Patto per Turi si ‘separa in casa’
In una riunione interna, il consigliere Zaccheo ha annunciato che si dichiarerà indipendente, mentre Paolo Tundo prende tempo
Galeotta fu la Commissione di Controllo. Come raccontato nello scorso numero, durante il Consiglio comunale del 18 febbraio si è discussa la relazione finale dell’organo consiliare presieduto da Angelo Palmisano, che ha verificato la regolarità dei procedimenti amministrativi relativi al bando di assunzione di un istruttore tecnico direttivo e due permessi in sanatoria.
Sull’argomento si è registrata un’inaspettata “spaccatura” all’interno della minoranza: i consiglieri Zaccheo e Tundo hanno contestato la linea dei colleghi, chiedendo che – alla luce delle anomalie rilevate dalla Commissione – si andasse oltre la mera presa d’atto. Una divergenza che, apprendiamo dal capogruppo di “Patto per Turi”, non si è sanata nonostante vari tentativi di mediazione. Si è dunque certificata la “separazione in casa”: il consigliere Zaccheo ha deciso di dichiararsi indipendente alla prima occasione utile. Viceversa, Paolo Tundo ha chiesto tempo per valutare future risoluzioni.
Qual è il clima che si respira in “Patto per Turi”?
«Non è diverso da quello dell’ultimo Consiglio comunale, dove è emersa la posizione di due consiglieri che hanno manifestato opinioni differenti rispetto alla maggioranza dei componenti del gruppo consigliare. A inizio settimana, abbiamo organizzato un incontro interno per chiarire gli aspetti politici – e in parte anche quelli personali, data la veemenza di alcune critiche mossemi durante i lavori consiliari – della vicenda. Il consigliere Zaccheo, dopo una sua valutazione, ha ritenuto di non continuare a far parte del gruppo e ci ha informati che nel breve si dichiarerà indipendente».
La motivazione della rottura sarebbe la diversità di vedute su un singolo tema?
«Non posso pensare sia solo questo, evidentemente ci sono altre considerazioni che non sono state esplicitate e che ritengo opportuno chiediate alla diretta interessata. Per quanto mi riguarda, posso dire che nella riunione interna di cui parlavo prima, come capogruppo, ho avanzato una proposta che faceva sintesi delle istanze di tutti i colleghi, compiendo un ulteriore tentativo di mediazione. Ho suggerito di impegnarci nell’immediato a chiedere una rivisitazione del Piano Urbanistico Generale del Comune di Turi, che presenta varie lacune; in quella fase, quando saremmo arrivati ad affrontare il tema degli insediamenti produttivi in zona agricola, avremmo potuto inserire le osservazioni sollevate in Consiglio comunale. Anche questa mia proposta è stata declinata: il consigliere Zaccheo ha affermato di non condividere più il progetto di “Patto per Turi”, annotando che una delle lacune del gruppo era quella di non aver approvato uno statuto interno. Obiezione che, chiaramente, non condivido ed appare abbastanza pretestuosa».
CENTRO COMUNALE DI RACCOLTA
Preso atto della scissione che si è consumata all’interno di “Patto per Turi”, passiamo a ragionare con il consigliere Palmisano sui temi di attualità. Recentemente abbiamo sollevato la questione del Centro Comunale di Raccolta, evidenziando la scelta dell’Amministrazione Resta di rinnovare il rapporto di locazione dell’area di proprietà della “Catucci srl” per altri due anni. Aggiungiamo ora un altro tassello attraverso l’intervento del capogruppo di minoranza, che inizia con una ricostruzione storica dei fatti.
«Con l’entrata in vigore del nuovo servizio di igiene urbana, ogni Comune doveva dotarsi di un Centro di Raccolta Comunale (CCR). Turi aveva a disposizione l’isola ecologica di proprietà della “Catucci srl”, per cui si è ritenuto ragionevole intraprendere la strada dell’acquisizione di quell’area già attrezzata. Difatti, quando nel 2016 l’Amministrazione Coppi stipula il primo contratto di locazione, della durata di 18 mesi, raggiunge un accordo parallelo in cui manifesta la volontà di acquistare il Centro Raccolta e stabilisce che, in caso la negoziazione vada in porto, i canoni versati sarebbero stati defalcati dall’importo complessivo. All’epoca venne anche presentata una perizia di parte, che stimava il valore dell’intera isola ecologica in circa 1 milione e mezzo di euro».
Ritornando al presente, Palmisano registra la scarsa lungimiranza della Giunta Resta: «Piuttosto che riprendere la strada dell’acquisizione dell’area ecologica, l’Amministrazione ha preferito rinnovare la locazione per altri due anni, con una determina in cui si ammette che è mancato un indirizzo politico-amministrativo e che si sono impegnati 96mila euro “sentito per le vie brevi l’Assessore al ramo”, come se si stesse parlando di spiccioli. Una scelta scellerata poiché, a nostro parere, non si è guardato né alla razionalizzazione dell’aspetto economico né alle prospettive pratiche della vicenda. Si sarebbe potuto prolungare il fitto per sei mesi e, nel frattempo, far periziare l’area da un organo terzo, quale l’Agenzia delle Entrate. In questo modo avremmo avuto gli elementi sufficienti per capire come trovare le risorse necessarie all’acquisto».
