Archivio Turiweb

La Voce del Paese – un network di idee

Cultura

Una giornata alla scoperta della mandorla

viandante (1)

“Il Viandante”, al terzo anno del progetto “Alternanza scuola-lavoro”, punta sul turismo locale

Uno dei problemi più gravosi del nostro territorio è l’esodo dei giovani che, dopo il diploma o la laurea, per trovare un impiego sono costretti a trasferirsi lontano dal proprio paese. Eppure, alcuni centri poco distanti da Turi stanno vivendo una fase di forte ascesa turistica e culturale, che inevitabilmente porta ad un maggior benessere e prosperità economica. Certo non si tratta di un processo facile, né breve o lineare, ma anche Turi potrebbe cogliere l’opportunità, sull’onda del turismo rurale e di una rinnovata centralità della terra. Punta in questa direzione la progettualità dell’associazione “Il Viandante” che per il terzo anno collabora al percorso di alternanza scuola lavoro con i ragazzi dell’istituto Tecnico Sandro Pertini di Turi.

«All’interno del progetto ministeriale dell’alternanza scuola-lavoro, siamo stati nominati dall’istituto scolastico “azienda madrina” dell’attuale 5D dell’indirizzo turistico» – spiega Massimiliano Cacciapaglia, presidente dell’Associazione “Il Viandante”.

«Nel corso della nostra collaborazione con la scuola ed i ragazzi, abbiamo sviluppato negli ultimi due anni diversi percorsi di conoscenza turistica, territoriale e culturale che riguardano il nostro paese; tra incontri in aula e passeggiate tra le bellezze storico artistiche di Turi, è nata una bella collaborazione che ha visto i ragazzi protagonisti di numerose iniziative dell’associazione, come ad esempio i presidi divulgativi nelle chiese durante le sagre. Il progetto mira, infatti, a trasmettere ai ragazzi l’importanza del turismo locale, a far conoscere loro le potenzialità del proprio paese fornendo gli strumenti necessari per dar vita a nuove progettualità volte allo sviluppo di un’attività turistica.

mino miale

Per quest’ultimo anno insieme, abbiamo elaborato in collaborazione con la docente referente prof.ssa Ester Lorusso un percorso focalizzato sul tipico dolce turese, la faldacchea, coniugato a tutti i diversi aspetti legati, ovvero quello produttivo, storico, tradizionale, linguistico, commerciale e promozionale. Si è tenuta lo scorso lunedì mattina la prima visita guidata alla scoperta della materia prima più importante, la mandorla, dalla coltivazione alla lavorazione degli scarti».

Nella prima parte della mattinata, l’agronomo Giuseppe Dell’Aera ha ospitato i ragazzi nell’azienda agricola di famiglia per raccontare loro la magia nascosta delle tecniche di potatura, della classificazione botanica, delle peculiarità delle diverse varietà coltivate e dell’unicità dei ritmi della natura. Non è mancata anche una breve analisi dei prezzi di mercato e dei centri di lavorazione e distribuzione presenti nel territorio.

La vecchia fornace

Oggetto di interesse della seconda tappa è stata l’ultima fornace ancora esistente, espressamente adibita alla bruciatura degli scarti delle mandorle, sita lungo Via Vecchia Casamassima, anche chiamata in passato “via della fornace”, a meno di un chilometro dal centro abitato.

viandante (2)

«Agli inizi del ‘900 il Comune di Turi vantava una grande produzione di mandorle – ha esordito Mino Miale, chiamato a spiegare ai ragazzi l’importanza del rudere ricostruendo la storia. A differenza di oggi, i nostri avi avevano l’abitudine di non buttare via nulla, e questo vale sia per i capi di bestiame, quanto per le coltivazioni. Il mallo delle mandorle, ancora verde, veniva infatti venduto alle fornaci e trasformato in potassa da utilizzare come fertilizzante o come base per la produzione artigianale del sapone o del vetro.

Il guscio interno veniva anch’esso bruciato per ottenere la carbonella per alimentare il braciere, in dialetto “a frascer”, essenziale per riscaldare le case, ma anche per cucinare e per asciugare i panni nei giorni di pioggia. La fornace lavorava a pieno regime per un lasso temporale di circa un mese, senza mai spegnere la fiamma e interrompere la bruciatura.

Purtroppo, decenni di abbandono hanno gravemente danneggiato la struttura originale, lasciando modo alla natura di prosperare vigorosa. Sono ancora visibili i due muri perimetrali che limitavano la camera di combustione, costituiti da mattoni di tufo e laterizi forati, la scala centrale in tufo che permetteva lo sversamento dall’alto del mallo e due, dei sei originali, archi a tutto sesto.

La struttura è sottoposta a vincolo paesaggistico, ma purtroppo nulla si è fatto negli anni per favorire la conservazione e la fruizione da parte di un pubblico più ampio di questa preziosa testimonianza di archeologia industriale pugliese».

«Il percorso intrapreso proseguirà a marzo – conclude Massimiliano Cacciapaglia – con altre date dedicate alla lavorazione artigianale della mandorla nel settore dolciario e allo studio della nascita e della storia della nostra faldacchea».

Damiano Barbieri

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *