo ad essere considerato obsoleto; ripresenterà problemi di sicurezza e di efficienza, perché nuove tecnologie saranno subentrate. E a poco serviranno le colonnine per la ricarica di auto elettriche o le telecamere di videosorveglianza.
Le vicine Capurso e Sammichele, solo per fare due nomi, hanno già aderito da due anni alla convenzione Consip e fra soli sette anni potranno disporre liberamente dei benefici economici derivanti dal risparmio energetico, destinandoli su altri progetti per la comunità. Io ritengo che l’affermazione ripetuta “senza oneri a carico dell’Amministrazione” sia riduttiva, non del tutto veritiera e sembra voler essere la principale spinta di accoglimento della proposta, insieme con la solita “emergenza” legata alla messa in sicurezza dell’impianto. Una scelta così importante per il nostro paese non può prescindere da un doveroso passaggio in Consiglio comunale».
Ci sono altre lacune che ravvisa?
«Ad oggi, non avendo ancora avuto la possibilità di visionare la bozza di convenzione e gli allegati (ho dovuto formalizzare una istanza di accesso agli atti!) più che lacune vorrei suggerire degli spunti di riflessione o possibili criticità in attesa di ricevere il progetto:
a) Il canone è calcolato sulla media dei consumi degli anni 2015-2018 ma sappiamo bene che nel 2019 e a brevissimo, con i lavori di efficientamento nel centro storico, gli interventi effettuati avranno già di molto ridotto i consumi fatturati. È solo il caso di ricordare che il passaggio alla tecnologia LED può comportare risparmi ben superiori al 50% (quindi almeno 200.000 euro annui in meno) e che un impianto rigenerato e rimesso a norma determina importanti risparmi in termini di manutenzione.
b) Elevato rischio di insolvenza nel lungo periodo, da fronteggiare con specifiche garanzie adeguate all’impegno finanziario oggetto della convenzione.
c) Prevedere l’impiego di una percentuale significativa, non inferiore al 50%, di energia Verde (Consip può arrivare persino al 100%!).
d) Contemplare opzioni importanti come “solo per esempio” il sistema di regolazione del flusso luminoso (dimmerizzazione) oppure la compatibilità con l’infinito mondo tecnologico che oggi ruota intono alle smart city e che, nel breve volgere di pochi mesi, introdurrà innovazioni oggi inimmaginabili.
e) Prevedere la possibilità in futuro di ampliamenti dell’impianto che non siano economicamente penalizzanti per l’Ente (mi piace pensare alla creazione di una zona PIP a Turi!).
f) Il Bando di gara infine, come aggiudicarlo? Al prezzo più basso (problemi zero e risparmio massimo, se siamo in grado di determinare chiaramente gli obiettivi da raggiungere) ovvero offerta economicamente più vantaggiosa (difficoltà per la definizione della scala dei punteggi da attribuire, l’inevitabile margine di discrezionalità nella valutazione, possibilità di ricorsi e contenziosi con ritardi nella realizzazione). Scelta non semplice».
Fabio D’Aprile