«Tra l’altro – aggiunge Palmisano – la ditta “Navita srl” riconosce un canone mensile alla “Catucci srl” per l’uso degli uffici; soldi che, qualora si acquistasse il CCR, sarebbero incassati dal Comune, con un ulteriore risparmio sui costi del servizio».
BIT 2020, TURI ASSENTE
Anche il settore turistico, secondo Palmisano, non è supportato da politiche adeguate, orientate a “fare rete” e, dunque, a valorizzare le proprie risorse in maniera incisiva. Prova ne è quanto avvenuto nell’ultima edizione della Borsa Internazionale del Turismo a Milano.
«Durante la BIT – racconta il leader di “Patto per Turi” – è stato presentato “Costa dei Trulli”, un cartellone di eventi per la promozione territoriale, realizzato in sinergia dai Comuni di Monopoli, Fasano, Alberobello, Castellana Grotte, Conversano e dalle due new entry Noci e Polignano a Mare. Emerge l’assenza di Turi, a fronte della presenza di un Comune come Noci che, pur non avendo una consolidata vocazione turistica, è riuscito a inserirsi. Evidentemente l’Amministrazione non ha dato la giusta importanza a questo progetto, che avrebbe consentito ai nostri operatori di fare squadra con gli altri paesi, tutti distanti una manciata di chilometri».
«Mi piacerebbe capire dall’assessore delegato – rilancia – quali strategie si stiano studiando per sviluppare il secondo settore trainante della nostra economia. L’impressione è che si continui a navigare a vista. Ogni giorno arriva la conferma di quanto abbiamo affermato all’indomani dell’insediamento del nuovo governo cittadino: non hanno idee e non hanno la capacità di ascoltare gli altri. A questo punto, visto che paghiamo assessori che non fanno niente, tanto vale investire in professionalità esterne, che siano all’altezza di elaborare progettualità efficaci».
IL FUTURO DELL’AGRICOLTURA
Dal turismo all’agricoltura, il passo è breve. La terra è il pilastro principe su cui poggia l’economica turese: ingegnarsi per prendersi cura di un comparto sempre più fragile, diventa vitale per assicurare un futuro alla nostra comunità. Ebbene, un paio di settimane fa Angelo Palmisano ha partecipato a un convegno a Bisceglie, dove si è scritta una pagina importante per le sorti dell’agricoltura, illustrando le nuove frontiere per la copertura dei ciliegeti.
«Bisceglie, avendo il vantaggio climatico che porta a una precocità della produzione, si è adoperata per salvaguardare un frutto tanto bello quanto delicato. In particolare – spiega Palmisano – si stanno esportando nel nord barese le conoscenze e le tecnologie sperimentate dai produttori di Vignola, Comune pioniere nella copertura dei vigneti. Mentre Turi perde tempo nella diatriba con Sammichele, per venire a capo su chi abbia dato i natali alla ciliegia “Ferrovia”, Bisceglie va avanti a passo spedito, incassando un riconoscimento nazionale proprio per la cultivar “Ferrovia” e collaudando prassi per il miglioramento della produzione».
La difesa del comparto cerasicolo, a parere di Palmisano, non può prescindere dall’unità d’intenti della classe politica: «Sappiamo bene che la Regione Puglia ha dimostrato l’incapacità politica di gestire il PSR (Piano di Sviluppo Regionale), perdendo buona parte dei fondi comunitari destinati all’agricoltura. Per il prossimo PSR 2021-2026, sarebbe auspicabile mettere in campo una task force dei Comuni del sud-est barese che spinga a utilizzare i finanziamenti europei per la copertura dei ciliegeti già esistenti, e non solo per i nuovi impianti come prevede l’attuale normativa. Turi ha 4mila ettari di terra coltivata a ciliegio, se sommiamo tutti gli altri Comuni produttori, si raggiungono numeri importanti che impongono un’attenzione maggiore».
Avere la certezza della produzione, sottolinea il capogruppo di minoranza, porterebbe vantaggi all’intera filiera ma anche all’ambiente: installare le coperture consentirebbe di proteggere le piante dalle aggressioni di vari patogeni, come la tristemente nota Drosophila Suzukii, riducendo il ricorso ai trattamenti fitosanitari.
«Se l’Amministrazione Resta avesse le idee chiare su quale strada debba imboccare l’agricoltura, si impegnerebbe per creare momenti di informazione e confronto tra i produttori. Allo stesso tempo – conclude Palmisano – si spenderebbe nella promozione di corsi di formazione: il lavoro agricolo è a “rischio estinzione”, investire in formazione equivale a garantire un domani sia ai nostri giovani che ai nostri campi».
E a proposito di formazione, Palmisano ricorda la proposta del consigliere Lilli Susca di dotare Turi di un Istituto Agrario che «risponderebbe a tante esigenze del territorio: di rilancio eco¬nomico del settore primario, di crescita professionale e occupazionale, di svi¬luppo del settore secondario – a vantag¬gio dell’intera area metropolitana – di arginamento di fenomeni migratori in uscita. L’Istituto Agrario fungerebbe da volano per un rilancio dell’economia turese, nel rispetto della tradizione, ma con una visione più moderna del lavo¬ro dei campi, che gioverebbe a tutta la comunità».
Fabio D’Aprile