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La sostenibilità che salva la specie umana ed il pianeta terra

palmisano

Il dott. Antonello Palmisano impegnato in un progetto di comunicazione ambientale nelle scuole di Turi e altri Comuni

“La rivoluzione consiste nell’amare un uomo che ancora non esiste” – questo è ciò che sosteneva in una sua opera Albert Camus, premio Nobel per la letteratura nel 1957. In questa sua audace affermazione, al di là di ogni mera questione politica, intravediamo il concetto di sostenibilità: una società che pone in cima alla propria agenda e al centro delle proprie attenzioni la sostenibilità, si dichiara implicitamente attenta al benessere delle generazioni future. Laddove infatti manca questo prezioso valore, Saturno divora i propri figli e ciò che dovrebbe essere definito “eredità” diviene “fardello”, il più delle volte insostenibile.

Pensiamo ad esempio alla sostenibilità economica e, di converso, ad uno Stato che non si cura del proprio debito pubblico, incrementandolo sempre più e lasciando ai posteri, a chi ancora non è nato, un peccato originale per la cui cancellazione si dovrebbe attendere la seconda venuta di Gesù Cristo o, più verosimilmente, una guerra, un default globale che riporti tutto a zero. In parole povere, anzi poverissime, chissà se gli italiani che stanno nascendo in questo momento e nei prossimi giorni e anni potranno mai ricevere dallo Stato una pensione: o meglio, chissà a quale età.

Tornando a noi, di sostenibilità si è ampiamente discusso lo scorso 7 febbraio nella Scuola Secondaria di Primo Grado di Turi: tutto questo grazie ad un progetto creato dalla Cooperativa IRIS di Sammichele di Bari in collaborazione con Navita, ovvero l’azienda che si occupa di fornire il servizio di raccolta differenziata nella nostra città.

L’incontro di venerdì scorso è stato presieduto dal dott. Antonello Palmisano, che ai nostri microfoni ha spiegato: «Nel periodo che va da ottobre a marzo sono impegnato, tramite la Cooperativa IRIS, in un percorso di educazione ambientale rivolto ad una serie di comuni quali Turi, San Giorgio Jonico, Palo del Colle, Sannicandro, Bitetto, Sammichele, Casamassima e Putignano. Questo progetto nasce parallelamente al servizio di raccolta differenziata. Le aziende presenti nei diversi Comuni, infatti, forniscono in aggiunta questo servizio di comunicazione e sensibilizzazione ambientale, perché sono consapevoli che, con questi due aspetti, la raccolta differenziata può sempre beneficiarne, così come possono crescere i suoi risultati in termini percentuali. Turi, ad esempio, è tra i primi Comuni della provincia per quanto riguarda la differenziata, eppure non può adagiarsi sugli allori: le nostre campagne sono piene di rifiuti di ogni genere. È necessario investire anche qui sulla comunicazione».

Approfondendo la sua attività coi ragazzi, Palmisano racconta: «Mi occupo dei ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Tuttavia, alcuni miei colleghi sono impegnati anche nelle scuole primarie e nelle scuole dell’infanzia. In buona sostanza, la nostra attività copre tutti i gradi scolastici, affinché tutte le nuove generazioni possano godere di quest’impronta educativa ecologica, orientata a sensibilizzarli verso una crescita che non ignori la sostenibilità ambientale». Un concetto, questo, che, come anticipato, è centrale nell’azione di Palmisano, ma non solo: «Gli Stati dell’ONU si sono posti alcuni obiettivi da raggiungere, attraverso uno spirito collaborativo, entro il 2030. La maggior parte di questi vanno a declinare la sostenibilità nella sua accezione economica, sociale e ambientale».

Ma qual è il vero significato della parola “sostenibilità”?

«Sostenibilità non è solo rispetto dell’ambiente o, banalmente, non consiste nel semplice imperativo di non inquinare. È un modo di pensare ai problemi, cercando soluzioni che non creino ulteriori problematiche, specie alle generazioni successive. Per questo motivo rappresenta un modo di pensare e agire che non è riferito solo all’ambiente. Naturalmente i rifiuti e le discariche piene sono il simbolo più lampante della non sostenibilità delle vecchie generazioni».

Come rispondono le nuove generazioni a questi incontri?

«Oltre ad essere nativi digitali, i ragazzi sono nativi della sostenibilità ecologica: per loro è facile apprendere e avere a che fare con questo modo di ragionare e agire»

Cosa colpisce della loro visione?

«Quando chiedo loro quali sono le fonti della nostra energia, danno per scontato che siano fonti a basso impatto ambientale. Nel momento in cui espongo loro la verità, rimango increduli. In maniera simile, non riescono a capacitarsi di quelle che possono essere le motivazioni dietro i comportamenti scellerati che portano all’abbandono dei rifiuti. A tal proposito, come nel caso dell’energia, sono tuttavia propositivi: hanno sempre soluzioni semplici, immediate ed efficaci. Mi ha colpito molto anche la loro sensibilità riguardo gli incendi in Australia. Sono molto attenti ai dettagli e non si lasciano facilmente deviare dall’ipocrisia di soluzioni pseudoambientaliste: sanno ad esempio che le macchine elettriche vengono ricaricate da energia ottenuta da fonti non rinnovabili. Tengono molto alla coerenza».

Qual è il cavallo di battaglia per smuovere le loro coscienze?

«Con loro ragiono attorno al motivo per cui, soltanto dopo molti anni, la raccolta differenziata è diventata una realtà diffusa: ovvero per mancanza di sensibilità da parte delle generazioni passate verso la natura e sé stessi. Ritengo inoltre opportuno ricordare loro che un enorme passo in avanti è stato compiuto per ragioni economiche (quanto costa trattare e gestire i rifiuti) e logistiche (dove alloggiare così tanti rifiuti). Tendenzialmente provo a sensibilizzarli con questo ragionamento: la Terra si riprende tutto ciò che è proprio e che le è stato tolto, poiché la natura ha il tempo che l’uomo non ha. Per queste ragioni bisogna stimolarli, orientarli verso lo spirito di conservazione della specie umana; spesso dico loro: non siate ecosostenibili (solo) per la terra e per la natura, ma soprattutto per voi stessi e i vostri figli».

Figli che, come detto in introduzione, non sono ancora nati e che avranno, ancor prima di potersi rendere conto della vita stessa, una realtà resa difficile dai loro stessi genitori e avi che, come direbbe Palmisano, hanno totalmente dimenticato lo spirito di conservazione, forse ritenendo la propria specie immune ai cambiamenti di una Terra presupposta come immortale. Errore peggiore non si poteva e non si può (continuare a) commettere.

LEONARDO FLORIO

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