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Politica

I risultati della Commissione di Controllo

Angelo Palmisano

Un bando “scritto male” e una sanatoria legittima fino a diversa indicazione della Magistratura

Come previsto, il pezzo forte del Consiglio comunale è stata la relazione finale della Commissione di Controllo, insediatasi il 20 agosto 2019 e composta dai consiglieri Angelo Palmisano (presidente), Teresita De Florio (vicepresidente), Sergio Spinelli, Onofrio Resta e Lanfranco Netti.

L’assise si è impegnata per quasi due ore in un confronto che ha visto da un lato la frattura del gruppo di opposizione, con Zaccheo e Tundo che hanno preso le distanze dalle posizioni di Palmisano e Spinelli; dall’altro il capogruppo di maggioranza Onofrio Resta che, in stato di grazia, ha regalato una performance oratoria impeccabile, mescolando la giusta dose di ironia con l’incisività di interventi che non passeranno inosservati.

Per ricostruire quanto accaduto, il primo passo è riassumere il contenuto della ormai celebre “relazione finale”. Si accende il microfono di Angelo Palmisano che, in qualità di presidente, perimetra i lavori della Commissione, centrati su due argomenti: il bando di assunzione a tempo determinato di un istruttore tecnico direttivo e due permessi in sanatoria, rilasciati rispettivamente per una struttura ricettiva e un’abitazione privata.

Il bando “non ineccepibile”

In merito al bando, che come verrà ricordato risale al periodo commissariale, i lavori della Commissione hanno evidenziato che il documento «non è ineccepibile dal punto di vista formale», poiché risente di un refuso presente all’articolo 5 (comma 7, lettera e) del Regolamento comunale, che recita: «[…] possono partecipare alla selezione coloro che […] hanno procedimenti penali in corso». In secondo luogo, i requisiti richiesti ai partecipanti vengono scissi in due corpi: «uno per chi è già impiegato nella Pubblica Amministrazione e l’altro per i liberi professionisti, con sostanziali contrasti che inducono a errata interpretazione».

In conclusione, dopo aver acquisito gli atti necessari e aver chiesto spiegazioni al Responsabile del Settore Affari Istituzionali, i componenti hanno costatato che «l’intero procedimento, pur non essendo sostanzialmente contra legem, presentava diverse sfumature che, senza dubbio, potevano rivelarsi dannose per il nostro Comune». Ragion per cui, all’unanimità, si è ritenuto di sollecitare «il sindaco e gli organi preposti a una revisione del Regolamento, nonché a una maggiore attenzione nella compilazione di atti così sensibili, onde evitare spiacevoli fraintendimenti». Invece, circa i provvedimenti da prendere nella fattispecie, «la Commissione ha demandato al sindaco ogni decisione in relazione al passato ma soprattutto per il futuro».

Le due “sanatorie”

Per la prima pratica vagliata dalla Commissione, relativa a un’abitazione privata, si è accertato che non si trattava di una sanatoria, bensì di un provvedimento di demolizione per il ripristino della regolarità del permesso originariamente rilasciato.

Differente il discorso per la seconda pratica, concessa ad agosto 2019 in favore di una struttura ricettiva. In questo caso, la Commissione ha richiesto l’intervento del Responsabile del V Settore che ha rilasciato il permesso a costruire, il quale non ha potuto rendere dichiarazioni in quanto soggetto a indagine da parte della Procura. Poi è stata la volta dell’architetto Del Rosso, colui che ha firmato il permesso a costruire in sanatoria. Alla luce di due esposti presentati da terzi, l’architetto ha incentrato la sua relazione su tre punti: la definizione di ampliamento per un insediamento produttivo in zona agricola, lo studio idrogeologico dell’area e il rispetto delle distanze stradali.

Riguardo al primo punto, il tecnico ha spiegato che l’ampliamento previsto dall’articolo 38.1 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del Piano Urbanistico Generale (PUG) è consentito per gli insediamenti produttivi esistenti alla data di adozione del PUG e che possono essere costituiti nuovi volumi, anche non in aderenza o sopraelevazione, nel limite del 20% della superficie utile delle costruzioni esistenti.

Quanto al secondo punto, Del Rosso ha precisato che i corsi d’acqua episodici, fiancheggianti l’area in questione, non sono riportati su cartografia IGM (ovvero quella redatta dall’Istituto Geografico Militare) ma se ne parla sono nelle considerazioni dell’Autorità di Bacino; per questo non sono da considerarsi “ad alta pericolosità di inondazione” e, pertanto, non contrastano con l’attività di ampliamento.

Infine, il Responsabile del Settore Urbanistica ha confermato la validità e la regolarità della fascia di rispetto stradale prevista (minimo di 10 metri), rilevando che la presenza di un bombolone GPL interrato non presenta né i requisiti di costruzione né quelli di opera incompatibile, poiché è un elemento facilmente removibile e asportabile.

In virtù delle spiegazioni del tecnico e della consultazione del materiale, la Commissione di Controllo, «considerate le proprie limitate conoscenze tecnico-giuridiche, non ha riscontrato anomalie di carattere normativo e procedurale nei casi specifici, ritenendo per quanto di propria competenza esaustivi i dati e le argomentazioni, dichiarando conclusa l’attività delle Commissione di Controllo salvo le valutazioni e le decisioni che l’autorità giudiziaria riterrà eventualmente di adottare».

«Infine, la Commissione ha verificato la correttezza cronologica dei permessi concessi nell’ambito delle richieste presenti agli atti del Comune, dando sprone all’attività degli Uffici affinché si diano pronte risposte ai cittadini». Così Palmisano conclude la lettura della relazione, rimarcando che si sono riscontrate difficoltà nell’accesso agli atti e ribadendo ancora una volta la proposta di rivedere il relativo Regolamento.

Fabio D’Aprile

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