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La Costituzione e l’Ambiente nella società del rischio

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La sintesi di sessanta minuti di riflessioni ad ampio raggio sviluppate dal dott. Giuseppe Milano su Costituzione, ambiente, urbanistica, economia e società

Nell’ambito dei seminari dedicati alla scoperta della nostra Costituzione, il 31 gennaio ci ha raggiunti lo storico giornalista RAI Gerardo Greco, il quale ha presentato il suo libro “Guerra calda” incentrato sul cambiamento climatico. Venerdì 21 febbraio, questo fil rouge intrapreso da Greco è stato ripreso dal dott. Pier Giuseppe Milano sul quale, come consuetudine, dedichiamo alcune righe di presentazione.

CHI È GIUSEPPE MILANO

Giornalista, ingegnere e ricercatore, Milano è stato recentemente insignito da Greenaccord col Premio “Sentinella del creato” 2019, “per aver efficacemente unito l’attività giornalistica all’attività di ricerca presso l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)”. In ambito accademico, i suoi principali campi di ricerca sono il monitoraggio del consumo di suolo e dei complementari servizi ecosistemici, la forestazione urbana e la protezione ambientale. A settembre Milano è stato ancora una volta ospite a Casa delle Idee per una conferenza sui cambiamenti climatici da lui stesso presieduta.

LA SINTESI DELL’INCONTRO

La giovane età del dott. Milano, mescolata ad una preparazione davvero invidiabile, hanno insieme prodotto una relazione davvero entusiasmante, condensata in poco più di sessanta efficacissimi minuti. Da Casa delle Idee ne usciamo “carichi di meraviglie” e di dubbi, con un’unica certezza: se non gli fosse stato imposto un limite di tempo, Milano avrebbe potuto parlare per ore, sempre mantenendo uno stile espositivo pregevole e destreggiandosi tra dati di ogni tipo, avvalorati da fonti e analisi accreditate.

Con una certa difficoltà, proviamo dunque a riportare alcuni passaggi della sua relazione. Tutto parte dall’art. 9 della Costituzione e da una massima del magistrato Antonino Caponnetto, ovvero colui che guidò il Pool Antimafia di cui fecero parte Falcone e Borsellino: “La Costituzione e le leggi vi accordano dei diritti, sappiateli esigere”.

Volendo dare ordine al materiale su quale si è pronunciato Milano, è possibile individuare due parti: durante la prima si è parlato, come anticipato poc’anzi, dell’art. 9 della Costituzione, dell’attenzione che la nostra Carta Costituzionale riserva all’ambiente, del ruolo rivestito dallo Stato e dalle Regioni su questo aspetto, del Green New Deal e dei Piani di Adattamento al Clima; nella seconda parte, invece, Milano ha voluto dedicare spazio a tre figure di spicco quali Giorgio Nebbia, parlamentare e pioniere del movimento ambientalista italiano, Alex Langer, tra i fondatori del partito dei Verdi italiani e uno dei leader del movimento verde europeo, ed infine Renata Fonte, assessore all’ambiente nel comune di Nardò che pagò con la vita la sua integrità morale a favore della legalità e della tutela del territorio.

AMBIENTE E URBANISTICA

Tra i primi spunti degni di nota, riportiamo la demarcazione operata da Milano circa tutela e valorizzazione, due concetti spesso confusi poiché apparentemente sovrapponibili. In realtà la valorizzazione ha un risvolto più economico rispetto all’azione di tutela, che spesso, invece, non ha nulla a che fare col denaro e gli interessi di avidi “im-prenditori”. Successivamente Milano fa riferimento al sociologo Ulrich Beck il quale teorizzò la cosiddetta “società del rischio” nella quale discontinuità di vario genere (dal cambiamento climatico al terrorismo internazionale) rendono obsolete visioni del mondo e prassi consolidate. Difatti il rischio che la società attuale è costretta ad affrontare trascende le abituali frontiere ed è difficilmente riconoscibile e sistemico. Ed in questa complessità dovuta alla stretta interconnessione che lega individuo, società e ambiente, la fluidità è imperante, tanto che, come riportato in una slide da Milano, “nessuno può dire di sua proprietà ciò che gli appartiene quando è utilizzato da tutti”. Il paesaggio, in buona sostanza, è un bene comune e la sua tutela investe di diritto anche l’urbanistica.

Tutto ciò equivale a dire che “bisogna tornare a vivere lo spazio urbano con coscienza diversa”, a sua volta possibile grazie ad “una lettura diversa dell’ambiente”. Le città infatti, come rimarca Milano, sono vissute da utenze diverse, i cosiddetti “city users”, come ad esempio migranti, studenti ecc., e per questo l’ambiente e l’urbanistica vanno intesi diversamente rispetto al passato.

RIGENERAZIONE URBANA

Poco più tardi, il dott. Milano si è addentrato nelle pieghe più tecniche della sua relazione, sviluppando alcune riflessioni in merito alla riforma del Titolo V della Costituzione che ha introdotto all’art. 117 la “tutela dell’ambiente e dell’ecosistema” tra le materie riservate alla competenza legislativa esclusiva dello Stato.

In tutto ciò, inevitabile l’appunto su cosa sia un ecosistema e i servizi ecosistemici; di qui la dissertazione ha toccato i concetti di rigerenazione urbana da non confondersi con la semplice riqualificazione di un sito dismesso: essa infatti deve abbracciare anche l’inclusione sociale all’interno di una dinamica innovativa e di tutela. “Oggi, se parliamo di rigerenazione urbana, il nostro paese è in ritardo dal punto di vista normativo.” – afferma Milano.

L’AUSTRALIA CONTINUA A BRUCIARE

Spazio poi agli incendi in Australia: “Quello che accade nel mondo non può non destarci una qualche preoccupazione. Sembra che il tema del cambiamento climatico sia diventato di moda nell’ultimo anno, ma gli scienziati ne parlano dagli anni ’80: ricordiamo che il protocollo di Kyoto è del ’92. In ogni caso, purtroppo, una cosa sono stati i pronunciamenti, un’altra gli atteggiamenti”. Sempre in merito a questi “estremi epifenomeni che devono indurci a un pensiero più maturo”, Milano avverte: “Il fatto che non si parli ora dell’Australia, perché interessati al coronavirus, non significa che gli eventi siano terminati. In Australia è ancora estate e continuano a perdersi ettari.

I LIMITI DEL ‘GREEN DEAL’

Sul Green New Deal afferma: “Il Parlamento Europeo, sull’onda del clamore di Greta, ha dichiarato l’emergenza climatica. Il Green New Deal prevede mille miliardi di euro di investimenti per la conversione ecologica e per superare il modello (economico) lineare alimentato dai combustibili fossili. Mille miliardi che, distribuiti in 10 anni e divisi per i vari Paesi, diventano 1 miliardo e 200 mila euro a Paese per anno. Cifra insufficiente perché, ad esempio, il danno prodotto dall’Ilva è stimabile per bonifica ad oltre 5/6 miliardi di euro. Il pur volenteroso ministro Costa – dirà più tardi – non ha calibrato che noi oggi abbiamo 19 miliardi di euro all’anno destinati come sussidi ai combustibili fossili, quando alle energie rinnovabili ne sono stanziati poco meno di 14. A parole si va in una direzione, nelle azioni politiche la strada è un’altra”.

A proposito di contraddizioni: “È contraddittorio che l’ENI vada a fare educazione ambientale nelle scuole. Il problema, però, non è avere questo sistema di potere, ma che noi cittadini lo accettiamo”. Tutto questo, in breve, porta ad un peggioramento esponenziale della situazione mondiale che a sua volta causa la cosiddetta riduzione di capacità di aspirazione delle prossime generazioni.

TRE ESEMPI ILLUSTRI

“Merci-natura-merci” è il paradigma di Giorgio Nebbia riportato da Milano con cui si fa presente che nell’economia lineare la produzione di merci avviene attraverso risorse naturali che non sono illimitate: “Economia circolare ed ecodesign per il riuso delle materie prime e seconde, oggi chiameremmo così le materie di cui Nebbia è profeta”. Economia circolare che, per inciso, fondandosi su energie rinnovabili, rende il problema una risorsa. Successivamente Milano ha parlato delle tecnologie italiane ecocompatibili di altissimo livello che però in Italia non trovano spazio, dirigendosi all’estero.

Chiusa questa parentesi, ha toccato il pensiero di Alex Langer sintetizzabile in tre punti: le cause dell’emergenza ecologica non risalgono a una cricca dittatoriale di congiurati assetati di profitto e di distruzione, ma ricevono quotidianamente un massiccio e pressoché plebiscitario consenso di popolo; in una società dove tutto è diventato merce, e dove chi ha soldi può comperare e stare meglio, occorre la riabilitazione del “gratuito”, di ciò che si può usare ma non comperare; se non si radica una concezione alternativa e se non si cerca in quella prospettiva il nuovo benessere, nessun provvedimento, per quanto razionale, sarà al riparo dall’essere ostinatamente osteggiato, eluso o disatteso.

Ed infine Milano ha raccontato la commovente storia di Renata Fonte, in grado di andare consapevolmente incontro alla morte, nonostante la giovane età, pur essendo madre, pur di combattere contro la speculazione edilizia. Con le domande rivolte dal pubblico, si sono affrontati tanti altri argomenti, anche a carattere politico, ma una cosa è certa: “L’ambiente non è di destra e non è di sinistra: è una materia trasversale”.

LEONARDO FLORIO

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